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    LA VERITA' BIOLOGICA SUI DUE PUGILI MASCHI (XY) CHE HANNO VINTO L'ORO PICCHIANDO LE FEMMINE (XX) di Renzo Puccetti
    Il caso dei due pugili giunti alla finale del torneo olimpico (al momento che scrivo uno dei due ha vinto la medaglia d'oro) ha suscitato un dibattito mediatico e sportivo che trova precedenti forse solo nello scandalo del doping di Stato delle atlete del blocco sovietico dopo la caduta del muro di Berlino.
    Da un lato c'è il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) che ha ammesso i due atleti alle competizioni femminili basandosi sul certificato anagrafico e sul livello ormonale al di sotto di un valore soglia. Si rammenti che questo standard consente anche ad atleti transgender biologicamente maschi di misurarsi in competizioni femminili.
    Dall'altro c'è l'associazione Internazionale di Boxe (IBA) che nel 2023 ha squalificato i due pugili perché l'esame genetico effettuato nel 2022 e ripetuto nel 2023 in due laboratori differenti accreditati ufficialmente di due Paesi differenti, effettuato dopo le lamentele ricevute da atlete e federazioni pugilistiche nazionali, hanno appurato la presenza del genoma maschile in entrambi i casi. L'espulsione, ratificata da 16 membri su 18 della dirigenza (un voto contrario e un astenuto) è divenuta legalmente definitiva perché uno degli atleti non ha addirittura presentato ricorso, mentre l'altro ha rinunciato a dargli seguito.
    Dal contrasto è nato una querelle che ha visto lo scontro aperto tra CIO e IBA. Vediamo gli elementi principali che sono emersi.
    Che il CIO non fosse stato informato, è smentito dallo stesso portavoce del Comitato Olimpico che ha ammesso al giornalista del Daily Mail, Mark Keegan, di avere ricevuto l'informativa di sospensione del 5 giugno 2023 da parte dell'IBA.
    Perché il CIO non ha preso in considerazione i risultati dei test? Ha risposto lo stesso portavoce: «Non riconosciamo i test IBA sul sesso perché non sono leciti. Nessuno vuole tornare ai giorni in cui si facevano il test del sesso [...] è una questione di diritti umani. Non sono test leciti».
    Ora per fare comprendere ciò di cui si parla, materialmente i test in questione sono fatti attraverso un semplice prelievo del sangue, oppure sono fattibili attraverso il prelievo con una piccola spazzolina strofinata nella cavità orale per raccogliere alcune cellule. Nel caso dei due pugili, il prelievo è stato effettuato col consenso dei due e i risultati sono stati loro notificati. Dunque si afferma che indagare la natura biologica maschile o femminile di una persona che volontariamente intende partecipare a competizioni sportive, sarebbe una violazione dei diritti umani, mentre di converso, non lederebbe alcun diritto costringere atleti biologicamente femmina a misurarsi con atleti biologicamente maschi, persino in sport ad alto contatto fisico come il pugilato.
    LE DICHIARAZIONI DEL CIO
    La posizione del CIO è stata confermata dal suo presidente, il tedesco Thomas Bach, che ha dichiarato: «abbiamo due pugili che sono nate donne, sono cresciute come donne, hanno passaporti femminili, e hanno gareggiato come donne per anni. Questa è una chiara definizione di donna».
    Come siano nati i due pugili, non si capisce come il presidente del CIO possa affermarlo, dal momento che il CIO ha rinunciato a ogni accertamento sulla biologia degli atleti. Riguardo al resto, i casi di Brenda/David Reimer negli USA e i casi di Joella/Joel Holliday in Inghilterra, entrambi nati biologicamente maschi e con genitali ambigui, cresciuti come femmine, con documenti femminili (Joella), ma poi tornati al genere maschile una volta appresa la propria natura di maschio, dimostra che la definizione di Bach è insostenibile.
    Se già con queste dichiarazioni il presidente del CIO appariva assai confuso, con la dichiarazione resa alla stampa successivamente ha tolto ogni dubbio. Ha dichiarato infatti che non esiste un modo scientificamente certo per distinguere un uomo da una donna. Se ci fosse, ha detto, il CIO lo adotterebbe ben volentieri.
    Senza volere indulgere sulla contraddittorietà di questa posizione con la precedente in cui forniva "una chiara definizione di donna", c'è da rimanere basiti: nessun uomo potrebbe essere certo che la propria moglie è una donna e viceversa e nessun essere umano potrebbe essere "scientificamente certo" di essere egli stesso uomo o donna.
    Tutto ciò in barba alle conoscenze di fisiologia della riproduzione.
    COSA DICE LA SCIENZA
    È indicativo che un uomo posto al vertice dello sport olimpico ignori la scoperta di una donna, la scienziata americana Nettie Steven's, che nel settembre 1905 (sono trascorsi da allora 119 anni) pubblicava l'articolo scientifico "Studies in spermatogenesis with special reference to accessory chromosomy" con cui dimostrava che i maschi hanno un cromosoma che le distingue dalle femmine, il cromosoma Y.
    Al momento della fecondazione viene deciso il sesso dell'essere umano. La madre fornisce la cellula uovo che ha sempre un cromosoma X. Se lo spermatozoo che si unisce alla cellula uovo (fecondazione) ha un cromosoma X, nascerà un essere umano femmina con due cromosomi X, uno del padre e uno della madre. Se invece lo spermatozoo ha un cromosoma Y, allora nascerà un maschio con un corredo cromosomico XY, in cui la X deriva dall'ovocita materno e la Y dallo spermatozoo paterno. Dalla differenza cromosomica acquisita al momento della fecondazione, si giunge alla differenziazione della gonade maschile (testicolo) da quella femminile (ovaio), alla differenziazione ormonale, alla differenziazione degli organi sessuali e ai caratteri sessuali extragenitali (mammelle, distribuzione adiposa e pilifera, solo per fare degli esempi tra una infinità). Questa è la fisiologia umana.
    Tutto ciò che devia da questo processo, a qualsiasi livello (cromosomico, genetico, ormonale, recettoriale) fa parte della patologia in cui emergono uno o più difetti. Per questo si parla di sindromi: sindrome di Klinefelter, sindrome di Turner, sindrome della tripla X, sindrome di Morris completa, parziale, o lieve, sindrome di Swyer e molte altre ancora comprese nel termine omnicomprensivo di Disordini dello Sviluppo Sessuale (DSD).
    GENDER THEORY
    Fare apparire tali disordini, cioè patologie, come varianti intermedie di uno spettro compreso tra maschio e femmina poste alle due opposte estremità, è un'operazione ideologica introdotta dalla attivista LGBT Anne-Fausto Sterling che nel 1993 varò la teoria dei 5 sessi aggiornata nel 2000 per includere nella terra di mezzo tra maschio e femmina l'infinito e indefinibile caleidoscopio gender, come suggeritole da Suzanne J. Kessler, psicologa sociale, colonna del costruttismo sociale del genere. È una costruzione ideologica intellettualmente volta a persuadere che non esiste differenza basata sulla natura biologica e se la natura offre uno spettro che dal maschio arriva alla femmina e viceversa, passando attraverso un caleidoscopio di mutazioni, diventa più facile asserire quello che il presidente del CIO ha detto, che non esiste un metodo scientifico che distingue l'uomo dalla donna per cui diventa accettabile basarsi unicamente sulla anagrafe, su un foglio di carta che con intento inclusivo trasferisca in atto ufficiale legalmente vincolante la percezione e l'attribuzione del sesso, sulla costruzione del genere.
    Stiamo descrivendo il nocciolo duro della teoria gender che però, secondo i suoi sostenitori non esiste ed è una invenzione della Chiesa. Il caso della box femminile alle olimpiadi di Parigi ha reso evidente l'approdo pratico delle premesse teoriche e ha il merito di averne rivelato l'assurdità.
    Ed è triste dovere constatare quanto questo pensiero ideologizzato e reso dogma, che condiziona regolamenti e leggi attraverso una lobby che il giornalista Federico Rampini ha detto essere "potentissima e cattivissima", vada a detrimento della tutela delle donne nei bagni pubblici, così come nelle prigioni statali e sempre più nello sport.
    E non è meno triste dovere constatare come certi commentatori cattolici si siano esercitati in improbabili similitudini cliniche e medico-sportive per giustificare l'operato del CIO, mancando il nocciolo di tutta questa vicenda in cui si è privilegiato la costruzione politicamente corretta alla realtà, la cosiddetta inclusione alla equità nella competizione, le richieste di una minoranza fatta di donne maschi ai diritti delle donne femmine, le donne che abbiamo conosciuto per millenni e che fino ad oggi hanno salvato l'umanità dall'estinzione.
    Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Lo scientismo del Comitato olimpico" spiega perché il regolamento del CIO ha adoperato considerazioni scientifiche sbagliate, cadendo nello scientismo.
    Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 7 agosto 2024:
    Alle Olimpiadi di Parigi abbiamo visto il ritorno in grande stile dello scientismo. Il regolamento del Comitato olimpico, ammettendo la possibilità di gare sportive egualitarie per maschi e femmine, ha adoperato considerazioni scientifiche sbagliate mentre la scienza, quella vera, chiarisce che la diversità cromosomica tra maschio e femmina ha obiettive conseguenze sulla diversità dello sviluppo dei soggetti coinvolti. Del resto, tutta l'ideologia gender, quando pretende di fondarsi anche sulla scienza, è una forma macroscopica di scientismo.
    Lo scientismo è la morte e la trasfigurazione della scienza nell'ideologia. Per ideologia si intende la parte che vuole valere per il tutto. Per esempio, quando si pretende che la scienz

  • VIDEO: Video sul vaccino censurati da YouTube ➜ https://rumble.com/v3c93au

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    LA FRANCIA MANDA IN CARCERE CHI CRITICA I VACCINI A MRNA di Paolo Gulisano
    Un duro colpo alla liberà di pensiero e alla libertà di ricerca e verifica scientifica è arrivato dalla Francia neo-giacobina di Emmanuel Macron. Dalla terra di "libertè, egalitè e fraternitè" è arrivato un provvedimento che mette il bavaglio a chiunque critichi i vaccini a mRNA o le terapie geniche. Anzi, più che bavaglio arriva proprio il carcere oltre che sanzioni pecuniarie.
    Il Parlamento francese ha infatti approvato nei giorni scorsi un emendamento all'articolo 4 della legge sulla "Lotta alle derive settarie", che introduce una pena fino a tre anni di reclusione e un'ammenda fino a 45.000 euro per chiunque esprima delle critiche ad un determinato prodotto farmaceutico, ovvero i vaccini a mRNA. Si può dibattere su tutto, su chemioterapici vari, perfino su vaccini, ma l’mRNA propro no. È stato legalmente blindato, è protetto con una sorta di scudo penale che non consentirà a nessuno di metterne in discussione l’efficacia o la sicurezza, nemmeno davanti a dati o prove contrarie. È qualcosa che non si è mai visto nella storia della Medicina, ovvero la promulgazione di un dogma laico dell’infallibilità di un prodotto farmaceutico.
    Questo provvedimento legislativo è stato ironicamente definito "emendamento Pfizer" dal deputato Florian Philippot, leader del partito Les Patriots, e di fatto equipara la libera scelta di trattamento a una «deriva settaria» e criminalizza chiunque sconsigli trattamenti medici che siano «evidentemente idonei» sulla base delle attuali conoscenze mediche. In realtà viene sancita una sorta di «verità scientifica di Stato». La nostra civiltà che si è fondata sui principi di libertà, diritti umani (in primis l’intangibilità del corpo), e proprietà privata, viene rinnegata dai rappresentanti che il popolo sovrano aveva eletto, teoricamente proprio al fine di tutelare quei valori.
    LA SCUSA DI FERMARE LA DISINFORMAZIONE
    La giustificazione governativa è quella di fermare la disinformazione, ovvero una informazione diversa da quella ufficiale. È una indicazione precisa che viene dall’Organizzazione Mondiale della Salute, ed è uno dei punti fondamentali del Trattato Pandemico che dovrà a breve essere approvato. Quanto è stato deciso dal Parlamento francese, può costituire un significativo precedente.
    Il giro di vite penale che arriva dalla Francia è molto preoccupante. La difesa dell’intoccabilità della tecnologia mRNA, già canonizzata con i Premi Nobel, deve diventare sempre più intransigente.
    È punita con un anno di reclusione e un'ammenda di 15.000 euro anche il semplice invito «ad astenersi» dal seguire un trattamento medico terapeutico o profilattico, come ad esempio un vaccino, allorché tale abbandono o astensione venga presentato come benefico per la salute delle persone interessate quando invece, allo stato delle conoscenze mediche, ciò sia chiaramente suscettibile di comportare gravi conseguenze per la loro salute fisica o psicologica, tenuto conto della patologia di cui soffrono.
    È punibile con le stesse sanzioni la provocazione ad adottare pratiche presentate come aventi scopo terapeutico o profilattico nei confronti delle persone interessate allorché è evidente, allo stato delle conoscenze mediche, che tali pratiche espongono le stesse ad un rischio immediato di morte o di lesioni tali da comportare mutilazioni o invalidità permanente.
    L'INTOLLERANZA DEI TOLLERANTI
    Questo significa che anche terapie considerate alternative ai protocolli ufficiali non devono essere utilizzati e devono essere sanzionati chi li raccomanda. Insomma, la Francia non tollererà più comportamenti come quello del professor Raoult, primario infettivologo di Marsiglia, che fin dagli inizi del Covid curò con successo con Idrossiclorochina, Eparina, antinfiammatori.
    La politica decide cosa è lecito e cosa non lo è in ambito medico, la stretta sul pensiero critico sta diventando sempre più forte, e questo comportamento illiberale è motivato dall’avvicinarsi delle elezioni europee del prossimo giugno,
    La Francia sarà uno dei cinque Paesi dove Google lancerà una campagna «anti-disinformazione» in vista delle elezioni europee, quando i cittadini dell’UE eleggeranno un nuovo Parlamento europeo per approvare politiche e leggi, e molti temono che la diffusione della controinformazione online possa influenzare gli elettori. Jigsaw di Google pubblicherà annunci su TikTok e YouTube in Belgio, Francia, Germania, Polonia e infine anche in’Italia, utilizzando tecniche di prebunking per aiutare gli spettatori a identificare i «contenuti manipolativi» prima di incontrarli. Agli spettatori che guardano gli annunci su YouTube verrà chiesto di compilare un questionario su ciò che hanno appreso sulla disinformazione.
    Se questo significa «lotta alle derive settarie», la deriva opposta è quella verso un controllo dispotico della scienza, dell’informazione, del pensiero stesso.

