エピソード
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La dea in corazza splendente, con il corpo coperto quasi interamente dallo scudo; è pronta a combattere o a proteggere e il suo sguardo è penetrante e inflessibile.
Questa è Atena! -
Abbiamo assistito, negli episodi precedenti, alla salita al potere di Zeus, ma pare che il re degli dei non riesca a sedere tranquillamente sul suo trono nell’Olimpo, deve affrontare altre nuove sfide.
La più eclatante è certo quella lanciata dai Giganti, figli della Terra.
Essi, come ricorderai, sono nati dalle gocce di sangue prodotte dalla mutilazione del padre Urano. Queste gocce, penetrate nelle anse segrete dalla madre terra hanno generato, tra le altre creature, anche questi giganti.
Quando usiamo questo termine, noi immaginiamo degli esseri umani di grandi, gigantesche appunto, dimensioni. Un po’ come Gulliver nei confronti dei lillipuziani.
Questi giganti del mito, invece sono sì di dimensioni spropositate, ma hanno anche diverse caratteristiche che ne definiscono la natura selvaggia, per così dire... -
Mentre Zeus bambino cresce sull’isola di Creta, allattato da Amaltea e curato dalle due ninfe Adrastea e Io, Crono continua a governare.
L’età di questo tirannico re è però ricordata come l’età dell’oro per la stirpe umana.
So che ti suona strano, ma è proprio così!
Con il procedere del tempo assistiamo ad un perfezionamento della realtà divina, dalle iniziali creature mostruose (gli ecatonchiri e i ciclopi) agli dei beati immortali e siamo al contempo testimoni di un decadimento: quello dell’essere umano. -
Crono ha appena bevuto dal suo calice qualcosa che lo sta bruciando dentro...
Quella coppa contiene, mischiato al nettare, un potente emetico (un composto che induce il vomito) che scuote lo stomaco e le budella di Crono.
Carponi sul pavimento, Crono rigetta per prima la roccia arrotondata, quella che Rea gli ha fatto mangiare, facendogli credere che fosse il corpo dell’ultimo nato; poi Crono partorisce dalla bocca Ade, Poseidone, Era, Demetra e Estia.
Ed è subito guerra tra Dei e Titani... -
A Creta, Zeus, nella culla, piange… e piange come solo un infante divino può piangere!
Il piccolo ha fame, ma il seno delle due giovanissime ninfe che a lui badano non ha latte da offrirgli.
L’eroina di questa parte del mito, che più volte è stata citata nel nostro percorso, finalmente fa capolino e allegramente trotterella verso il bambino piangente…
Si tratta di Amaltea, ovvero “la tenera”, una capra che avrà il grande onore di nutrire il futuro re degli dei con il proprio latte, latte che essa produce per sfamare anche i suoi due capretti... -
Gea e Urano, come siamo venuti a sapere, hanno molti figli, ma soprattutto ai primi è capitato un destino crudele. Gli Ecatonchiri (i giganti con le cento braccio e le cinquanta teste) e i Ciclopi (altre figure troneggianti che hanno un solo occhio in mezzo alla fronte) sono incatenati nel Tartaro, un luogo così profondo che una incudine lasciata cadere in esso dalla superficie della terra impiegherebbe nove giorni ad arrivare al suo pavimento, toccandolo solo allo scoccare del decimo…
I titani sono meno imperfetti delle prime creature, ma Gea teme che Urano voglia rinchiudere anche questi, per timore di essere detronizzato. In più Gea cova del rancore verso Urano, in quanto soffre per quei primi mostruosi figli già imprigionati.
Nel suo turbamento Gea decide di raccogliere in un incontro segreto i Titani e le Titane e confida le sue preoccupazioni ai figli; soprattutto condivide il suo malessere con i maschi, sperando di instillare in loro un pensiero di ribellione, di vendetta:
«Ahi, figli miei e di un padre scellerato, non volete ascoltarmi e punire vostro padre per la sua malvagia azione? Fu egli il primo ad escogitare un atto obbrobrioso!»
I figli, ascoltata la sorte dei loro primi fratelli, inorridiscono e ammutoliscono. Nessuno ha il coraggio di ribellarsi contro il padre.
Soltanto il grande Crono, il più giovane tra di loro, si fa avanti: «Madre» urla «io qui prometto e compirò l’opera della tua e nostra vendetta!». -
Da dove viene tutto? Questa è una grande e scomoda domanda… Se chiedi ad uno scienziato, ti parla del Big Bang, se chiedi teologo ti parla di creazione dal nulla. Entrambe le risposte lasciano aperto il problema del “che cosa c’era prima?” che risolvono asserendo che non ha senso parlare di prima in quanto un prima non può esistere se non c’è un tempo in cui collocarlo.
Gli antichi greci questo problema non se lo ponevano: il loro universo è sempre esistito, ha solo cambiato forma: Anche il nulla per loro è una possibilità! Il termine che usavano è Caos, che non significa come pensiamo oggi, confusione, mescolanza e baraonda, no… Il Caos è più propriamente la possibilità estrema che qualsiasi cosa prenda forma… -
Apollo, che ignora cosa sia l'amore, si siede beato all’ombra di un albero e pacatamente guarda il mondo.
