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Matteo Messina Denaro risponde dell’omicidio di Vincenzo Milazzo e della compagna incinta, Antonella Bonomo. Affronta la questione per cui è stato chiamato a rispondere in aula, quella di un terreno che gli sarebbe stato sottratto. Infine parla della sua latitanza, ma i nomi di chi lo ha aiutato a nascondersi non li farà perché “io non ho mai infamato nessuno e non infamerò mai nessuno: questo è Messina Denaro“, conclude.
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«’U siccu» parla di uno dei fatti più atroci per i quali è stato condannato: il rapimento e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido nel gennaio 1996. Parla di Giovanni Brusca e in aula compie un gesto eclatante: rinnega il suo padrino Totò Riina.
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Matteo Messina Denaro decide di rispondere sulle stragi di cui è accusato. Innanzitutto, di quella in via dei Georgofili a Firenze, nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, quando un’autobomba uccise cinque persone tra cui una bambina di 9 anni e una neonata di 50 giorni. Il capomafia fornisce la sua versione dei fatti e poi racconta dell’attentato al giornalista e conduttore televisivo Maurizio Costanzo, contestando la versione dei giudici: “Voi avete la vostra verità, io ho la mia“.
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“Non agivo per finalità mafiosa ma per modalità privata“, dichiara Matteo Messina Denaro quando si presenta all’udienza del 16 febbraio 2023. E’ passato un mese esatto dal suo arresto, avvenuto in una clinica di Palermo dopo 30 anni di latitanza. Incalzato dal giudice, il capomafia decide di rispondere sulle sue frequentazioni mafiose e su una delle accuse che gli erano state rivolte: il tentato omicidio del commissario Rino Germanà.
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I boss non collaborano, tacciono. Alle domande oppongono il silenzio. Matteo Messina Denaro, dopo la cattura, decise invece di partecipare all’udienza di un processo a suo carico. E lo fece per una questione d’onore.
In 'Questo è Messina Denaro' sentirete per la prima volta la voce di «'U siccu» mentre si difende, contrattacca, parla di Riina, Brusca, della strage di via dei Georgofili a Firenze, il fallito attentato a Maurizio Costanzo, gli omicidi e la latitanza.A guidarvi in questo racconto in quattro puntate, insieme ad Antonio Iovane, è Lirio Abbate, autore di inchieste su mafie, corruzione e malaffare politico per l’Ansa, La Stampa, L’Espresso e Repubblica, più volte minacciato di morte e scampato a un attentato di Cosa Nostra. Reporters sans frontières lo ha inserito fra i «100 eroi dell’informazione» nel mondo.
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