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  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7715

    GUGLIELMO MARCONI, L'INVENTORE DELLA RADIO E' ITALIANO
    Nel 2024 si celebrano i 150 anni della nascita dello scienziato che, tra l'altro, curò anche la costruzione di Radio Vaticana per dare al Papa un canale mondiale
    di Francesco Agnoli
    A 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi l'Italia si appresta a celebrarne il ricordo. Proviamo anche noi, pur nella brevità inevitabile, a ricostruire il personaggio nella sua interezza. Non solo lo scienziato, dunque, ma l'uomo.
    Nato a Bologna il 25 aprile 1874 da mamma scozzese-irlandese, di fede anglicana, e da padre italiano, Guglielmo impara la fisica un po' da autodidatta e in parte alla scuola del fisico Augusto Righi.
    Non possiede alcuna laurea, è estraneo al mondo universitario, ma immagina e persegue con ostinazione il suo disegno. Ama in particolare l'elettricità e presto i suoi interessi si spostano dall'elettro chimica alle onde elettromagnetiche.
    A quest'epoca dominano due tecnologie di comunicazione via cavo: il telegrafo di Samuel Morse, che avvolge ormai il pianeta di fili, e il telefono. Ma Marconi guarda avanti: vuole una comunicazione wireless, che attraversa i mari, che superi le montagne viaggiando sulle onde elettromagnetiche... immagina i radar, prefigura il telefono cellulare.
    Così l'uomo che «ha dato voce al silenzio» fa la prima trasmissione, a 10 km di distanza, nel 1896, fino al grande balzo transoceanico, nel 1901, allorché collega America ed Europa, riuscendo così a dimostrare che l'ostacolo della curvatura terrestre non è insormontabile.
    Alcuni fatti specifici contribuiscono presto a consacrarne la fama mondiale.
    Nel 109, l'anno del Nobel, il transatlantico Republic viene speronato. Per la prima volta nella storia della navigazione il telegrafo senza fili di Marconi lancia l'SOS: il “marconista” a bordo chiama aiuto, permettendo così il sopraggiungere di una nave di salvataggio per 1.700 passeggeri.
    Anche nel 1912, mentre il Titanic sta inabissandosi (avrebbe dovuto esserci a bordo anche lui, ma aveva declinato l'invito!), circa 750 passeggeri vengono salvati grazie al radiotelegrafista che riesce a chiamare in aiuto la nave russa Karpatia.
    Salvare naufraghi e fare radiocronache sportive sono alcuni dei primi utilizzi di questo nuovo straordinario mezzo che Marconi immagina serva a «promuovere la reciproca conoscenza tra i popoli, permettendoci di sempre più soddisfare un desiderio essenzialmente umano, quello cioè di poter comunicare fra noi con facilità e rapidità, annientando quell'elemento di separazione che si chiama distanza».
    Un po' come per la stampa, creata per scopi religiosi e umanistici, e presto trasformata anche in strumento di propaganda e di guerra, anche la radio subisce presto lo stesso destino: se ne servono precocemente i comunisti, i nazisti e i fascisti per seminare il loro verbo nel mondo o nei loro Paesi.
    L'ANGELO DELLA MIA CONVERSIONE
    Però c'è una radio diversa dalle altre: è Radio Vaticana. Presiede alla sua costruzione proprio lo stesso Guglielmo Marconi, tra il 1929 e il 1931.
    Qualche anno prima, nel 1925, ha sposato, in seconde nozze, dopo l'annullamento del primo matrimonio, Maria Cristina Bezzi-Scali. Una donna di fede profonda, che Marconi stesso definisce, in una lettera, «l'angelo della mia conversione, della mia redenzione, un angelo come quello che fermò san Paolo sulla strada di Damasco...».
    Maria Cristina frequenta la Curia romana e conosce sia il Pontefice sia il cardinale Pacelli: il marito diventa confidente e amico di entrambi. Ama parlare con loro di scienza, di fede, di attualità. Sino a diventare «molto sensibile agli umori dei palazzi apostolici» (Riccardo Chiaberge).
    È per questo che Marconi gioisce quando, grazie alla sua invenzione, il messaggio papale di «pace cristiana tra tutti i popoli» raggiunge l'orbe intero. Radio Vaticana è, all'epoca, quanto di più avanzato esista: Marconi vi sperimenta «le microonde in un servizio permanente per la prima volta al mondo».
    Ma la costruzione della radio del Papa non è l'unica manifestazione pubblica della sua fede. Il 12 ottobre 1931 l'inventore partecipa all'inaugurazione della statua del Cristo Redentore di Rio de Janeiro, facendo accendere l'illuminazione con un segnale radio trasmesso dall'Italia al Brasile; il 12 agosto del 1934 fa costruire per il Papa un radiocomando con cui egli possa azionare, da Castel Gandolfo, l'illuminazione della stele votiva dedicata alla Madonna dalla Lettera a Messina.
    Scienziato celeberrimo che si trova a vivere sotto il fascismo, Marconi ha con Mussolini un rapporto ambiguo e altalenante. La figli Degna ricorda: «Mio padre, ignaro di politica, in un primo tempo considerò il fascismo con qualche sospetto, giudicandolo un movimento violento e opportunista, e di conseguenza diffidò del suo capo»; poi, con il tempo, quando il fascismo sembrò normalizzarsi, aderì al nuovo ordine senza mai diventare un pasdaran.
    Dal canto suo il duce ha bisogno di un uomo di fama internazionale come Marconi e lo nomina presidente del Consiglio nazionale delle ricerche e della regia accademia d'Italia: Marconi è un sincero patriota, e rimane tale negli anni in cui il fascismo non appare votato alla guerra. Comincia però un progressivo distacco, come la gran parte degli italiani, con l'avvicinamento di Mussolini a Hitler, intorno al 1935-1936.
    È a questo punto che gli incontri con il duce diventano sempre più difficili: Marconi non riesce a convincerlo a tenersi lontano da Hitler e dalla guerra. In una circostanza la risposta di Mussolini è lapidaria: «Voi parlate così perché la vostra madre era inglese».
    L'allarme creato in Marconi dall'alleanza con la Germania è anche nella mente e nel cuore del suo amico Pio XI, che il 14 marzo 1937 rende pubblica l'enciclica contro il nazionalsocialismo, la Mit brennender Sorge.
    LA TELEFONATA DI PIO XI
    Qualche mese dopo, Marconi gli chiede un appuntamento personale, con grande urgenza. Viene ricevuto il 17 luglio: cosa ha da dire di tanto importante al Pontefice? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Si sospetta che Marconi abbia degli scrupoli di coscienza e si senta pressato dal regime, che vuole mettere i suoi scienziati al servizio della guerra. Ma già alla fine della Prima, proprio in riferimento alle armi nuove introdotte dai tedeschi (gas, lanciafiamme...), Marconi aveva dichiarato: «Era opinione corrente che il progresso della scienza significasse inevitabilmente pace. Questa idea ha fallito. La Germania ha utilizzato la scienza al suo massimo, ma devo dire con dolore e rincrescimento che in questa guerra ha prostituito le sue conquiste scientifiche».
    Fatto sta che due giorni dopo, il 19 luglio, Marconi deve vedere il duce, ma si sente male e l'incontro viene annullato; nella notte, alle 3.45 del 20 luglio, muore.
    Maria Cristina, la moglie che gli ha ridonato la fede e una serenità prima assente e che lo ha trasformato da inquieto dongiovanni in marito fedele e felice, è lontana. Scriverà: «Essi (coloro che lo assistettero)mi narrarono con quale fede Guglielmo, negli ultimi atti della sua vita, avesse baciato ripetutamente il piccolo crocifisso. Era spirato con grande coraggio e rassegnazione cristiana».
    L'indomani La Stampa di Torino descrive così gli ultimi momenti della sua vita: Marconi «ricevé i conforti religiosi con intima partecipazione, da cristiano militante qual era sempre stato, e recitò il Pater noster con le suore... Poco dopo il telefono squillò, era il Pontefice in persona» che si informava sulla salute dell'amico.
    Ricordandolo nella Messa mattutina, subito dopo la morte, Pio XI sottolinea in particolare il fatto che la suprema aspirazione del defunto era stata «quella di contribuire con la sua attività scientifica al raggiungimento della vera pace cristiana fra tutti i popoli». Tutto lascia pensare che proprio la pace sia stato l'argomento segreto del 17 luglio.
    La morte liberò dunque il grande inventore da un incubo: dover vedere un'altra guerra e trovarsi pressato dalle richieste bellicose del duce.

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    ''LO DICE LA SCIENZA'' OVVERO QUANDO LA SCIENZA DIVENTA RELIGIONE di Enzo Pennetta
    "Lo dice la scienza" è una frase diventata di uso comune da qualche anno ed è anche una delle espressioni più fideistiche del nostro tempo. Affermare "lo dice la scienza" proclama un dogma di fede in un'epoca senza trascendenza, in una società bisognosa di certezze che ha creato una pseudo-divinità personificando qualcosa che non esiste: la "scienza".
    Quello che chiamiamo "scienza" è letteralmente ciò che si conosce su un determinato argomento e a parlare eventualmente è lo scienziato, per cui si dovrebbe correttamente dire: "Lo dicono gli scienziati".
    Ma anche sostenere "lo dice lo scienziato" equivale a proclamare un dogma, un atto contrario al metodo scientifico che è nato per superare quell'ipse dixit ("l'ha detto lui") che fu dei pitagorici e poi degli aristotelici. Il vero spirito scientifico consiste nel mettere in dubbio, non nel trasformare le affermazioni in dogmi. Uno dei massimi fisici del XX secolo, Richard Feynman, ci ha lasciato il suo pensiero al riguardo: scienza è credere nell'ignoranza degli esperti. Un dogma è letteralmente un'affermazione posta a fondamento di una religione, è l'equivalente di un postulato matematico non dimostrabile, l'esatto contrario del metodo scientifico sperimentale che richiede proprio una conferma pratica delle sue ipotesi.
    La scienza moderna nasce con Galileo Galilei nel XVII secolo e proprio la vicenda che lo vede coinvolto in uno scontro con la Chiesa cattolica costituisce un episodio fondamentale per capire perché non si debba far confusione tra affermazioni scientifiche e dogmi, tra scienza e fede.
    La vicenda Galilei è inoltre uno di quei fatti storici generalmente insegnato male e distorto da rivisitazioni ideologiche che attingono più all'invenzione letteraria che alla ricostruzione storica. Un esempio di questo meccanismo si può trovare nella riduzione teatrale fatta da Bertolt Brecht in Vita di Galileo.
    UNA FORZATURA
    Galilei all'inizio del Seicento inviò delle lettere private al matematico Benedetto Castelli e alla granduchessa di Toscana, Cristina di Lorena, in cui scriveva che il passo della Bibbia in cui si racconta di Giosuè che ordinava al sole di fermarsi (Gs 10,12 ss.) andava rivisto alla luce della teoria copernicana, che, essendo eliocentrica, non ammetteva che il sole si muovesse.
    Discutere su queste basi era veramente una forzatura: se Galilei venisse trasportato ai giorni nostri penserebbe che siamo tutti tolemaici poiché parliamo ancora di "solstizi" di estate e d'inverno, e solstizio letteralmente vuol dire il sole che si ferma. E diciamo ancora che il sole "sorge" e "tramonta" come se si muovesse nel cielo.
    A parte la pretestuosità dell'argomento, va fatto notare che si trattava di lettere private, maliziosamente utilizzate dal predicatore Tommaso Caccini per denunciare Galilei al Sant'Uffizio: questo ci insegna che le questioni scientifiche possono essere influenzate da aspetti umani che con la scienza stessa hanno poco a che vedere, motivazioni che non sempre sono la ricerca della verità e che rappresentano interessi e conflitti personali.
    Fatto sta che quella denuncia portò al primo processo a Galilei che si concluse con una sentenza dalla quale possiamo trarre un altro spunto importante: l'insegnamento della teoria copernicana, che fino a quel momento non aveva costituito alcun problema, venne sospeso nelle università pontificie finché la teoria non fosse stata dimostrata vera. In poche parole, la teoria copernicana non era un problema prima del caso Galilei ma lo diventò in seguito. Questo evidenzia che le questioni scientifiche si possono discutere liberamente ed è solo quando diventano problemi politici che la discussione viene negata: un argomento scientifico di cui non si può discutere è un argomento politico.
    L'ELIOCENTRISMO NON ERA UN PROBLEMA
    L'eliocentrismo non era un problema in sé: lo conferma il testo della lettera che il cardinale Roberto Bellarmino scrisse a Paolo A. Foscarini il 12 aprile 1615, affermando che «quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel terzo cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole, allora bisognerà andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie».
    Bellarmino non era dunque contrario alla teoria copernicana in sé, che infatti, come detto in precedenza, era liberamente insegnata nelle università pontificie, ma era preoccupato dalla strumentalizzazione della teoria eliocentrica da parte di chi avesse voluto mettere in discussione l'autorità del pontefice che, è bene ricordarlo, era anche un sovrano.
    La sentenza del Sant'Uffizio fu comunque mite. Nessuna restrizione fisica fu imposta a Galilei che, come ribadito nella lettera di Bellarmino, avrebbe dovuto solamente produrre una «vera demonstratione» dell'eliocentrismo: una posizione assolutamente scientifica.
    Una delle affermazioni più comuni che si sentono ripetere riguardo al caso Galilei è che la teoria copernicana era contrastata dalla Chiesa perché toglieva l'uomo dal centro dell'universo e questo avrebbe costituito un problema. Questa affermazione nasce dall'ignoranza della vera concezione del mondo all'epoca, cioè quella della Divina Commedia, dove il geocentrismo ci mostra la terra come il punto più basso dell'universo, un luogo per nulla privilegiato dove, in accordo con una concezione più antica del cristianesimo stesso, regna la morte e il degrado del tempo: la terra è il luogo dell'imperfezione mentre i cieli sono perfetti e immutabili. Da questo si evince che adottare la teoria copernicana avrebbe abbassato il sole al centro dell'universo ed elevato la terra al terzo cielo, cioè ad una maggior perfezione. L'idea che una concezione antropocentrica potesse essere messa in dubbio dalla teoria copernicana è un errore di prospettiva in cui possono cadere gli uomini del XXI secolo, non quelli del XVII.
    CARDINALI AMICI
    Che la teoria copernicana non fosse un problema per la Chiesa Cattolica è confermato dal fatto che quando nel 1623 venne eletto Papa il cardinale Maffeo Barberini, con il nome di Urbano VIII, questi, essendo un amico di Galilei, lo invitò a riprendere il discorso sull'eliocentrismo e a scrivere al riguardo un libro con la sola raccomandazione di usare degli accorgimenti per non creare problemi di tipo politico.
    La cosa qui ha dell'incredibile: Galilei andò contro tutte le raccomandazioni dell'amico pontefice e giunse persino ad umiliarlo mettendo in ridicolo, nel suo libro Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, delle frasi che questi gli aveva rivolto. Questo comportamento portò inevitabilmente alla rottura tra i due e alla decisione di procedere per via giudiziaria.
    Per una maggior comprensione dei meccanismi che sottostanno alle vicende scientifiche va riportato anche il fatto che Galilei compì un'operazione scientificamente scorretta proprio a partire dalla scelta del titolo del suo libro che fa riferimento ai "due massimi sistemi" e cioè quello tolemaico e quello copernicano, mentre all'epoca esisteva una terza ipotesi che appariva robusta come quella copernicana. Il riferimento è alla teoria dell'astronomo danese Tycho Brahe che proponeva una terra ferma al centro dell'universo ma con i pianeti che giravano intorno al Sole, una teoria molto nota all'epoca che faceva propri i punti forti del geocentrismo e dell'eliocentrismo. Galilei correttamente avrebbe dovuto fare un confronto tra il sistema copernicano e quello ticonico, non quello tolemaico a cui ormai effettivamente non credevano più in molti.
    GALILEI AVEVA TORTO DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO
    Andando contro una narrazione diffusa, va detto anche che Galilei aveva torto dal punto di vista del suo stesso metodo scientifico sperimentale. Ritornando infatti alla frase di Bellarmino («...quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo»), Galilei cercò una dimostrazione del movimento della terra intorno al Sole e ritenne di averlo individuato nel fenomeno delle maree che secondo lui erano la conseguenza del nostro ruotare in un'orbita intorno al Sole. Al riguardo gli astronomi pontifici - i quali, contrariamente all'immagine grottesca che ne dà il già citato Brecht, erano di altissimo livello essendo gli stessi che avevano eseguito la difficilissima riforma del calendario nel 1582 - sostenevano correttamente che le maree non avessero nulla a che fare con il movimento della terra; del resto, il contemporaneo Giovanni Keplero aveva già proposto la teoria giusta e che cioè la causa delle maree doveva risiedere in una non compresa interazione con un altro corpo celeste come la Luna. In pratica, Keplero era giunto ad un passo dalla scoperta della teoria della gravitazione universale.
    Il confronto su quale fosse il centro dell'universo sarebbe proseguito fino a quando, nel 1792, Giambattista Guglielmini fornì la prima prova della rotazione terrestre, poi confermata nel 1851 da Jean Bernard Léon Foucault con il celebre esperimento svoltosi con un pendolo nel Pantheon di Parigi.
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  • VIDEO: La teoria del Big Bang ideata e verificata da uno scienziato e prete cattolico: George Lemaitre ➜ https://www.youtube.com/watch?v=q1MUSvVb41A&list=PLolpIV2TSebWIWP-3gYxkN2LbjB79Fu2F&index=2

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7339

    LEMAITRE, IL SACERDOTE CHE INTUI' IL BIG BANG di Marco Respinti
    Mezzo secolo fa, il 20 giugno 1966, moriva il sacerdote cattolico che ha descritto la nascita dell'Universo secondo un modello in cui ciò che la scienza scopre non nega ciò che la fede afferma.
    Georges Henry Joseph Eduard Lemaître nasce il 17 luglio 1894 a Charleroi, in Belgio, e lì compie studi classici nel Collegio del Sacro Cuore retto dai gesuiti. Dopo avere frequentato un anno propedeutico di Matematica nel Collegio Saint-Michel di Etterbeek, vicino a Bruxelles, nel 1911 è ammesso nell'Università Cattolica di Lovanio, all'École des Mines, la facoltà d'Ingegneria. Volontario nel primo conflitto mondiale, si guadagna la Croce di Guerra. Poi, nel 1919, torna agli studi, riorientandosi su Matematica e Fisica. Nello stesso anno consegue il baccellierato in Filosofia.
    Ma in lui la vocazione sacerdotale cresce forte sin dall'età di 9 anni e può corrispondervi con pienezza una volta terminati gli studi universitari, come gli aveva domandato il padre. Nell'ottobre 1920 entra così nella Maison Saint-Rombaut, che nel Seminario di Malines accoglie le vocazioni adulte, e, grazie alla lungimiranza dei superiori, prosegue gli studi scientifici approfondendo la conoscenza dei princìpi della relatività. Nel 1922 vince una borsa di studio per l'estero con la memoria La physique d'Einstein e può studiare Astronomia nell'Università di Cambdrige.
    In quello stesso 1922 aderisce alla Fraternità sacerdotale degli amici di Gesù, fondata dal cardinal Desiré-Félicien-François-Joseph Mercier (1851-1926), arcivescovo metropolita di Malines e figura significativa del neotomismo, che il 22 settembre 1923 lo ordina sacerdote.
    Si perfeziona quindi all'Harvard College Observatory (1924-1925) e al Massachusetts Institute of Technology consegue il Ph.D. in Fisica. Nel 1925 rientra finalmente in Belgio per insegnare nella facoltà di Scienze della sua alma mater corsi di astronomia, meccanica quantistica, calcolo delle probabilità, storia e metodologia della matematica nonché teoria della relatività e questo fino al 1964, allorché un infarto lo ferma. Ripresosi, nel 1966 sviluppa però la leucemia, e nella notte tra il 19 e il 20 giugno muore. Nel 1960 Papa san Giovanni XXIII (1881-1963) lo aveva nominato "prelato domestico di Sua Santità" nonché presidente della Pontificia Accademia delle Scienze in sostituzione di Agostino Gemelli O.F.M. (1878-1959).
    L'ATOMO PRIMITIVO
    A quella che si rivelerà essere una delle intuizioni più importanti di tutta la storia dell'astronomia il sacerdote belga giunge dando alle equazioni sulla relatività generale formulate da Albert Einstein (1879-1955) una soluzione diversa da quella prevista dall'idea di un Universo eterno e statico allora in voga e di fatto più onnicomprensiva (stizzito, il celebre fisico introdurrà infatti una nuova variabile con un gesto che solo più tardi definirà come il maggiore errore della propria vita).
    Nel saggio Un Univers homogène de masse constante, pubblicato nell'aprile 1927 negli Annales de la Société Scientifique de Bruxelles, don Lemaître ipotizza infatti che la velocità con cui le galassie si separano e allontanano l'una dall'altra - la cosiddetta velocità di recessione delle nebulose - sia la conseguenza diretta dell'Universo che si espande. È l'elaborazione di questo presupposto che porta ad affermare, certamente sul piano logico ma indubbiamente anche su quello fisico, che l'Universo debba avere un inizio: un punto di avvio che, postulato risalendo teoricamente a ritroso lungo il percorso descritto dal moto delle galassie, concentri tutta la materia di cui è fatto tutto l'Universo in uno stato di ordine perfetto opposto a quella descritto proprio dal moto di recessione. L'origine di tutto, insomma, in un'anticipazione clamorosa di quanto due anni dopo ri-scoprirà l'astrofisico statunitense Edwin Hubble (1889-1953) descrivendo empiricamente quella relazione tra distanza e velocità delle galassie che è passata alla storia appunto come "legge di Hubble".
    LO SCHERNO E LA CONFERMA
    Il modello che don Lemaître propone - stimando pure in circa 10 miliardi di anni l'età dell'Universo - è quello dell'«atomo primitivo», la cui esplosione radioattiva molto violenta e di breve durata avrebbe dapprima rapidamente portato il raggio dell'Universo da un valore prossimo allo zero (nel punto di origine) all'estensione ipotizzata anche dal modello einsteiniano, poi avviato due fasi ulteriori ma più lente di espansione (noi stiamo vivendo l'ultima).
    Per la maggior parte della comunità scientifica l'idea è però semplicemente inconcepibile. Lo stesso Einstein boccia pubblicamente il sacerdote nel 1927 e nel 1931 per via di quell'insopportabile (ai suoi occhi) "creazionismo" che la sua ipotesi veicolerebbe. Un ostracismo ancora più severo don Lemaître lo subisce peraltro dopo la Seconda guerra mondiale, quando l'astronomo inglese Fred Hoyle (1915-2001), ardente e ascoltato ripropositore dell'Universo statico, lo dileggia bollandone l'ipotesi come «Big Bang», il "grande botto" da cui, contro ogni plausibilità (dice Hoyle), sarebbero nati la materia e il tempo. Ma, come spesso accadde, proprio questa espressione canzonatoria ha fatto la fortuna di un modello intelligente di spiegazione della realtà capace di ridurre al silenzio gli avversari. Soprattutto da quando gli astronomi statunitensi Arno Penzias e Robert Woodrow Wilson, premi Nobel nel 1978, ne hanno trovato empiricamente i riscontri nel 1964 misurando la radiazione elettromagnetica di fondo presente nel cosmo come "eco" dell'esplosione lemaîtreana originaria.
    Tomista rigoroso, animato da profonda devozione mariana, ispirato dal modello sacerdotale di san Giovanni Maria Vianney (1786-1859), don Lemaître si è sempre ben guardato dai facili "concordismi" con cui scienza e teologia si sovrappongono. A lui, presbitero e scienziato, bastava contemplare la sinfonia della verità.

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    MONTAGNIER, UNO DEI PIU' GRANDI VIROLOGI DEL XX SECOLO di Paolo Gulisano
    Un anno fa, l'8 febbraio 2022, si spegneva Luc Montagnier, uno dei più grandi virologi del XX secolo. Diresse il Centre national de la recherche scientifique, e l'Unità di Oncologia Virale dell'Istituto Pasteur di Parigi dove nel 1983 assieme a Françoise Barré scoprì il virus HIV: tale traguardo scientifico valse ai due il Premio Nobel per la medicina del 2008. Oltre a questo, produsse migliaia di pubblicazioni scientifiche.
    Nonostante questa straordinaria carriera, nel corso degli ultimi due anni lo scienziato francese venne pesantemente e spesso volgarmente colpito per aver espresso dubbi di carattere scientifico sulla gestione politica della pandemia. Venne trattato dai media mainstream come un povero vecchio che proponeva teorie complottiste. In realtà, il professore fin dagli inizi della crisi pandemica da Covid-19 studiò con attenzione vari suoi aspetti, tra cui i possibili effetti collaterali dei vaccini, la predominanza degli aspetti economici e di marketing su quelli sanitari, e la disponibilità di cure alternative più efficaci e meno costose.
    Nonostante i media gli avessero attaccato l'etichetta di "no vax", etichetta quantomeno ridicola perché per decenni si era dedicato alla ricerca di un vaccino per l'AIDS, e forse proprio per aver condotto a lungo questo tipo di ricerca, si era insospettito per la facilità con cui in 5-6 mesi erano stati prodotti questi farmaci genici. Nel corso di decenni, invece né Montagnier né altri valenti scienziati sono mai riusciti a realizzare un vaccino per quella che era stata definita "la peste del XX secolo". Ciò non è strano, dal momento che non sempre si riesce a realizzare un vaccino per una determinata malattia: altri esempi di fallimenti sono l'Epatite C o la tubercolosi.
    NON SONO VERI VACCINI
    Alla luce delle evidenze scientifiche Montagnier aveva messo in discussione le modalità con cui si era arrivati a questi prodotti, e inoltre contestò l'obbligatorietà del trattamento, sulla base della dichiarata mancanza di studi sperimentali che ne potessero garantire efficacia e sicurezza.
    Ebbe modo, inoltre di sottolineare - tra i primi - che non si era in presenza di veri vaccini, ma di «montaggi complicati di biologia molecolare, che possono arrivare anche ad essere pericolosi, oltre che inefficaci».
    Questo suo scetticismo nei confronti di quella che era la narrazione ufficiale sui vaccini, visti come l'unica soluzione al problema della pandemia, gli veniva dal suo essere uno scienziato autentico. Lo aveva applicato anche alle sue stesse scoperte: ebbe la volontà di rimetterle sempre in discussione, quando sarebbe stato molto più facile e gratificante cavalcare l'onda dell'industria farmaceutica e delle grandi autorità governative che volevano prendersene il merito, il credito per aver risolto il problema dell'AIDS vendendo farmaci specifici per l'HIV.
    Montagnier continuò per anni a studiare questa malattia, che non è mai stata risolta definitivamente. Ed è significativo il fatto che molte perplessità sul Covid siano state espresse proprio dai grandi scienziati che si sono dedicati in precedenza all'AIDS: Montagnier, Robert Gallo e Angus Dalgleish. Il virologo francese nella sua vita e nel suo lavoro sembra aver seguito un metodo di ricerca reso celebre da un suo famoso collega dell'inizio del secolo scorso, anch'egli Premio Nobel, Alexis Carrell, che aveva affermato che «molto ragionamento e poca osservazione portano all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità».
    UNA GRANDE EREDITÀ INTELLETTUALE
    La verità fu la preoccupazione di tutta la sua vita, per questo rimetteva in discussione le sue scoperte dicendo «questa è una scoperta molto importante, ma facciamo in modo di sviscerarne tutti gli aspetti, senza cedere a grandi dichiarazioni e semplificazioni». Proprio perché continuò ad esercitare il suo scetticismo, per integrità personale, diventò motivo di imbarazzo per coloro che incassavano i profitti e la fama delle sue scoperte.
    Pochi giorni prima di morire, tenne un incontro pubblico in Italia, e lanciò un appello ai colleghi medici perché facessero fino in fondo il loro dovere: informarsi e ricercare, e scoprire che erano già disponibili dei farmaci attivi, in grado di portare a guarigione il malato Covid se utilizzati all'inizio dell'infezione. Parlò di «metodi alternativi per curare questa infezione che sono meno rischiosi e anche meno costosi per il sistema sanitario, e che permetterebbero di liberarci di questo virus».
    Lo scienziato francese non si occupò solo del virus, ma anche e soprattutto delle strategie che a livello internazionale erano state adottate per fronteggiarlo, strategie - a detta di Montagnier - del tutto inadeguate. Cercò di spiegare che non era il vaccino che poteva fermare l'epidemia, ma una combinazione di cure. Parlò anche dell'emergere di dati che documentavano degli effetti collaterali di tipo vascolare e neurologico molto importanti. Di lì a pochi giorni l'anziano scienziato si spense, lasciando una testimonianza che a distanza di un anno non può non apparire come profetica, e lasciando una grande eredità intellettuale che deve essere raccolta e sviluppata.

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7220

    ELON MUSK CREDE CHE LA MORTE SI POSSA SCONFIGGERE CON LA SCIENZA di Roberto De Mattei
    In un articolo su Corrispondenza Romana mi sono soffermato sulla figura di Elon Musk, il magnate americano, di origine sudafricana, che ha acquistato Twitter e che ha creato aziende innovative nel campo delle energie rinnovabili e della conquista degli spazi stellari: un personaggio che crede nella possibilità dell'espansione cosmica dell'umanità, ispirandosi al movimento culturale dei cosmisti russi. Chi erano questi cosmisti?
    I materialisti ottocenteschi negavano ogni forma di immortalità dell'anima, sostenendo che tutto è materia e la morte del corpo ci precipita nel nulla. I cosmisti del XX e del XXI secolo, sono filosofi che sostengono la possibilità di rendere immortale il corpo, o di risuscitarlo, attraverso gli strumenti della scienza.
    Questo "immortalismo" scientifico non ha nulla a che fare con la visione cristiana della vita eterna, ma ripropone, in maniera tecnologicamente aggiornata la ricerca dell'elisir di lunga vita praticata nel corso dei secoli da alchimisti ed esoteristi. Quando morì Lenin i cosmisti russi ne fecero imbalsamare la salma, convinti che sarebbe un giorno risuscitato. Se Cristo era il primogenito della risurrezione promessa dalla religione, Lenin sarebbe stato il primo risorto della scienza. E Lenin ancora oggi attende quel giorno nella sua bara di vetro davanti a cui si recano in pellegrinaggio vetero e neo-comunisti.

    L'IMMORTALISMO
    Oggi l'immortalismo è professato da alcuni magnati e imprenditori della Silicon Valley, che stanno sovvenzionando scienziati e medici per arrivare a sconfiggere la morte. Peter Thiel, cofondatore di Paypal, ha dichiarato che "la maggior disuguaglianza umana è tra chi è vivo e chi non lo è più" e che "la morte è un problema da risolvere". Dmitry Itskov, un miliardario russo, fondatore di New Media Stars, con il suo Project 2045 si propone di "trasferire" l'intelletto umano in un computer per farlo "vivere" in eterno. La prima fase del progetto di Itskov prevede la costruzione di un robot umanoide che possa essere comandato a distanza: la seconda fase sarebbe l'estrazione del cervello di una persona a fine vita per trapiantarlo in un cyborg dalle fattezze umane: la terza fase ha come obiettivo la creazione di una replica digitale del cervello da inserire nel cyborg umanoide; la quarta fase, nel 2045, prevede la realizzazione di un avatar-ologramma identico all'uomo, ma smaterializzato, per cui l'individuo sopravviva solo nella dimensione digitale. Tutto questo suppone che la memoria, i ricordi, le esperienze di un essere umano, in una parola la sua anima, siano una realtà psichica non spirituale, ma materiale, su cui la scienza possa lavorare.
    Queste follie vanno contro la ragione, prima ancora che contro la fede religiosa. L'evidenza dimostra la realtà della morte, che è il limite invalicabile dell'uomo. E da questa evidenza nasce l'istinto di sopravvivenza, che è l'istintiva repulsione di ogni uomo nei confronti della morte. Ma in ogni uomo la paura della morte si accompagna all'aspirazione all'immortalità, che è una tendenza ancora più profonda e più insopprimibile dello stesso desiderio di conservare la nostra vita corporale. L'istinto di conservazione della vita lo abbiamo in comune con gli animali, ma gli animali non desiderano una vita oltre la morte, perché non possono pensarla; nell'uomo esiste il desiderio di superare la morte. È proprio a partire da questa osservazione che può essere razionalmente dimostrata l'esistenza dell'anima. Se noi, a differenza degli animali, siamo capaci di pensare e di desiderare cose spirituali, come l'immortalità, vuol dire che abbiamo in noi un organo spirituale, irriducibile alla pura fisicità. Ma mentre tutto ciò che è materiale è quantitativamente scomponibile e destinato alla corruzione, ciò che è spirituale è in sé indivisibile e incorruttibile e quindi immortale. Quella che sembra morte non è morte, è disfacimento del corpo, ma allo stesso tempo sopravvivenza di una parte del nostro Io, l'anima spirituale.

    COSA INSEGNA LA CHIESA
    A questo punto interviene la fede. La Chiesa ci insegna che Adamo, il primo uomo ebbe il dono dell'immortalità, ma lo perse in seguito al peccato originale. Da allora la morte entrò nel mondo e costituisce il limite della vita umana. La morte avviene per la separazione dei due principi costitutivi dell'uomo, l'anima e il corpo. Il corpo si disfà, l'anima sopravvive, fino al momento della risurrezione finale dei corpi. Se però l'immortalità dell'anima, può dimostrarsi con la ragione, l'immortalità del corpo, che si manifesterà con la risurrezione finale, è un miracolo della potenza di Dio e, come insegna san Tommaso, supera ogni capacità dell'intelletto umano (Summa Theologica, 3, Suppl. q. 75 a, 3).
    La nostra fede nella risurrezione incomincia da un fatto e da una promessa: dal fatto della risurrezione di Cristo e dalla promessa della nostra risurrezione personale, perché, come dice san Paolo "Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi" (2 Cr 4, 14). Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, che è Dio e non la scienza, sarà la causa della risurrezione dei corpi. Questo è il dogma centrale della nostra fede. "Se non vi è risurrezione dei morti - scrive ancora san Paolo - neppure Cristo è risorto; e se Cristo non è risorto, nulla è la nostra predicazione, ma anche nulla è la vostra fede, poiché noi saremmo dei falsi testimoni di Dio" (Cr, 15, 13-19).
    La posizione dei cosmisti è intrinsecamente contraddittoria. Essi riducono l'uomo a un composto puramente materiale di corpo e di mente, negando l'esistenza di Dio e di un'anima spirituale, ma nel momento in cui la loro testa concepisce idee spirituali come quelle di immortalità e di risurrezione, contraddicono il fondamento materialistico della loro visione filosofica. La lugubre visione del mondo del frate apostata Giordano Bruno, che cercava di conciliare l'inconciliabile, rendendo eterna e divina la materia, riaffiora nell'immortalismo scientifico del ventunesimo secolo.

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4871

    COME NACQUE IL VACCINO di Paolo Gulisano
    Da tempo i media e i social network dedicano molta attenzione al tema delle vaccinazioni. Un tema che è entrato anche nell'agenda politica con un partito (il PD) che è diventato l'alfiere delle vaccinazioni di massa, e un altro - il Movimento 5 Stelle - che al contrario esprime una posizione molto critica nei confronti di questa pratica medica. Nella morsa di queste due posizioni ideologiche stanno milioni di famiglie perplesse [...] dopo mesi di allarmismo mediatico: prima riguardo ad una presunta epidemia di casi di meningite, poi per la diffusione di dati relativi alla diminuzione delle cosiddette coperture vaccinali, ossia la percentuale di popolazione vaccinata contro una determinata malattia. Entrambi gli allarmi sono apparsi subito come decisamente enfatizzati. In termini scientifici, si definisce infatti epidemia una malattia che colpisca quasi simultaneamente una collettività di individui con una ben delimitata diffusione nello spazio e nel tempo. Affinché si sviluppi un'epidemia è necessario che il processo di contagio tra le persone sia abbastanza facile.

    ALLARMISMI INGIUSTIFICATI
    In Italia non si è verificata alcuna epidemia di meningite, eppure da mesi è corsa al vaccino. Anche l'aumento dei casi di morbillo ha fatto gridare all'allarme il Ministro Lorenzin, che di conseguenza ha attuato in tempi rapidissimi il suo disegno di legge che fa dell'Italia l'unico Paese al mondo ad avere dodici vaccinazioni obbligatorie sostenute da un apparato coercitivo.
    Un primo commento è d'obbligo: nell'Occidente contemporaneo la mortalità dovuta a malattie infettive, ossia trasmissibili, è in percentuale meno dell'uno per cento. Di fatto si muore per malattie cronico-degenerative, come i disturbi cardiocircolatori, le malattie respiratorie, i tumori. Una importante causa di morte è rappresentata anche dagli incidenti, che costituiscono la prima causa di morte nei giovani al di sotto dei venticinque anni, seguita al secondo posto - è triste dirlo - dai suicidi. Questo è ciò per cui si muore oggi in Italia, in Europa e nel mondo occidentale. Eppure nessun dato sulla mortalità da tumori, da infarti, da ischemie cerebrali o da incidenti del traffico è in grado di determinare il panico collettivo suscitato dalla sola possibilità che ci si possa ammalare di meningite o di morbillo.
    Questo timore ancestrale delle malattie trasmesse da microrganismi invisibili rappresenta una leva formidabile per proporre i vaccini come soluzione preventiva ideale.

    COME NACQUE IL VACCINO
    Per capire meglio la questione vaccinazione, sarà utile conoscere questa pagina di storia della Medicina. La pratica vaccinale nasce alla fine del '700 grazie a Edward Jenner, un medico inglese di campagna, attento osservatore della natura, che venne a sapere da alcuni contadini che le persone che si ammalavano di vaiolo vaccino (malattia contratta dalle mucche, che sull'uomo ha sempre un esito benigno), non erano colpite dalla forma umana, molto più pericolosa. In pratica, chi era stato contagiato dalla forma vaccina risultava immunizzato dalla forma umana, proprio come chi aveva contratto il virus in forma leggera e ne era guarito. Nel 1796 Jenner decise di mettere in pratica le sue conoscenze sull'immunizzazione e di verificare, quindi, se le dicerie che aveva raccolto erano vere. Prelevò, così, da una mungitrice malata del virus vaccino il siero prodotto dalle pustole della donna e lo inoculò in un bambino di otto anni. Come previsto, il bambino contrasse subito la malattia e dopo circa due mesi guarì completamente. Iniettando un'ulteriore dose di materia presa da una pustola di vaiolo umano, il bambino risultò perfettamente immunizzato nei confronti della malattia. Jenner battezzò il metodo vaccinazione, poiché il siero originario proveniva da una vacca. Il termine più tardi è stato allargato a tutte le forme di immunizzazioni virali e batteriche. I risultati della sua esperienza furono pubblicati nel 1798, sotto il titolo di "Indagine sulle cause e gli effetti del Variolae Vaccinae, malattia meglio conosciuta come vaiolo bovino". In questo lavoro venne perla prima volta introdotto il termine virus. Jenner, che era arrivato alla sua straordinaria scoperta semplicemente verificando l'attendibilità e la veridicità di una leggenda popolare, utilizzando come metodo l'osservazione e il ragionamento, comprese le implicazioni a lungo termine della vaccinazione, e predisse che un giorno il vaiolo non sarebbe stato più una minaccia in alcun luogo della terra.

    VAIOLO: PRIMO E UNICO VACCINO CHE HA SCONFITTO LA MALATTIA
    La scoperta di Jenner venne inizialmente snobbata dall'establishment medico-scientifico, ma dalla metà dell'800 la vaccinazione si diffuse in Inghilterra e in altri Stati.
    In Italia l'obbligo fu sancito con la legge Crispi-Pagliani del 22 dicembre 1888. Insieme alla vaccinazione nacquero subito i movimenti anti-vaccinali, che annoveravano tra le loro fila-intellettuali illustri, come i filosofi Kant e Herbert Spencer, che ne negavano l'efficacia, così come Alfred Russel Wallace, ideatore della teoria evoluzionista della selezione naturale insieme all'amico e collega Darwin.
    Verso la fine dell'800 le continue proteste degli antivaccinali riuscirono a far cancellare in Inghilterra l'obbligo dell'immunizzazione, con il risultato di ridurre alla metà il numero dei vaccinati e di aumentare significativamente i casi di malattia e di morti. Nel corso del XX secolo la vaccinazione obbligatoria e di massa contro il vaiolo è ripresa, col risultato di far estinguere completamente il virus: l'ultimo caso di vaiolo è stato segnalato infatti in Somalia nel 1977 e nel 1980 l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato la definitiva eradicazione della malattia. Il successo ottenuto con la vaccinazione anti-vaiolo spinse i ricercatori a estendere il procedimento della vaccinazione ad altre malattie infettive. Si tentò, così, di stimolare immunizzazioni contro il morbillo, la sifilide e la tubercolosi. I primi risultati, però, furono deludenti.

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4559

    LA DITTATURA IMPONE VACCINI OBBLIGATORI PER TUTTI di Paolo Gulisano
    Nelle ultime settimane, abbiamo assistito al diffondersi di una psicosi generalizzata riguardo le Meningiti. Un caso costruito sul nulla. La NBQ ne ha già parlato [leggi nota alla fine dell'ariticolo, N.d.BB], i massimi esperti di Epidemiologia sono più volte intervenuti a rassicurare attraverso i media che non c'è alcun aumento di casi, ma non c'è niente da fare: è partito il passa parola tra la gente, specialmente tra le mamme, e non si ferma più. "Ma come? Con tutto quello che si sente? Tuo figlio non l'hai ancora vaccinato?" e la povera mamma che teme di essere degenere si affretta a intasare le linee telefoniche dei Servizi Vaccinazioni per prenotare il vaccino. "Quale?" Ma sì, mi faccia quello che "copre contro tutto". Magari.
    Ancora una volta, dunque, le vaccinazioni diventano uno degli argomenti di maggiore discussione in ambito sanitario - più di tanti argomenti di salute pubblica altrettanto se non molto più importanti - e si scatenano anche le faide politiche. Come la NBQ aveva già annunciato, la Regione Emilia-Romagna ha approvato prima di Natale una legge regionale che prevede l'esclusione dalle scuole dei bambini che non hanno fatto le vaccinazioni dell'obbligo. Immediatamente questo esempio è stato seguito da regioni con analoghe amministrazioni di Sinistra, a cominciare dal Lazio e dalla Toscana.
    Il Ministro Beatrice Lorenzin ha dato già il suo consenso a queste misure legislative, e non ha escluso che lo stesso Governo centrale possa prendere un simile provvedimento.

    CONTROVENTO
    Di fronte a questa prospettiva, ha preso posizione il sindaco Cinquestelle di Livorno, Filippo Nogarin, un ingegnere, che ha dichiarato che rendere obbligatori i vaccini per i bimbi che vogliono frequentare l'asilo è una forzatura insopportabile.
    Il sindaco ha peraltro precisato di non essere un fanatico anti-vaccinale, di credere nella vaccinazione come mezzo per debellare le malattie più gravi, ma la scelta - ha puntualizzato - deve essere individuale. "Se si trasforma in un'imposizione, si viola la libertà del singolo individuo da un lato e si finisce per dare ossigeno a complottisti e sostenitori di teorie pseudoscientifiche pericolose. Se vogliamo raggiungere un risultato serio, dobbiamo lavorare sulla prevenzione, l'informazione e la comunicazione. Altrimenti si deresponsabilizza l'individuo e questo è molto pericoloso". Parole equilibrate e sensate. Ma contro di lui si sono scatenati i social e i paladini delle vaccinazioni ad oltranza. Il sindaco, che appena eletto aveva riscosso i consensi del mondo radicalchic e politicamente corretto per essere stato uno dei primi ad accettare la trascrizione dei "matrimoni" tra persone dello stesso sesso avvenuti in altri Paesi, si è reso conto a sue spese di cosa succede quando su altre questioni si prova ad andare controcorrente e a toccare determinati interessi. Il quotidiano l'Unità, dal suo stato preagonico, ha levato un grido trionfante: per Nogarin una Caporetto. Così scrive il giornale diretto da Staino.
    La cosa che più fa sorridere, in questa polemica tra "obbligazionisti" e difensori delle libertà individuali, è che in realtà in Italia l'obbligo delle vaccinazioni esiste già. Riguarda quattro vaccinazioni: Difterite, Tetano, Poliomielite ed Epatite B. Si tratta di obblighi "storici", esistenti da molti anni. L'ultima obbligatorietà riguarda l'Epatite B, introdotta nel 1991, quando i drammatici (e mai divulgati) dati epidemiologici dicevano che in Italia c'era più di un milione di sieropositivi per l'Epatite B, un virus che si diffonde coi rapporti sessuali e con il contatto con sangue infetto.

    SOLO ITALIA E FRANCIA HANNO L'OBBLIGO DI VACCINAZIONE
    Sarebbe stata necessaria anche una riflessione sugli stili di vita che portano alla diffusione di questo virus, ma si preferì puntare esclusivamente a tutelare le generazioni future, vaccinando tutti i nuovi nati. Dunque, l'obbligo esiste già. Un tempo ai genitori "inadempienti" questo obbligo venivano mandati a casa i Carabinieri, e i giudici dei Tribunali dei Minori potevano sospendere temporaneamente la patria potestà affinché si potesse effettuare le vaccinazioni. Misure francamente sgradevoli. In tempi più recenti, i giudici si limitano a verificare che le vaccinazioni non siano state evitate per trascuratezza dei genitori o stato di abbandono dei minori.
    Aggiungiamo che solo due Paesi in Europa hanno l'obbligo di vaccinazione: Italia e Francia. Due Stati, non a caso, con trascorsi giacobini. I Paesi più evoluti, dalla Scandinavia alla Gran Bretagna, alla Germania, non impongono, ma propongono. Il provvedimento legislativo adottato dall'Emilia-Romagna e che la Lorenzin vorrebbe fosse esteso a tutte le Regioni, è un grosso passo indietro, e bene ha fatto dunque il Sindaco di Livorno a prendere posizione, una facoltà che gli è concessa dalla Carta costituzionale che individua nel Sindaco il responsabile della salute pubblica nella propria comunità di competenza.
    Ma perché si invoca un provvedimento così draconiano come l'esclusione dei bambini non vaccinati dalle scuole? Per tutelare la salute degli altri bambini? No. Questi bambini non hanno nulla da temere - visto che sono vaccinati - dai piccoli inadempienti, che rischiano di essere tacciati di essere degli "untorelli". Semmai sono proprio loro ad essere a rischio, un rischio che evidentemente i loro genitori hanno deciso di assumersi.

    TERRORISMO PSICOLOGICO
    Quello che è in gioco, un gioco dove la tattica adottata è quella della paura, è l'introduzione di molti altri nuovi vaccini, che la Lorenzin ha annunciato trionfalmente per il 2017, insieme ai nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea). E' il Piano Nazionale Vaccini, di cui si discuteva da molto tempo, e che è stato approvato sull'onda emotiva della fantomatica e inesistente epidemia di meningite. Non a caso prevede l'introduzione di diversi tipi di vaccini anti-meningite.
    Il numero di vaccinazioni che un bambino dovrebbe effettuare a partire dai 3 mesi fino ai quindici anni di età viene ad essere più che raddoppiato. Inoltre, ci vorrebbe un surplus di spesa di circa 100 milioni di euro, ma questo non sembra preoccupare il Governo. Potrebbe preoccupare - e molto - i cittadini. Ma - qualcuno afferma - tutto questo serve a salvare vite umane. Sulla letalità di malattie come la Varicella (è uno dei vaccini che verrebbero introdotti) ci sarebbe molto da discutere. Per non parlare del vaccino contro l'HPV, il Papilloma Virus, nei maschi.
    Questa vaccinazione è stata introdotta da pochi anni, non senza polemiche, e con numerosi Paesi che non l'hanno adottata, dubitando della sua efficacia e del rapporto costi-benefici. Si tratta di un vaccino contro alcuni agenti causali di infezioni dell'apparato genitale, che possono - col passare degli anni - portare a tumori. Il vaccino infatti - a livello popolare - è stato presentato come "il vaccino contro il tumore all'utero". Ora lo si vorrebbe proporre anche ai maschi, ed è facile immaginarsi la perplessità di molti genitori.
    Certo, le malattie a trasmissione sessuale sono in aumento, nonostante l'ormai capillare uso del preservativo, che doveva essere la salvezza da ogni infezione di questo tipo, e che evidentemente (ma questo gli esperti intellettualmente onesti lo sapevano e lo dicevano da molto tempo) ha un notevole tasso di fallibilità.
    Ma questo giustifica l'introduzione di tale vaccinazione? E' un dubbio che avranno tanti genitori. E allora una soluzione inquietante a quella che potrebbe essere una scarsa risposta alle offerte di tali vaccini sta nella coercizione. L'obbligo, dalle quattro vaccinazioni sopra citate, potrebbe essere esteso a tutte le proposte del Piano Vaccini. Un obbligo garantito dalle misure sanzionatorie come la non ammissione a scuola per i bambini o la radiazione dall'Ordine dei Medici per i sanitari che non vaccinano. Alla faccia della libertà e della democrazia. L'alternativa? Fare come in tutti gli altri Paesi europei: documentare, informare, educare alla salute. Senza diktat sgradevoli.

    Nota di BastaBugie: Paolo Gulisano nell'articolo sottostante dal titolo "Il tribunale del popolo ha deciso: è meningitefobia" riflette sul fatto che non sia più la scienza che detta l'agenda dell'organizzazione sanitaria, ma la spinta emotiva del momento. Poco importa che l'evidenza scientifica ci dica che non c'è alcuna epidemia di meningite. Nel 2015 i casi segnalati in tutta Italia sono stati circa 120. Ma con un meccanismo strano di lettura emotiva e paranoica dei dati reali, si sta diffondendo questa paura. E improvvisamente il vaccino diventa la panacea.
    Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 6 gennaio 2017:
    Negli scorsi giorni due fenomeni - tra loro collegati - hanno caratterizzato il panorama sanitario. Da una parte un sovraffollamento spaventoso dei reparti di pronto soccorso degli ospedali, dall'altra parte un enorme richiesta rivolta ai servizi vaccinazioni delle aziende sanitarie di vaccini anti-meningite.
    Dicevamo che si tratta di fenomeni correlati perché una grande percentuale delle affluenze al pronto soccorso era motivata, sia per bambini che adulti, da sintomi di febbre alta. Il lettore si chiederà: che c'è di strano? Siamo in inverno, e siamo in piena stagione influenzale. Già, ma molta gente, di fronte alla presenza di febbre, va a pensare alla Meningite, che è decisamente la malattia del momento. Le notizie di casi di questa malattia verificatisi negli ultimi mesi hanno scatenato una vera fobia collettiva, e come si diceva sopra, oltre a pensare al peggio di fronte a banali influenze, si è scatenata una vera e propria caccia al vaccino, che per certi aspetti ha del paradossale.

  • VIDEO: Zichichi, la scienza e Dio ➜ https://www.youtube.com/watch?v=YLDq3mUOGe0&list=PLolpIV2TSebWIWP-3gYxkN2LbjB79Fu2F

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6935

    MA QUALE RISCALDAMENTO GLOBALE? GRETA DOVREBBE TORNARE A SCUOLA di Giovanni Terzi
    «Da bambino chiedevo a mia madre perché il Sole brilla, perché siamo diversi dai gatti e dagli altri animali. Volevo capire com'è fatto il Mondo. Il mio sogno è poi stato riuscire a decifrare sempre meglio la Logica che sta scritta sulle pagine del libro della Natura. Libro di cui è autore Colui che ha fatto il Mondo. Sull'irresistibile fascino del Tempo che scorre a partire dalla nostra infanzia, quando iniziamo a conoscere come è fatto il mondo, ho scritto un libro». Chi parla è il professore Antonino Zichichi, fisico e accademico italiano che ha fatto della ricerca scientifica e sulle particelle elementari il suo motivo di vita.
    Professor Zichichi che ruolo ebbe la figura di Ettore Majorana, siciliano come lei, nella sua carriera accademica e professionale?
    «Ettore Majorana nacque a Catania e fu allievo di Fermi che lo definì "genio a livello di Galilei e Newton". Ancora oggi i neutrini di Majorana sono al centro dell'attenzione scientifica mondiale. Eppure Majorana era passato nel dimenticatoio nazionale. Quando nel 1962 a Ginevra riuscii a far nascere per decreto del Direttore del Cern, il Centro che porta il nome di Majorana, furono in molti ad accusarmi di campanilismo scientifico. Adesso il valore di Ettore Majorana, grazie al Centro di Erice, è fuori discussione».
    Insieme a Isidor Isaac Rabi ha fondato nel 1973, sempre a Erice, l'organizzazione "Federazione mondiale internazionale degli scienziati", per affrontare le emergenze planetarie attraverso la collaborazione internazionale in campo scientifico. Secondo lei quali sono le emergenze climatiche da affrontare?
    «Le emergenze non sono solo climatiche. Riscaldamento globale, variazioni climatiche, corsa agli armamenti e scudo spaziale contro il terrorismo, crisi energetica mondiale, incendi delle foreste, difesa da epidemie nell'era della globalizzazione, inquinamento e delitti contro i tesori ambientali, sono i temi che gli scienziati della Federazione mondiale degli scienziati sono da anni impegnati a studiare. È la stessa comunità scientifica che identificò le 15 Classi di Emergenze Planetarie: i problemi da fronteggiare una volta superato il pericolo di Olocausto Nucleare, realizzando progetti-pilota per affrontarli. L'obiettivo è dare ai governi le informazioni rigorosamente scientifiche sulle Emergenze Planetarie affinché si proceda ad affrontarle evitando che centinaia di miliardi di dollari vengano bruciati nell'illusione di risolvere problemi creandone altri ancora più gravi. Infatti si parla spesso di "misure preventive" da prendere subito. Misure per le quali sono necessari miliardi di dollari con il rischio di ritrovarci dopo in condizioni peggiori».
    Come mai il pianeta si sta trasformando rapidamente?
    «Non lo sa nessuno esattamente. Ci sono molte ipotesi, alcune ben corroborate dai dati sperimentali, altre meno. Una cosa è certa: dobbiamo fare di tutto per preservare per le future generazioni questa meravigliosa navicella spaziale chiamata Terra sulla quale abbiamo l'enorme privilegio di abitare. E dobbiamo anche tenere conto del fatto che siamo sempre di più sulla nostra navicella, e questo non è un dettaglio».
    Quanto influisce il comportamento dell'uomo sul riscaldamento?
    «Il Clima non è una cosa semplice. Abbiamo visto che sono necessarie almeno tre equazioni differenziali non lineari accoppiate. Non lineari vuol dire che l'evoluzione dipende anche da sé stessa. Questo complica terribilmente la matematica al punto da non potere più avere un'equazione in grado di sintetizzare tutti i fenomeni studiati. Ecco perché la Scienza non ha l'equazione del Clima».
    Quali sono le cause vere del riscaldamento climatico?
    «È bene precisare che cambiamento climatico e inquinamento sono due cose completamente diverse. Legarli vuol dire rimandare la soluzione. E infatti l'inquinamento si può combattere subito senza problemi, proibendo di immettere veleni nell'aria. Il riscaldamento globale è tutt'altra cosa, in quanto dipende dal motore meteorologico dominato dalla potenza del Sole. Le attività umane incidono al livello del 5%: il 95% dipende da fenomeni naturali legati al Sole. Attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico. Non c'è la Matematica che permette di fare una previsione del genere. Infatti quella cosa cui diamo il nome di Clima ha 72 componenti, ciascuna delle quali è un'Emergenza Planetaria. La memoria ci deve aiutare a non ripetere gli errori del passato».
    Per esempio quali errori?
    «L'esempio più clamoroso è il famoso Buco dell'Ozono. Non c'era modo di avere un accordo tra tutti i governi per combattere il Buco. Molti scienziati sostenevano che l'origine del Buco doveva essere di natura Dinamica: la Terra gira su sé stessa come fosse una trottola. È questo movimento (da cui nascono il giorno e la notte) che genera il Buco dell'Ozono. Altri scienziati, però, erano convinti che quel Buco aveva origini chimiche. È stata la Federazione mondiale degli scienziati a mettere in evidenza lo studio sulle possibili origini chimiche del Buco, che è cosa ben diversa».
    Quale è il suo giudizio su Greta Thunberg?
    «Le tre grandi conquiste della Ragione sono il Linguaggio, la Logica e la Scienza. Per risolvere un problema bisogna anzitutto parlarne. È quello che ha iniziato a fare questa giovanissima ragazza svedese, Greta Thunberg. Greta, ha parlato di clima per attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale. E c'è riuscita. Ma se non c'è la logica, quindi la Matematica e poi la Scienza, cioè una prova sperimentale, il clima rimane quello che è: una cosa della quale si parla tanto, senza avere usato il rigore logico di un modello matematico e senza essere riusciti a ottenere la prova sperimentale che ne stabilisce il legame con la realtà. Greta non dovrebbe interrompere gli studi come ha detto di voler fare per dedicarsi alla battaglia ecologista, ma tornare in quella scuola e dire che bisogna studiare la matematica delle equazioni differenziali non lineari accoppiate e le prove sperimentali necessarie per stabilire che quel sistema di equazioni descrive effettivamente i fenomeni reali legati al clima. Greta dovrebbe dire che la Scienza va insegnata fin dalle scuole elementari mettendo in evidenza che siamo l'unica forma di materia vivente dotata di quella straordinaria proprietà cui si è dato il nome di Ragione. È grazie alla Ragione che abbiamo scoperto: Linguaggio, Logica e Scienza».
    Quale può essere il futuro per la nostra terra?
    «Il messaggio della Scienza è semplicissimo: non siamo figli del caos, ma di una Logica Rigorosa. Nella vita di tutti i giorni ci vorrebbe un po'più di Scienza. Anzi, il più possibile. Solo così la nostra Cultura potrebbe essere al passo con le grandi conquiste scientifiche».
    E con quale energia pulita?
    «Com'è noto di petrolio ce ne può essere ancora per cinquant'anni circa. Di uranio e carbone per un paio di secoli. Di combustibile per la fusione nucleare sono invece pieni gli oceani. L'energia pulita è senza limite: il sogno degli uomini di tutti i tempi, sembra avvicinarsi molto più di quanto si sperasse. La crisi del petrolio e delle centrali nucleari sporche, nel prossimo futuro sarà come il ricordo di una grande paura. Se l'uomo riuscirà ad evitare di autodistruggersi con il fuoco nucleare delle bombe H».
    Scienza e Fede, lei scrisse "Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo". Come fa uno scienziato a conciliare il credere in Dio con la scienza?
    «La separazione tra Scienza e Fede nasce dal fatto che la Cultura detta Moderna non è al passo con le grandi scoperte della Scienza ed è dominata dall'Ateismo. Non c'è alcun motivo scientifico per dire che non sia stato Dio a creare il mondo. Questa però è un'affermazione che ha le sue radici nella Fede. L'evoluzione della specie umana non è in conflitto con la Fede. Il principio di casualità è una legge rigorosa che vale nella sfera immanentistica della nostra esistenza. Scienza e Fede operano nelle due componenti distinte del nostro essere. La Scienza, come detto prima, opera nell'Immanente, la Fede nel Trascendente. Il fine ultimo della Scienza è capire la Logica che ha seguito Dio per fare il mondo. Il fine ultimo della Fede è invece quello della vita eterna. Scienza e Fede sono le due più grandi conquiste della Ragione nelle due sfere diverse della nostra esistenza. Noi siamo la sintesi di queste due sfere: Trascendente e Immanente».
    Ultima domanda sul coronavirus: lei si è dato una spiegazione sulla genesi di questo virus e cosa pensa riguardo ai negazionisti e al vaccino?
    «La pandemia del Coronavirus terrorizza centinaia di milioni di persone. Se la Cultura dei nostri giorni fosse al passo con le conquiste della Scienza, avremmo tra le nostre mani la tecnologia del Supermondo. Questa tecnologia ci permetterebbe di distruggere la pandemia del Coronavirus. Quando la Scienza scoprì la struttura nucleare della materia non esisteva la tecnologia Nucleare. Esattamente come quando la Scienza scoprì la struttura Atomica della materia non poteva esistere la tecnologia Atomica. Con la tecnologia del Supermondo stiamo vivendo l'epoca in cui la Scienza ha scoperto questa formidabile nuova struttura, ma è ancora tutta da inventare la tecnologia del Supermondo. La lezione che viene dalla pandemia del Coronavirus è di grande valore per la nostra Cultura: "siamo tutti sulla stessa navicella spaziale" che gira attorno al Sole, la Stella che ci illumina».

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1545

    ANCHE GLI ADULTI CREDONO A BABBO NATALE, BASTA CHE LO DICA LA TELEVISIONE... di Fabio Spina
    Chi ha detto che gli adulti non credono più a Babbo Natale? In realtà se andiamo a vedere tale credenza è molto più diffusa di quanto si pensi. Per capirlo, cerchiamo anzitutto di analizzare perché i bimbi credono che Babbo Natale esiste davvero:
    1. Scrivono una letterina in cui sono riportati i regali che desiderano: in realtà non fanno altro che una previsione/pronostico/presagio/profezia di ciò che gli sarà portato la notte del 24 Dicembre;
    2. Il 25 mattina verificano la coincidenza con ciò che hanno scritto e quello che hanno ricevuto.
    Risultato finale: se c'è coincidenza, Babbo Natale esiste.
    Questo accade ogni anno, quindi la stretta "correlazione" tra quanto richiesto e quanto ricevuto diventa, più o meno inconsapevolmente, la prova "scientifica" dell'esistenza di Babbo Natale. Anzi la convinzione è tale che spesso vengono trascurati molti dettagli che potrebbero indurre a diverse conclusioni.
    In realtà sappiamo bene tutti che la notte del 24 nessuno scende dal camino a portar doni. L'errore nasce dall'assuefazione ad un uso scorretto della statistica: la correlazione tra richiesta e doni ricevuti avrebbe senso e valore "scientifico" solo nel caso di rigetto dell'ipotesi, ovvero i doni e richieste non coincidono quindi "non esiste", mentre nel caso in cui ci sia un'alta correlazione nulla si dovrebbe dedurre. Statisticamente, infatti , questi tipi di test devono essere detti correttamente "test di reiezione", mentre purtroppo spesso sono conosciuti come di "correlazione".
    Questo perché l'osservazione che due fenomeni accadono in modo correlato avviene se, e solo se, uno è causa dell'altro; invece può esserci solo coincidenza (come il famoso "canto del gallo" con il sorgere del sole) o solo una condizione (come l'apertura della finestra con la luce in stanza).
    Due fenomeni che crescono vengono sempre correlati, come può essere l'aumento della temperatura globale con l'aumento della concentrazione dell'anidride carbonica. Ma la stessa temperatura potrebbe essere correlata con eccellenti risultati anche con il numero di lavatrici o TV vendute annualmente nell'ultimo secolo. Il professor Roberto Vacca in un suo testo dimostrò che la correlazione fra numero di malati di AIDS e numero di PC in Italia dal 1983 al 2004 è altissima, pari a 0,99, il che - secondo la vulgata corrente - dovrebbe significare che c'è una correlazione tra infezione da HIV e vendita di computer. In realtà la statistica è uno strumento utilissimo nella scienza, ma da sola non è scienza.
    In passato Francis Galton, con l'uso sbagliato della correlazione come dimostrazione scientifica, dette inizio all'eugenetica. Oggi sui quotidiani si possono leggere, con l'etichetta di scientifici, risultati del tipo "La pizza aiuta a prevenire il cancro", "Allevare mucche protegge dai tumori", "Tumore al seno: mancine attente rischiate il doppio", "Sorpresa: il rumore della strada fa bene ai bambini, rafforza la memoria", "Se sei alto ti pagano meglio".
    In alcuni casi sui mass media si è di fronte a previsioni in cui tutto è possibile: si può leggere che il cambiamento climatico causerà desertificazione ed alluvioni, onde di calore e "bolle fredde" artiche, siccità e tropicalizzazione del clima, uragani mediterranei e calme "mucillose", la diminuzione dei ghiacci dell'Artico e l'aumento di quelli dell'Antartico, la coltivazione dell'ulivo in Gran Bretagna ed il verificarsi d'inverni più freddi del secolo, etc.
    Tutti, prima o poi, saranno indotti a constatare "sperimentalmente" la correlazione tra quanto previsto e ciò che accade. Analogamente alla verifica del bimbo la notte di Natale i grandi potranno osservare che il "Babbo Natale climatico" esiste, in alcuni talk show questa sarà la "dimostrazione scientifica" che la catastrofe è arrivata. Invece l'eventuale "nesso di causalità" dovrebbe essere dimostrato in modo diverso e veramente scientifico.
    Il rischio è che, con gli stessi processi conoscitivi, i bimbi credono al Babbo Natale che porta doni un giorno l'anno, i grandi possono credere al Babbo Natale che porta risultati scientifici tutto l'anno.

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6194

    LA CHIESA HA FAVORITO IL PROGRESSO SCIENTIFICO
    Tra le varie accuse che si fanno alla Chiesa vi è anche quello di affermare che essa storicamente si sarebbe opposta al progresso scientifico-tecnologico.
    Come si deve rispondere? Niente affatto!
    Se l'Occidente è l'Occidente e se esso si è contraddistinto come il "terreno" da cui è partito il vero sviluppo scientifico-tecnologico, ciò è proprio grazie (e non malgrado!) il Cristianesimo.
    Ci sono almeno due elementi da tenere in considerazione. Il primo è storico. Il secondo è teologico-culturale.
    Per il primo (quello storico) va detto a chiare lettere che il processo di "planetarizzazione" del mondo è iniziato dal bacino del Mediterraneo. C'è chi dice che sia stata la cultura greca, e non quella cristiana, ad indirizzare la civiltà mediterranea ed europea allo spirito scientifico e tecnologico. Ciò è falso e lo si può dimostrare facilmente.

    PRIMA DEL CRISTIANESIMO
    Il contributo del pensiero greco è stato certamente importante, ma non determinante. Nel periodo in cui questo pensiero era protagonista nel bacino del Mediterraneo, in Mesopotamia vi era un grado di sviluppo della tecnica non certo inferiore, anzi per alcuni versi anche superiore a quello greco e a quello dell'intero contesto mediterraneo. Fu dopo il diffondersi del Cristianesimo che nel bacino del Mediterraneo si ravvisò un'evidente accelerazione del progresso tecnologico. Nella Grecia antica la conoscenza scientifica non sempre si accompagnava alla necessità della ricerca per migliorare le condizioni materiali di vita. Ciò valeva anche per Aristotele e per lo stesso Archimede, malgrado le macchine di quest'ultimo erano assai sofisticate e per certi versi anche moderne.
    Veniamo adesso al dato teologico-culturale, che è quello che spiega.
    Nella cultura cristiana, per una specifica antropologia e per il mistero dell'Incarnazione, è assente la demonizzazione del corpo e delle realtà materiali. E la tecnologia è quella manifestazione dell'umano che serve proprio al miglioramento delle condizioni materiali di vita. Il mistero dell'Incarnazione va ad inserirsi su un'antropologia - che è già quella dell'Ebraismo - che valorizza l'individualità e soprattutto l'unitarietà dell'individuo. Il "Dio disse" e il "Dio vide che era cosa buona" del libro del Genesi evidenziano la volontarietà del gesto creatore, in contrapposizione a visioni gnostiche - diffuse nelle culture pagane - ove la nascita del mondo e delle realtà corporali figurano come conseguenze di una "caduta", di un gesto non voluto da parte del divino. Questa antropologia biblica non si limita a valorizzare la positività del creato, ma anche la centralità dell'uomo all'interno della creazione. "E Dio disse: 'Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" e quindi la legittimità dell'uomo di dominare la natura "e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo" (Genesi 1).

    LA NATURA COME REALTÀ CREATA
    A questo poi deve aggiungersi che nel pensiero cristiano l'accettazione di una logica realista - per esempio il principio di non contraddizione - e quindi il riconoscimento dell'oggettività della verità, rendono possibile - e di molto - l'indagine scientifica. Afferma l'astronomo Jaki nel suo Dio e i cosmologi: "(Il Cristianesimo, introducendo la distinzione fra) il soprannaturale e il naturale permise (...) di considerare (tutta la natura) governata dalle stesse leggi". Infatti, se ci si convince che la natura è una manifestazione del divino -convinzione dominante nell'epoca precristiana - essa diventa "intoccabile". Non così con la concezione giudaico-cristiana, laddove la natura si presenta come realtà creata e, quindi, modificabile dall'uomo.
    Tutto ciò trova conferma nel fatto che i secoli del basso medioevo, epoca che si è volutamente costruita sulla fede cristiana, furono secoli di grande sviluppo scientifico-tecnologico. Un famoso storico della scienza, il francese Jean Gimpel, arriva a dire che in questo periodo vi fu una vera e propria rivoluzione industriale. Così scrive: "La prima rivoluzione industriale risale al Medioevo. I secoli XI, XII, XIII, hanno creato una tecnologia sulla quale la rivoluzione industriale del secolo XVIII si è appoggiata per il suo sviluppo. (...) In Europa, il Medio Evo ha sviluppato in tutti i campi l'uso delle macchine, più di qualsiasi altra civilizzazione. È uno dei fattori che più determinano la preponderanza dell'emisfero occidentale sul resto del mondo."
    Dunque, Gimpel lo dice chiaramente: grazie al medioevo cristiano si è avuto la preponderanza dell'emisfero occidentale sul resto del mondo. Altro che Chiesa contro la scienza!

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5897

    NEL MEDIOEVO NESSUNO RITENEVA LA TERRA PIATTA di Saul Finucci
    Oggi i terrapiattisti vengono considerati "medievali" e comunque da sempre i medievali vengono disprezzati anche per aver sostenuto che la terra è piatta, In realtà i medievali erano più moderni di alcuni contemporanei.
    Per esempio, in una fiction del 1984 si vede Colombo, convinto che la Terra sia sferica, che discute con i professori di Salamanca, convinti invece che la Terra sia piatta, e che quindi lui non possa raggiungere le Indie andando verso Ovest. Eppure, questo dibattito non c'è mai stato. Infatti i medievali hanno recepito il pensiero dell'astronomo Tolomeo (II sec. d. C.), secondo cui la Terra è una sfera posta al centro dell'universo.

    VARIE TESTIMONIANZE
    È vero che lo scrittore Lattanzio (250-317) rifiuta l'idea che il mondo sia sferico, ma su questo non viene seguito da nessuno. Infatti, poco dopo, Agostino di Ippona, che è una delle massime autorità per i medievali, in un suo commento alla Genesi (Genesi ad litteram), considera la Terra come un pianeta sferico: «dato infatti che l'acqua ricopriva ancora tutta la Terra, nulla impediva che su una faccia di questa massa sferica d'acqua la presenza della luce producesse il giorno e che nell'altra faccia l'assenza della luce producesse la notte la quale, a cominciar dalla sera succedesse sulla faccia dalla quale la luce s'allontanava verso l'altra faccia» (Libro I, 12.25).
    Molte copie medievali degli scritti di Macrobio (V sec.) contengono mappe della Terra che includono i poli Nord e Sud e le zone climatiche descritte da Tolomeo; viene mostrata la sfera della Terra (globus Terrae) al centro di tutte le altre sfere celesti.
    Isidoro di Siviglia (559-636), autore della più famosa "enciclopedia" medievale, dice in un'altra opera (De naturam rerum) che la Terra è sferica. Il monaco Beda il Venerabile (673-735) spiega: «Noi diciamo che la Terra è un globo [...]. Perché è realmente un orbe collocato al centro dell'universo; nella sua larghezza è come un cerchio, e non circolare come uno scudo ma piuttosto come una palla» (De temporum ratione, 32). Il libro di Beda è molto diffuso tra i preti del periodo carolingio.
    Teodorico di Chartres (m. 1155 circa) dice che, durante la creazione del mondo, l'aria circonda e stringe la Terra da ogni parte, raccogliendola in «forma sferica» e conferendole la durezza che constatiamo oggi (De sex dierum operibus, 8).
    Anche Ruggero Bacone (XIII sec.) e Tommaso d'Aquino (XIII sec.) dicono che la Terra è sferica. Tommaso d'Aquino scrive: «Le scienze si distinguono per il diverso metodo che esse usano. L'astronomo e il fisico possono entrambi provare la stessa tesi che la terra, per esempio è sferica: l'astronomo lo dimostra con l'ausilio della matematica, il fisico lo prova attraverso la natura della materia» (Summa Theologiae, I, q. 1, a. 1).
    Ancora, Giovanni Sacrobosco nel 1230 scrive il Tractatus de Sphaera, libro molto usato nelle università, in cui la Terra è considerata sferica.
    Poi, nella Divina Commedia, Dante Alighieri descrive la Terra come una sfera, al centro della quale immagina di trovare il Diavolo. Dante immagina di scendere oltre le anche del Diavolo, cioè più giù del centro della Terra, e quindi di trovarsi capovolto, a causa di ciò che oggi chiamiamo forza di gravità. Quindi sale a piedi verso una sorta di polo Sud, insieme a Virgilio.
    Nicola d'Oresme (XIV sec.) si chiede cosa succederebbe se un oggetto fosse fatto cadere in un pozzo passante per il centro della Terra: forse oscillerebbe tra un estremo e l'altro del pianeta.

    LA SFERA E LA CROCE
    D'altra parte, l'idea che la Terra sia considerata sferica si deduce anche da alcuni elementi delle immagini del tempo. Il globo crucigero (globus cruciger) è una sfera con in cima una croce: un simbolo cristiano usato sulle monete, nelle immagini e nelle insegne per tutto il Medioevo. Rappresenta il dominio di Cristo (la croce) sul mondo (la sfera). Il primo utilizzo di questo simbolo sulle monete sembra risalire alla prima metà del 400 d. C., cioè a partire dall'imperatore Teodosio II (401-450), quindi prima che inizi il Medioevo.
    Inoltre, la Terra viene rappresentata in trattati sulla natura. Tra le molte immagini medievali che rappresentano la Terra sferica, ci sono quelle del Liber divinorum operum di Ildegarda di Bingen (1098-1179)
    Insomma, lo storico della scienza medievale Edward Grant trae la conclusione: «contrariamente a un moderno errore popolare, per il quale prima della scoperta di Cristoforo Colombo si sarebbe pensato che la Terra fosse piatta, non si conoscono flat-earthers [terrapiattisti] di una qualsiasi importanza nell'Occidente latino (medievale)».

    UNA BUFALA ANTIMEDIEVALE
    Il primo a raccontare un dibattito immaginario tra Colombo e i terrapiattisti è lo scrittore W. Irving, che pubblica La vita e i viaggi di Cristoforo Colombo nel 1828. Poi, nel 1874, lo storico dilettante J. W. Drapier pubblica la Storia del conflitto tra religione e scienza: per lui i medievali sono terrapiattisti e quindi avversari della scienza.
    Il divulgatore N. C. Flammarion pubblica nel 1888 il racconto di un missionario medievale che arriva ai confini della Terra e tocca il punto in cui essa si incontra con la volta celeste. Il racconto è accompagnato da un'immagine (una xilografia), spesso riproposta in testi successivi. Il racconto non è in nessun scritto medievale, quindi è frutto di fantasia, come pure l'immagine. A. D. White, in Storia della lotta della scienza con la tecnologia nella cristianità (1896), cita Cosma Indicopluestes (VI sec.), che parla di Terra piatta. La teoria di Cosma viene usata per dire che i medievali sono terrapiattisti. Ma Cosma è un isolato. Il suo testo è ignoto al mondo occidentale fino al 1706, ed è pubblicato in inglese solo nel 1897. Nessun autore medievale latino lo conosce.
    Perché si è cercato di far credere che i medievali fossero terrapiattisti?
    Secondo alcuni autori ottocenteschi, la religione deve essere superata. Per ottenere questo, bisogna convincere la gente che la religione e la scienza sono nemiche. Anche a costo di inventare bufale, come spiega lo storico J. Russell, nel suo Inventing the Flat Earth: Columbus and Modern Historians (1991).

    Nota di BastaBugie: anche Wikipedia ammette che la sfericità della terra era considerata una nozione acquisita, ben nota e non più argomento di discussione sia da Platone sia da Aristotele. Eratostene, nel III secolo a.C., non solo usò coordinate sferiche per rappresentare i punti della superficie terrestre, ma calcolò anche con ottima approssimazione la circonferenza della Terra. Al tempo di Plinio il vecchio, nel I secolo la forma sferica era generalmente accettata da tutti gli intellettuali del mondo occidentale.
    Tolomeo disegnò le sue mappe considerando la terra sferica e i suoi scritti furono basilari per l'astronomia europea nel corso del medioevo. La moderna idea (sbagliata) che nel Medioevo si credesse che la terra fosse piatta è entrata nell'immaginario collettivo nel XIX secolo, frutto delle idee positiviste (dell'illuminismo e della rivoluzione francese).
    L'accusa di credere alla terra piatta viene usata anche oggi contro coloro che credono alla creazione dell'universo in sei giorni secondo il racconto della Genesi, ma come ha dimostrato questo articolo è una accusa priva di fondamento.
    Per saperne di più sulla creazione in sei giorni si può leggere il seguente articolo cliccando sul seguente link:

    LA SCIENZA NON PUO' NEGARE CHE LA TERRA SIA GIOVANE E LA CREAZIONE DELL'UNIVERSO SIA AVVENUTA DAVVERO IN SEI GIORNI
    Pio XII ribadì che i primi 11 capitoli della Genesi sono storici in un senso vero (del resto fino al 1800 nessuno metteva in dubbio che la creazione fosse avvenuta in sei giorni e che la terra avesse solo qualche migliaio di anni)
    di Padre Angelo
    http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5450

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5841

    ANCHE SENZA FEDE, LA RAGIONE PERMETTE DI SCOPRIRE CON CERTEZZA L'ESISTENZA DI DIO di Pierfrancesco Nardini
    La storia della creazione del mondo e dell'uomo ci è rivelata in modo dettagliato dalla Sacra Scrittura (Genesi).
    «La Rivelazione divina è la manifestazione fattaci da Dio di una verità, per illuminare la nostra mente in modo soprannaturale» (Casali).
    Per togliere ogni dubbio, nell'eventualità che a qualcuno non basti la S. Scrittura per convincersene, la Chiesa ha definito la creazione divina nei Concili Laterano IV e Vaticano I. È quindi qualcosa a cui dobbiamo credere assolutamente. In mancanza non saremmo cattolici. «Per fede divina e cattolica si debbono credere tutte quelle cose, che sono contenute nella parola di Dio, scritta o tramandata e che dalla Chiesa, sia con solenne giudizio, sia con l'ordinario e universale magistero, ci vengono proposte a credere come divinamente rivelate» (Concilio Vaticano I).
    Per questo nel Credo professiamo che Dio è "Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili".
    È comunque sufficiente la ragione per credere che Dio ha creato tutto dal nulla.
    «Creare significa fare qualche cosa dal nulla servendosi di nulla» (Dragone). Anche la Treccani online definisce "creare" come «trarre, far nascere dal nulla, riferito spec. a Dio».
    L'uso di questo verbo riferito all'uomo è sempre per estensione e usato come sinonimo di altri verbi.
    L'uomo, infatti, non può creare dal nulla. Può costruire grattacieli altissimi e magnifiche cattedrali, ma non le può creare dal nulla. Userà infatti, ad es., i mattoni, che a loro volta sono costruiti da altri. Nessun uomo potrà però dar vita dal nulla alle materie prime ed essenziali alla base di ogni materiale utile per la costruzione.
    Solo Dio può creare dal nulla. L'uomo no. "C'è chi può e chi non può", diceva una famosa pubblicità dei tempi passati. Ci sono azioni che Dio può compiere e che gli uomini non possono.

    DIO HA CREATO IL MONDO E GLI UOMINI
    È quindi ragionevole capire che Dio ha creato il mondo e gli uomini. D'altronde, «il mondo ha realmente tutti i caratteri di un effetto, cioè di un ente ab alio (perché finito, mutabile, contingente, molteplice)» (DIZ.).
    È ragionevole, infatti, pensare che all'inizio di tutto ci sia una Causa prima e che non è convincente la soluzione di una casuale costituzione del mondo da un preesistente caos. Uno studio ha rivelato che il numero che indica la percentuale di possibilità che dal caos potesse nascere casualmente il mondo come lo conosciamo e l'umanità è talmente grande da rendere chiara la difficoltà della cosa.
    Se potessimo risalire da uomo a uomo, da generazione a generazione fino all'inizio vedremmo che una Causa prima è necessaria: non può l'uomo, essere finito, essersi creato da solo. Men che meno il mondo e l'universo.
    Sembrano molto meno verosimili o, proprio, «assurdi» (DIZ.) gli altri sistemi posti a soluzione della Creazione (ad es. Materialismo, Panteismo, Dualismo assoluto, Monismo, Trasformismo, Evoluzionismo). Alcuni di questi sono anzi chiaramente in contrasto con la fede cattolica.
    La Chiesa nel corso dei secoli ha spesso dovuto difendere questa verità (ad es. contro i Neoplatonici, gli Gnostici e i Manichei).
    Questo argomento riporta ad un'altra verità che vi è connessa: la dimostrabilità dell'esistenza di Dio. Ai nostri giorni sono molte le persone che più che non credere che Dio esista (oramai i veri atei sono pochissimi), ne credono impossibile la dimostrazione.
    Anche questa verità però rientra nella possibilità di comprenderla con la sola ragione, senza dover neanche troppo scervellarsi.

    UNA VERITÀ DI FEDE CATTOLICA
    Il ragionamento è lo stesso di quello fatto prima. La creazione qualcuno la deve aver fatta, pertanto presuppone necessariamente e ragionevolmente un Creatore, una Causa prima, la cui esistenza, pur impossibile da spiegare in se stessa, ossia nei suoi meccanismi e nelle sue dinamiche, è possibile credere verosimile con la semplice ragione.
    Il Casali dice che «l'esistenza di Dio è una verità che non è nota di per sé stessa; ma che con certezza si può conoscere e dimostrare colla ragione, per mezzo delle cose create».
    Per non appesantire troppo queste righe si approfondirà questo tema in un'integrazione. Qui ci limitiamo a notare quanto segue.
    Questa verità è stata definita come verità di fede divino cattolica dalla Chiesa nel Concilio Vaticano I: «se alcuno avrà detto che Dio uno e vero, Creatore e Signore nostro non si può conoscere con certezza colla luce naturale della ragione umana, per mezzo di quelle cose che sono state fatte, sia scomunicato».
    Il Magistero ha sempre continuato ad insegnare questa verità. Riportiamo due esempi autorevoli.
    «[Dio] si può conoscere con certezza e perciò si può anche dimostrare» (S. Pio X, Motu proprio, 1.9.1910).
    «Quegli argomenti coi quali Tommaso insegna che Dio esiste e che è l'Unico Essere sussistente di per sé stesso, sono anche oggi, come nel Medio Evo, gli argomenti più solidi di tutti per provarlo» (Pio XI, Enc. Studiorum ducem).

    Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 60 minuti) dal titolo "L'inganno di Darwin" il professor Roberto De Mattei, già vicedirettore del C.N.R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha affrontato il tema dell'evoluzionismo: oggi è molto difficile parlarne, in quanto viene insegnato nella scuole e nei mezzi di comunicazione come un dogma intoccabile scientificamente dimostrato. L'evoluzionismo invece è la visione filosofica secondo cui l'universo e tutta la materia sarebbero in continua evoluzione da forme imperfette a forme sempre più perfette e l'uomo farebbe parte di questo processo. Noi non ce ne accorgiamo, ma ormai le nostre idee e il nostro linguaggio sono imbevuti di questo modo di pensare. Eppure quella evoluzionista è soltanto una teoria, cioè non è dimostrata scientificamente. Secondo il metodo galileiano perché le ipotesi si trasformino in leggi universali occorre che siano sperimentabili e verificabili sempre, ovunque e da tutti. E l'evoluzionismo non ha nessuna prova a suo favore.

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5643

    LA DATAZIONE DELLA SINDONE CON IL METODO DEL RADIOCARBONIO FU UNA TRUFFA di Emanuela Marinelli
    Non ci sono prove conclusive che la Sindone sia medievale. Nel 1988 fu effettuata una datazione radiocarbonica della Sindone, da molti ritenuta il lenzuolo funerario di Gesù. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, fu chiaro: la Sindone è medievale (1260-1390 d.C.). Fino ad ora, questa conclusione era stata ritenuta dalla maggior parte degli scienziati come una confutazione dell'autenticità del telo. La nostra nuova analisi statistica, basata sui dati ufficiali e i dati grezzi (pubblicati solo recentemente), dimostra che questa conclusione non è affidabile. La nostra analisi prova che non c'è evidenza definitiva che la Sindone di Torino sia medievale. Questi nostri risultati sono stati pubblicati su una rivista di Oxford, Archaeometry, edita per conto dell'Oxford Research Laboratory for Archaeology and the History of Art.
    Fin dalla pubblicazione dell'articolo su Nature, molti ricercatori hanno richiesto, invano, la pubblicazione dei dati grezzi. Infatti, i tre laboratori (Oxford, Tucson, Zurigo) e il British Museum, l'istituzione incaricata dell'analisi statistica, hanno sempre eluso tale richiesta. Nel 2017, per la prima volta, uno dei ricercatori del nostro team, il francese Tristan Casabianca, ha richiesto legalmente (tramite il Freedom of Information Act) al British Museum tali dati, riuscendo a ottenere i report inviati dai tre laboratori all'istituzione.
    PROCEDURE SCORRETTE
    Fin dal 1988 erano sorti molti dubbi sulle conclusioni della datazione della Sindone al Medioevo. Nel 2013, un'analisi statistica basata sui dati ufficiali mise in dubbio la validità dell'articolo pubblicato su Nature. Ma la questione principale ruotava attorno ai dati grezzi, i dati usati dai laboratori per ottenere le datazioni pubblicate su Nature. Una volta ottenuti questi dati, abbiamo usato diversi strumenti statistici molto potenti per individuare eventuali problemi (analisi della varianza, test di Ward e Wilson, test parametrici e non-parametrici e un software promosso da Oxford usato attualmente dagli analisti che si occupano di datazione al radiocarbonio, l'OxCal). I risultati suggeriscono fortemente che i laboratori hanno prodotto risultati differenti non riconducibili allo stesso fenomeno. Probabilmente, durante il processo di datazione qualcosa è andato storto e la causa andrebbe rintracciata nella non omogeneità dei campioni selezionati.
    I nostri risultati sono ulteriormente corroborati dal fatto che i campioni di controllo non hanno mostrato le stesse problematiche. In aggiunta a ciò, i tre laboratori menzionano la presenza di importante materiale eterogeneo non menzionato nell'articolo su Nature, quale antico cotone o fili blu e rossi.
    La documentazione rilasciata dal British Museum dipinge un quadro molto più complesso di quanto presentato nell'articolo su Nature. Per esempio, possiamo ora affermare con certezza che uno dei laboratori - quello di Tucson (Arizona) - realizzò otto misurazioni, e che queste misurazioni grezze mostrano eterogeneità. Queste eterogeneità non sono menzionate su Nature. Sulla base di questi risultati, non è possibile continuare ad affermare che la quantità di atomi di C14 nei campioni era costante, il che rappresenta un'assunzione fondamentale per la datazione. Eliminare i valori estremi risulta quindi impossibile, perché ciò si tradurrebbe in una decisione puramente arbitraria.
    Le nostre scoperte evidenziano il fatto che le procedure (selezionate dopo più di 10 anni di negoziazioni tra archeologi, esperti di tessuti e Santa Sede) sono state ben lontane dalla perfezione. Questo punto era già stato messo in luce da vari ricercatori, tra cui Harry E. Gove, l'inventore del metodo AMS, il metodo unico e innovativo usato per testare la Sindone. In molti erano preoccupati del fatto che con solo 3 laboratori, se qualcosa fosse andata male in uno di essi, sarebbe stato impossibile sapere quale invece avesse prodotto risultati attendibili. Inoltre, non c'è certezza del fatto che il protocollo sia stato strettamente seguito da tutti i laboratori. Per esempio, un sotto-campione non fu testato e quindi non fu distrutto dal laboratorio in Arizona.
    È NECESSARIO UN NUOVO ESPERIMENTO?
    Nel 1988, durante una famosa conferenza stampa, gli scienziati rivelarono al mondo che l'età della datazione era compresa negli anni "1260-1390!" (con il punto esclamativo). Il nostro studio rende più che legittimo cambiare questo punto esclamativo in un punto interrogativo. Non si può più dire che le conclusioni della datazione al radiocarbonio sono, con confidenza al 95%, accurate e nemmeno che sono rappresentative dell'intero tessuto. Dai risultati ottenuti nel 1988 nessuno può affermare con certezza che la Sindone abbia origini medioevali.
    Una nuova datazione è quindi necessaria, ma dovrebbe essere inserita in un vero processo interdisciplinare e, se possibile, utilizzando tecniche di datazione non distruttive. Questa procedura dovrebbe essere pensata attentamente e applicata impegnandosi preventivamente a rendere liberamente consultabili i dati.
    Nel 1988 in molti presentarono la datazione medievale della Sindone come il trionfo della scienza sulla religione o quantomeno come il trionfo della scienza sulle reliquie e sulle affermazioni dei miracoli. La nostra visione è molto più sottile: quando lo strumento di indagine è la rigorosa analisi scientifica, le conclusioni passate, seppur proposte da scienziati, possono e devono essere messe sempre in dubbio, anche dopo 30 anni.
    La storia scientifica della Sindone iniziò circa 120 anni fa. La prima fotografia fu realizzata del fotografo astigiano Secondo Pia e la controversia riguardo alla sua veridicità fu rinvigorita. Le nostre scoperte dimostrano che questa storia scientifica non è ancora conclusa e forse non lo sarà mai. La Sindone fu definita il «Vangelo per il XX secolo» e non esiste dubbio sul fatto che sarà anche il Vangelo del XXI secolo. Come affermò san Giovanni Paolo II, la Sindone è «una sfida alla nostra intelligenza».

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5104

    LA TRUFFA DELLA TEORIA DEL TUTTO DI STEPHEN HAWKING, L'ASTROFISICO SENZA NOBEL di Francesco Agnoli

    L'astrofisico Stephen W. Hawking si chiese, in una circostanza, se fosse più famoso per la sua sedia a rotelle o per le sue scoperte (che, per quanto notevoli, non gli sono mai valse il Nobel, a dimostrazione di come la fama mediatica non sia sempre del tutto rispettosa della realtà delle cose).
    Forse ora, leggendo i giornali che lo hanno celebrato, sorriderà nel vedere che la maggior parte di coloro che lo hanno ricordato hanno capito poco e dell'una e delle altre.
    Anche per "colpa" di Hawking, bisogna pur dirlo.
    Perché questo grande fisico inglese ha portato il suo male, come è naturale, in modo diverso nel tempo, e perché ha più volte cambiato le sue idee filosofiche.
    Un giorno raccontò che la vita era diventata noiosa, e che era tornata a sorridergli solo dopo aver saputo della sua malattia, cioè quando si era accorto che poteva perderla. In altre circostanze ha lasciato intendere che avrebbe potuto ricorrere all'eutanasia, ma non solo non lo ha mai fatto, ma anche ringraziato la moglie che, nel 1985, disse il suo no deciso ai medici che ritenevano di dovergliela praticare.
    Come sta un uomo con il suo dolore? Quali domande si fa sul senso della vita?
    E' facile immaginarlo: tantissime.
    Ancora di più, forse, se ha vicino una moglie cattolica che gli parla di Dio, e se, di mestiere, si occupa di studiare, oltre ai buchi neri, il Big bang.
    I PRIMI ISTANTI DELL'UNIVERSO
    Eh già, studiare il Big bang significa andare ai primi istanti dell'Universo, per chiedersi se esso sia nato davvero o meno; e, se è nato, da Chi.
    Hawking lo aveva chiaro: sebbene nel suo best seller, Dal big bang ai buchi neri non lo citi mai, sapeva bene che la teoria del Big bang deve la sua esistenza ad un sacerdote cattolico, George Eduard Lemaitre che nel lontano 1931 aveva sollevato un vespaio, rilanciando con la sua ipotesi il dibattito su Dio: se l'Universo è nato, perché? Da chi? Con quale scopo?
    Per questo nel libri di Hawking ritorna sempre la domanda: "Perché l'universo esiste? Perché noi esistiamo?".
    Bisogna ricordare che nel 1970, insieme a Roger Penrose, uno scienziato non inferiore a lui, sebbene meno noto al grande pubblico, Hawking aveva proposto il "teorema della singolarità", da lui commentato con queste parole: "Mostrammo che [...]qualsiasi modello ragionevole di universo doveva iniziare con una singolarità. Ciò significava che la scienza poteva predire che l'universo doveva avere avuto un inizio, ma che non poteva predire come l'universo doveva cominciare, poiché tale compito era di competenza di Dio" (S.Hawking, in Buchi neri e universi neonati).
    In altre parole il teorema rafforzava l'idea di molti: l'universo è nato, quindi non è eterno nè autosufficiente, ma richiede un Creatore, il quale solo, nella sua Onnipotenza, conosce fino in fondo la natura stessa dell'universo. Sì perché la singolarità rappresenta una situazione per noi inconoscibile, una condizione del cosmo impenetrabile dalla mente umana, perché in essa non vigono le leggi della natura a noi note.
    L'universo ha dunque bisogno di un Creatore e l'uomo è incapace di comprendere tutto?
    Le cose sembrerebbero stare proprio così, e per questo Hawking rimane, a lungo, dubbioso: nel suo best seller citato, un Creatore sembra a volte innegabile, a volte inutile.
    SULLA CATTEDRA DEL CRISTIANO ISAAC NEWTON
    Non bisogna dimenticare che Hawking ha occupato la cattedra che era stata di Isaac Newton, convintissimo della necessità, per l'universo, di un Creatore. Hawking non può non fare i conti, oltre che con le sue domande esistenziali, con i suoi grandi ispiratori: il devoto protestante Newton e il devoto cattolico Lemaitre. A tutto ciò si aggiunge, lo possiamo intuire, una domanda personale incalzante: perché, il mio dolore? Quale senso, nella mia vita?
    La conclusione del libro Dal Big bang ai buchi neri è celeberrima: Hawking si chiede se riusciremo a trovare una "teoria completa" che ci aiuti a risolvere il problema "del perché noi e l'universo esistiamo". E conclude: "Se riusciremo a trovare la risposta definitiva a questa domanda, decreteremo il trionfo definitivo della ragione umana: giacché allora conosceremo la mente di Dio". Si noti il "se": Hawking non sa, propone solo un'ardita ipotesi.
    Approfondita successivamente: rinnegato il suo stesso teorema della singolarità, che apre troppi spazi a Dio, Hawking avanza un'ipotesi che possa permettergli di sbarazzarsene.
    Nel 2010, nel suo Il grande disegno, propone un universo senza inizio. Si tratta di un'ipotesi poco fondata, ma, a suo dire, promettente, tanto che nella stessa pagina Hawking scrive: "non abbiamo una risposta definitiva, ma oggi disponiamo di una candidata alla teoria ultima del tutto: la teoria M. Se confermata, sarà... il trionfo della ragione umana. Quanto ad un presunto Creatore del grande disegno (parola usata da Newton proprio per indicare l'universo come opera di un grande Pittore, ndr), la scienza dimostra che l'universo può crearsi dal nulla sulla base delle leggi della fisica. Non è necessario appellarsi a Dio per accendere la miccia e mettere in moto il processo".
    Il concetto, come si vede, non è del tutto logico: si parla di ipotesi, da confermare, ma poi si dà per certo che Dio non sia più necessario.
    DIO NON SERVE; L'UOMO CAPIRÀ OGNI COSA
    Le due tesi contenute in queste parole (Dio non serve; l'uomo capirà ogni cosa) destano subito delle reazioni: il premio Nobel per la Fisica del 2006, proprio per gli studi sul Big bang, George Smoot, ha appena scritto, nel suo Wrinkles in time, l'esatto contrario; l'amico Roger Penrose nota che la M-teoria "non è nemmeno una teoria, non è scienza ma un insieme di speranze, idee, aspirazioni". Altri, fisici, astrofisici e filosofi, fanno notare a Hawking che si è dimenticato di spiegare la cosa fondamentale: da dove derivano le "leggi della fisica" che lui stesso pone come condizione necessaria per l'esistenza dell'universo?
    L'astrofisico Piero Benvenuti, segretario generale dell'Unione Astronomica mondiale, in una intervista concessa allo scrivente e contenuta in "Gli scienziati davanti al mistero del cosmo e dell'uomo. Piccoli dialoghi su grandi temi" dichiara: "Mah, Hawking è un grande scienziato, non all'altezza dei giganti, come si potrebbe credere dai media, ma un grande. Eppure nel suo ultimo libro, Il grande disegno, lui o chi lo ha scritto per lui, dice delle enormi sciocchezze filosofiche. Non arriveremo mai ad una teoria del tutto... noi conosciamo solo il 4 o 5 per cento di ciò che esiste... esistono l' "energia oscura" e la "materia oscura" che chiamiamo così perché in verità non sappiamo cosa siano... Tra vent'anni cosa può saltare fuori? E' recentissima la scoperta delle onde gravitazionali, che ci porteranno altri elementi. La scienza è un'avventura continua per fortuna...".
    Il fisico italiano Franco Saporetti, nel suo "Big bang: chi ha acceso la miccia?", dopo aver provato l'insostenibilità di una conoscenza umana assoluta (basterebbero il principio di indeterminazione o le teorie del caos a provare l'esistenza di realtà per l'uomo intrinsecamente inconoscibili), ricorda un fatto importante: dopo il libro del 2010, Hawking stesso ha poi rinnegato la sua ipotesi che sia possibile per l'uomo conoscere davvero "la mente di Dio".
    HO CAMBIATO IDEA
    In una conferenza dal titolo Gödel e la fine dell'universo, infatti, Hawking ha affermato: "ho cambiato idea... il teorema di Gödel assicura che ci sarà sempre lavoro per i matematici", e che non arriveremo mai a scrivere il libro definitivo di matematica, fisica ecc...
    E allora perché i giornali continuano a presentare Hawking come il sostenitore, sempre e comunque, della teoria del Tutto?
    Forse perché a qualcuno, come nell'Ottocento, piace ancora pensare che la mente umana potrà un giorno risolvere ogni mistero?
    Ma che questo non accadrà mai non solo è dimostrato dai teoremi di incompletezza di Kurt Gödel; non solo è stato sostenuto con argomenti molto forti, per stare solo al Novecento, da Albert Einstein, Werner Heisenberg e Max Planck, i massimi fisici del secolo, ma è evidente per il fatto che il limite della scienza è l'uomo stesso, come notava il padre della biochimica Erwin Chargaff.
    Sono la curiosità e la sete insaziabile di conoscenza di Hawking, come pure la sua malattia e la sua morte, a rivelarci e la nostra grandezza e la nostra piccolezza di uomini.
    Concludo con due pensieri autorevoli. Il primo, formulato nel 1930, è di Max Planck, padre della fisica quantistica, premio Nobel per la Fisica, credente: "Di fronte a Dio tutti gli uomini, anche i più perfetti ed i più geniali... sono creature primitive... e sarebbe temerario ed assurdo tentare di imitare l'occhi divino e di ripensare completamente i pensieri della mente divina. L'intelletto comune dell'uomo non saprebbe comprenderne i profondissimi pensieri neppure se gli venissero comunicati" (M. Planck, La conoscenza del mondo fisico).
    Il secondo, del 2017, è di Carlo Rovelli, fisico contemporaneo, ateo: "La natura del tempo resta il mistero forse più profondo. Strani fili lo legano agli altri grandi misteri aperti: la natura della mente, l'origine dell'universo, il destino dei buchi neri, il funzionamento della vita" (C. Rovelli, L'ordine del tempo).
    Nota di BastaBugie: Marco Respinti nell'articolo sottostante dal titolo "La truffa della teoria del tutto, Hawking ora sa tutto" parla della grande truffa che ha accompagnato il pensiero di Stephen W. Hawking, l'astrofisico sco

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3400

    LEMAÎTRE, IL SACERDOTE CATTOLICO CHE NEL 1931 PROPOSE PER PRIMO LA TEORIA DEL BIG BANG: FU DERISO DA EINSTAIN... MA AVEVA RAGIONE LUI di Francesco Agnoli

    Martedì 29 luglio 2014, alle 23.27, è partito il lancio nello spazio, ad opera dell'Esa (European Space Angency), del quinto Atv. Gli Atv sono i veicoli di trasferimento automatizzati più potenti e che offrono una maggior capacità di carico tra tutti i veicoli che visitano la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), posta ad altezza orbitale di 330 km. Il quinto Atv è il veicolo più affidabile e complesso mai costruito in Europa. Il suo compito è quello di rifornire l'equipaggio dell'ISS di cibo, acqua, ossigeno, e attrezzatura di ricerca (per un totale di 6,6 tonnellate di materiali). [...]
    L'atv-5, lanciato a 260 km di quota (20 volte l'altitudine di crociera di un aereo passeggeri), da Kourou, nella Guyana francese, su un razzo Ariane 5 (alto 52 metri), prende il nome da Georges Eduard Lemaître, il sacerdote belga "padre della teoria del Big Bang".
    Il suo nome, piuttosto sconosciuto al grande pubblico, ma non agli astronomi, è stato proposto dalla delegazione belga all'ESA. In particolare il suo Direttore Generale, l'ingegnere aeronautico Jean-Jaques Dordain, ha ricordato il ruolo del Belgio fin dall'esordio dell'avventura spaziale europea e ha aggiunto: "Dando il nome di Georges Lemaître ad ATV-5, onoriamo uno scienziato di importanza mondiale, che con i suoi studi ha permesso di ampliare le nostre conoscenze dell'universo". A sua volta il ministro belga responsabile per le attività spaziali, Paul Megnette, ha dichiarato: "Questo mostra che il lavoro e le scoperte di Lemaître non sono state dimenticate e che sono ancora oggi importanti e fondamentali".
    La brochure ufficiale dell'Esa definisce Lemaître "un genio" che ha dato inizio a "un'era". Mentre infatti tutti ritenevano che "l'universo fosse infinito" e "che il suo aspetto generale si mantenesse costante", egli propose per primo "l'idea che l'universo avesse avuto inizio in un preciso momento nel quale tutta la materia e tutta l'energia erano concentrate in un solo punto. Nacque così la teoria del Big Bang".
    Lemaître non fu solo colui che propose per primo la dottrina dell' "atomo primitivo" (1931), ribattezzata, in origine in termini spregiativi, "Big Bang", ma anche colui che per primo, precedendo Hubble, intuì l'espansione dell'Universo (1927) e l'astronomo che, con Gamow, ipotizzò l'esistenza di una radiazione cosmica di fondo che sarebbe stata scoperta solo nel 1964 da Arno Penzias e Robert W. Wilson (meritevoli, per questo, del Nobel, nel 1978).
    La storia del graduale affermarsi della teoria del Big bang è assai curiosa. Infatti il suo promotore dovette scontrarsi con forti pregiudizi. Il primo a non comprenderlo, fu, in due occasioni, Albert Einstein, contrario all'idea di un universo non spinoziano, cioè non statico e non eterno. A lungo l'idea di Lemaître fu contrastata dai fisici sovietici e dagli scienziati che avevano sposato l'ortodossia materialista, secondo la quale l'universo non può che essere eterno, statico ed infinito, come la materia increata.
    Invece Pio XII, pontefice molto attento alle scoperte scientifiche, si espresse subito a sostegno dell' "atomo primitivo" di Lemaître. Per il papa, infatti, il Big Bang implica il venire all'essere di qualcosa che prima non c'era; di qualcosa di mutevole, caduco, contingente, che rimanda all'Immutabile e richiede una Causa prima, secondo l'insegnamento tomista ("Tutto ciò che può essere e non essere, ha una causa"). Il Big Bang aiuterebbe insomma a comprendere la dottrina biblica della "creazione dal nulla". Di qui un cenno di Pio XII, quasi esplicito, al Big bang, il 22 novembre 1951: "Così tutto sembra indicare che l'universo materiale ha preso, da tempi finiti, un potente inizio, provvisto com'era di un'abbondanza inimmaginabilmente grande di riserve energetiche, in virtù delle quali, dapprima rapidamente, poi con crescente lentezza, si è evoluto allo stato presente". Troppa fretta di far concordare il concetto metafisico di creazione, con l'idea di un inizio fisico dell'universo? No, Pio XII voleva solo far capire che anche gli scienziati erano giunti, in piena autonomia, ad ipotizzare la contingenza dell'universo. Strano a dirsi, ma a dispiacersi, parzialmente, per la evidente sponsorizzazione del Big bang fu proprio il devoto sacerdote Lemaître, che Pio XII avrebbe posto a capo della Pontificia Academia delle Scienze. Sia perché credeva che fosse prematuro dare per vincente la sua ipotesi così "bizzarra" e avversata; sia per evitare, da parte di altri scienziati, ulteriori contrapposizioni ideologiche e non scientifiche, a causa delle implicazioni teologiche dell' "atomo primitivo".
    Una curiosità: una bella foto di Lemaître in clergyman sarà firmata dagli astronauti presenti nell'ISS, e verrà riportata poi sulla Terra. Con un po' di ritardo, qualcuno si ricorda del prete che circa un secolo fa ha cambiato il modo di vedere l'Universo.

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    LUCI E OMBRE DI RITA LEVI MONTALCINI di Giovanna Arcuri
    Il politicamente corretto ha le sue regole e sono regole ferree. Una di queste impone che di alcuni personaggi della cultura, della politica, delle arti etc non si possa che parlare bene, anzi benissimo. I distinguo sull'operato di questi soggetti vengono giudicati, ben che vada, come un'operazione di cattivo gusto.
    Rita Levi Montalcini, deceduta lo scorso 30 Dicembre all'età di 103 anni, forse appartiene alla schiera di questi intoccabili, perché oggi ricevere un Nobel – un qualsiasi nobel – è salire agli onori degli altari laici già in vita, immaginarsi quando poi si è morti.
    Nessuno discute qui le sue capacità scientifiche (non è il nostro compito), ma il successo come scienziati non ne autorizza la beatificazione. In realtà nella vita della Montalcini ci sono luci e ombre. La sua esistenza sin da giovane è segnata dalla sofferenza: di origine ebraica, nel 1938 deve lasciare l'Italia a seguito delle leggi razziali e riparare in Belgio. Ma l'esilio dura poco: nel '40 scappa di nuovo, lascia il Belgio a motivo dell'invasione di Hitler e fa ritorno in Italia.
    Nel 1974 la Chiesa le chiede, prima donna, di entrare a far parte della Pontificia Accademia delle Scienza. Questo a riprova che la Barca di Pietro accoglie tutti, anche persone di credo differente. Anzi nel caso della Montalcini persino persone per nulla credenti. Infatti, intervistata da Piergiorgio Odifreddi nel sul libro "Incontri con menti straordinarie", alla domanda se credesse in Dio lei risponde: "Sono atea. Non so cosa si intenda per credere in Dio". Quindi nessuna discriminazione verso l'atea Montalcini da parte della Chiesa e stesso atteggiamento di rispetto del premio Nobel verso la Chiesa. Infatti in occasione della lettera appello di 63 docenti nel gennaio del 2008 affinché il Santo Padre non mettesse piede all'Università La Sapienza per tenere una lectio magistralis, la Montalcini, pur essendo stata invitata ad aderire, rifiuta di sottoscrivere l'appello. Nonostante ciò gira voce sui giornali che ci sia almeno un'adesione privata se non pubblica e formale, ma il premio Nobel smentisce categoricamente e fa sapere per bocca dell'Osservatore Romano che "in qualità di membro della Pontificia Accademia delle Scienze e dell'ammirazione che nutro verso il Pontefice non avrei mai espresso quanto attribuitomi".
    La ricerca scientifica, che la condusse a vincere il Nobel per la medicina nel 1986, fu una vera vocazione che la assorbì completamente tanto che forse per questo motivo non si sposò mai. Di certo interpretava la sua professione come una missione. Infatti ebbe a dire nel 2009 in occasione di una cerimonia presso l'Istituto Superiore della Sanità per celebrare i suoi 100 anni: "Non ero nata per fare lo scienziato, ma per andare in Africa ad aiutare chi ne ha bisogno. Da adolescente volevo andare in Africa come Albert Schweitzer e curare i lebbrosi. Adesso, nell'ultima tappa della mia vita, esaudisco il desiderio di aiutare popolazioni sfruttate. Posso dire che l'unico motivo per cui ho lavorato è stato aiutare gli altri". Tale slancio verso il prossimo è testimoniato anche dal fatto che lei, seppur atea, devolse parte dei proventi del premio Nobel a favore della Comunità ebraica di Roma per la costruzione di una sinagoga.
    Comprendeva anche i limiti della ricerca scientifica e non la venerava come una nuova religione che avrebbe liberato l'uomo dalle superstizioni e dai falsi miti. Infatti in occasione di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera nel Novembre del 2006 tenne a precisare che "gli scienziati non detengono il monopolio della saggezza. La soluzione dei problemi che affliggono l'intero genere umano, fino a porne in pericolo la sopravvivenza, spetta in pari misura a filosofi, uomini di religione, educatori e appartenenti ad altre discipline".
    Queste sono alcune luci della vita della Montalcini. Ma ci sono anche ombre. Sempre nell'intervista appena citata la Montalcini rende noto che si allinea al darwinismo duro e puro: "La recente rinascita del movimento creazionista, basata sulla concezione del 'disegno intelligente', nega la validità delle selezione darwiniana. Una negazione, questa, derivante dall'ignoranza delle rigorose prove dei nuovi apporti della genetica". Insomma chi nega che dietro il creato c'è un Creatore pecca di ignoranza.
    Ma proseguiamo nella lettura dell'articolo: "Personalmente, pur dichiarandomi laica o meglio agnostica e libera pensatrice, mi ritengo tuttavia profondamente 'credente', se per religione si intende credere nel bene e nel comportamento etico: non perseguendo questi principi, la vita non merita di essere vissuta". Cosa stona in questa frase che tutti sposeremmo appieno? Stona il fatto che il "credere nel bene e nel comportamento etico" per la Montalcini significava essere a favore di eutanasia, fecondazione artificiale e aborto.
    Nell'articolo citato la giornalista Barbara Palombelli le chiede cosa pensi dell'eutanasia. Ecco la sua risposta: "Nessuno ha il diritto di sopprimere la vita, l'eutanasia potrebbe essere concessa, sempre e soltanto nella fase terminale di malattie che provocano gravi sofferenze, in seguito a processi degenerativi o neoplastici senza speranza di guarigione. Sono favorevole all'eutanasia soltanto per la propria persona attraverso un testamento 'biologico' stilato, a norma di legge, in pieno possesso delle proprie facoltà mentali, nel quale si dichiari che qualora non si fosse più in grado di possedere le facoltà di intendere e di volere, una commissione di medici esperti può porre fine alle gravi sofferenze o ad una vita priva di capacità cognitive".
    Al tempo del referendum per abrogare alcune parti della legge 40 che disciplina la fecondazione artificiale l'associazione radicale Luca Coscioni la intervista per sapere le sue intenzioni di voto. "Voto naturalmente quattro Sì – risponde la Montalcini – perché penso che la legge 40 ci voleva, ha riempito un vuoto ma non l'ha riempito in modo soddisfacente e per va ampiamente revisionata. Su molte cose non sono d'accordo: l'impianto di embrioni senza l'analisi preventiva è assurdo, l'impianto dei tre embrioni è contro la donna, è tutto contro la salute della donna. Sono anche a favore dell'eterologa perché è permissiva e non costrittiva. Quindi ritengo che noi dobbiamo votare – non bisogna astenersi perché è assurdo – e bisogna votare per quattro Sì, che mi pare tengano conto di cose che, non si sa perché, la legge 40 non aveva esaudito come si doveva. Nutro vivamente la speranza di una vittoria del Sì perchè se dovesse vincere il No, secondo me, torniamo al Medioevo." E poi un appello: "Per il bene vostro e dei vostri figli voi dovete andare a votare, perché senza questo voto torniamo molto indietro, finiremo, probabilmente, per eliminare anche la legge sull'aborto".
    Per inciso, sull'aborto, la Montalcini negli anni Settanta fece parte Movimento di Liberazione Femminile per la regolamentazione dell'aborto. Non cambiò mai idea. Infatti il 25 Novembre 2009 all'Università Bicocca di Milano in occasione del "Sysbiohealth symposium 2009" dichiarò: la pillola abortiva RU486 "ha dato risultati straordinari. Penso molto bene di questo farmaco. Conosco colui che l'ha scoperto, è venuto da me e posso dire che i risultati sono straordinari". Una vera entusiasta della morte chimica del nascituro.
    In merito alla ricerca sugli embrioni il premio Nobel non ha dubbi: la legge 40 "limita la ricerca – afferma il 12 Aprile 2005 presso la Facoltà di Medicina dell'Università di Firenze - non ammettendo neppure l'uso di embrioni che purtroppo sarebbero votati ad essere gettati via. Non si devono fare gli embrioni per la ricerca scientifica, è assurdo, ma quelli che abbiamo in soprannumero debbono essere utilizzati perchè le possibilità delle cellule staminali embrionali sono enormemente superiori a quelle delle cellule adulte". Affermando lei nobel – a margine – una vera e propria inesattezza scientifica, dato che le staminali adulte ad oggi hanno ottenuto risultati ben più promettenti delle staminali embrionali.
    Perché tanto plauso a favore della sperimentazione sugli embrioni? Perché l'embrione non è una persona. "L'embrione – dichiara a Repubblica nell'Aprile del 2005 - è un ammasso di poche cellule privo della linea cerebrale che dà la possibilità di vita umana. La discussione se l'embrione è persona o no si trascina da molti secoli e sarà probabilmente sempre tale, ai limiti tra la legge, la morale, la scienza e la religione: ciò che non deve essere fatto è imporre per legge una credenza ideologica, religiosa e morale a tutti".
    Una figura quindi da incensare senza se e senza ma? Il caso della Montalcini pare che ci conforti nel dire che la regola dei distinguo valga ben più della regola del politicamente corretto.

  • TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=49

    E' MORTO CABIBBO, IL GRANDE FISICO ITALIANO A CUI E' STATO NEGATO IL PREMIO NOBEL PERCHE' CATTOLICO di Franco Gabici
    Nicola Cabibbo, scomparso a Roma lunedì sera all’età di 75 anni (era nato a Roma il 10 aprile 1935), apparteneva a quella generazione di fisici che ha dato contributi fondamentali alla fisica delle particelle elementari; un campo ostico che difficilmente si presta alla grande divulgazione, ma che gioca un ruolo importantissimo nella comprensione di molti fenomeni. Cabibbo, docente di fisica delle particelle elementari all’Università di Roma, era un nome molto noto ai fisici di tutto il mondo, che vedevano in lui un vero pioniere nel suo campo.
    Laureatosi in fisica a soli 23 anni con Bruno Touschek, il padre del primo acceleratore italiano di particelle costruito a Frascati, già nel 1961 pubblica un articolo sulla sezione d’urto, un lavoro fondamentale per chi studia i fenomeni di collisione delle particelle elementari, e due anni dopo firma sulla prestigiosa rivista Physical Review Letters l’articolo che lo avrebbe reso famoso in tutto il mondo dove introduceva una famosa costante, conosciuta oggi come «angolo di Cabibbo», per spiegare certe trasformazioni di particelle. Ma il nome del fisico italiano è finito anche nella cosiddetta «Matrice di CKM», dove Ckm è l’acronimo dei tre cognomi Cabibbo, Kobayashi e Maskawa. La «matrice di CKM» è un modello che ha consentito di prevedere l’esistenza di sei differenti tipi di quark, i mattoni ultimi della materia che combinandosi in diversi modi formano le particelle elementari (protoni, neutroni, elettroni...). Non a caso il nome di Cabibbo è il primo della «triade»; fu Cabibbo, infatti, coi suoi studi, ad aprire la strada a questo nuovo filone di studi volti alla comprensione dei meccanismi che spiegano l’intima struttura della materia. Ma grande fu la sorpresa dei fisici, soprattutto italiani, quando si apprese la notizia che la giuria di Stoccolma aveva conferito il Nobel per la fisica ai due ricercatori giapponesi che facevano parte della triade «Ckm», Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa, senza la minima menzione alle ricerche di Cabibbo.
    Qualcuno, probabilmente a ragione, avanzò l’ipotesi che l’esclusione di Cabibbo dal Nobel fosse stata causata dall’essere il fisico italiano il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, della quale faceva parte fin dal 1993. Va anche ricordato che Cabibbo è considerato anche il padre dei super calcolatori Ape (Array Processor Experiment), macchine che attualmente sono in grado di effettuare un miliardo di miliardo di operazioni al secondo!
    Da uomo di fede Cabibbo considerò sempre con grande equilibrio il rapporto fra scienza e fede, convinto che tra scienza e fede dovesse esserci «rispetto reciproco». Riteneva, inoltre, che non dovessero essere imposti dei limiti alla ricerca scientifica, ma che occorresse «fare attenzione alle possibili applicazioni e alle implicazioni etiche». E su quest’ultimo punto Cabibbo affermava che, se da un lato le religioni potevano dare gli input sull’etica, dall’altro era importante che la comunità scientifica avesse un ruolo positivo nell’elaborazione della morale. Non nascondeva che certe questioni potevano generare qualche imbarazzo fra religione e ricerca ma, parafrasando una famosa frase che Galilei passò a Cristina di Lorena («L’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarsi come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo»), sosteneva che l’uomo deve aspettarsi dalla fede la salvezza e non la spiegazione del mondo. Del resto era anche convinto che la scienza non potesse mettere in difficoltà la fede, perché le scoperte scientifiche sono 'vere' e ciò non può essere in contrasto con la creazione. Secondo Cabibbo infine la Chiesa, dopo aver rivolto le proprie attenzioni ai temi dell’evoluzionismo e della biologia, avrebbe dovuto presto confrontarsi anche con la fisica, soprattutto dopo i possibili sviluppi legati al funzionamento del più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra. E a questo proposito non condivideva la definizione di «particella di Dio» data al famoso «bosone di Higgs» al quale i fisici stanno dando da tempo la caccia. «Chiamare il bosone di Higgs la particella di Dio – commentò Cabibbo – è stata la trovata stravagante di un collega americano, ma con Dio non ha nulla a che fare». Cabibbo ha giocato un ruolo fondamentale anche nella politica della ricerca.
    Dal 1985 al 1993, infatti, è stato a capo dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare (Infn) e sotto la sua presidenza sono stati inaugurati i Laboratori nazionali del Gran Sasso, mentre dal 1993 al 1998 è stato presidente dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. L’attuale presidente dell’Infn, Roberto Petronzio, che fu allievo di Cabibbo, così ha commentato la morte del grande fisico: «Scompare uno scienziato dotato di un pensiero profondo e un grande maestro. Cabibbo è stato fra i protagonisti assoluti della scuola romana di fisica». Per il fisico Giorgio Parisi, uno dei suoi allievi più influenti, «è stato senza dubbio il punto di riferimento di un’intera generazione di fisici. A livello umano era una persona contagiosa. Si vedeva chiaramente che si divertiva a fare la fisica, che per lui era come se fosse un gioco». Molto significativo anche il commento di Luciano Maiani, presidente del Cnr: «Lavorare con lui era sorprendente. Conosceva tutta la fisica e aveva dimensioni intellettuali pari a quelle di Enrico Fermi». Proprio alcuni giorni fa per i suoi studi sull’«interazione debole» era stata conferita a Cabibbo la Medaglia Dirac, che equivale a un Nobel per la fisica; quasi un risarcimento per quel Nobel mancato che fece gridare allo scandalo. Molti parlarono di «scippo». Ma Cabibbo non offrì nessun commento e anche per questo dimostrò ancora una volta tutta la sua grandezza.