Poco più in là c’è Eros, giovanetto, che sta sistemando con un po’ di fatica la corda alle corna del suo arco, in modo tale che tutto risulti ben teso.
Apollo lo apostrofa, beandosi della sua vittoria su Pitone, prendendo in giro la dimensione dell’arco e del suo padrone.
A suo dire, infatti, solo agli uomini è concesso di usare quell’arma, e per questioni serie… certo non per quelle sciocchezze come l’amore…
Ridendo consiglia perciò Eros di abbandonare il suo “giocattolo” e di trovarsi un’altra attività meno superficiale…
"Fai male a prenderti gioco di me e delle mie armi," risponde Eros, "che io con queste riesco a far cadere chiunque voglio!"
Arrabbiato, non riesce a sistemare l’arco. Apollo lo deride ed Eros vola via, per ritrovar la calma.
Giunto in un luogo tranquillo, Eros sistema il suo arco e decide di far provare ad Apollo ciò che fino ad ora il giovane ed altero dio non ha mai provato: l’amore. -
Nel nostro vagare in lungo e in largo nel racconto mitologico abbiamo trovato poche coppie di fratelli che vanno d’accordo: per la maggior parte sono litigiosi e desiderano uno la morte dell’altro o il regno dell’altro.
I due fratelli di cui ti racconto oggi non sfuggono a questa mortale ricetta: Danao ed Egitto, i protagonisti di una storia di tranelli, fughe e carneficine.
Gemelli ma fratelli diversi uno dall’altro Danao e Egitto, sono figli di Belo, il cui nome richiama quello fenicio di Baal «il signore». Anche questo è un nome importante per la cultura occidentale:
Baal Zebub, il signore delle mosche, è famoso anche da noi, in quanto è uno degli angeli caduti, Belzebù, secondo solo a Lucifero e ad Astarotte... -
Di Re Mida non si conosce l’esatta paternità, alcuni dicono che sia figlio della dea Ida e di un Satiro di cui non si è perso il nome. In ogni caso, è ricordato per essere stato sempre un uomo amante dei piaceri.
È Re di Bromio in Macedonia, e governa sulla popolazione dei Brigi e famoso in tutto il mondo presto diviene io suo bellissimo giardino di rose, quasi una delle irraggiungibili sette meraviglie del mondo.
Da bambino, una processione di formiche che trasportano chicchi di grano viene vista salire sulla sua culla. Dolcemente, senza svegliare il piccolo principe, le formiche depongono questi chicchi di grano tra le sue labbra, mentre egli dorme pacificamente: un prodigio che i veggenti interpretano immediatamente come presagio di grande ricchezza...
Immagine della miniatura: Di Cima da Conegliano - Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35332906 -
Tetide è una delle più grandi dee marine, come Anfitrite, Eurinome o la stessa Teti, sua nonna.
Per Tetide rivaleggiano Zeus e Poseidone. Entrambi desiderano la bella dea in sposa.
Zeus la vuole sposare ma ne viene trattenuto da una profezia delle Moire.
Queste infatti predicono che il figlio di Tetide diventerà più potente del padre.
Zeus comunque è irritato perché Tetide ha rifiutato tutte le sue profferte amorose, adducendo la scusa di non voler fare un torto ad Era.
Zeus giura dunque che Tetide non contrarrà mai matrimonio un immortale.
Era tuttavia, in segno di gratitudine per la fedeltà di Tetide, decide di farle sposare il più nobile dei mortali: un certo Peleo. Manda perciò un messaggero alla grotta di Chirone per ordinare a Peleo di tenersi pronto…
Ma chi è questo Peleo...? -
Ricordi la magica cintura di Afrodite? Quella forgiata da Efesto: con quella cintura, la dea della bellezza riesce a far innamorare di se’ chi vuole...
Questa cintura, in verità, non ha un potere globale: non riesce ad influire sul giudizio di tre sole dee: Atena, Artemide ed Estia. Ma Afrodite trionfa su tutti gli altri dèi e le altre dee,
Benché Zeus, contrariamente a quanto taluni ancor oggi sospettano, non si sia mai giaciuto con Afrodite, la magica cintura agisce subdolamente anche su di lui sottoponendolo a una tentazione continua e ad un susseguirsi di pensieri che il dio fatica a controllare.
Per porre se non fine, almeno una pausa a questo imbarazzo, Zeus decide di punire Afrodite facendola a sua volta innamorare disperatamente di un mortale.
Costui è il bell’Anchise, re pastore dei Dardani, nipote di Ilo e cugino di Priamo, re di Troia... -
Afrodite nasce dalla spuma del mare, dal seme caduto ad Urano quando il figlio Crono lo ha evirato.
Non è una figlia di Zeus, ma tale viene considerata nella cerchia degli dei.
Ella è la dea dell’amore e ha le caratteristiche fisiche e spirituali dell’amore. Personifica l’unione sessuale, il godimento e i piaceri che l’accompagnano.
Così come l’amore desidera l’amore, ella non pensa che al nutrire quel sentimento; come l’amore ella è ansia, dono, capriccio, fame, vendetta. -
Nello scorso episodio su Meleagro e la caccia al cinghiale di Calidonia, abbiamo lasciato Atalanta, la casta cacciatrice, che se ne va portando con se’ i trofei di vittoria: la pelle e la testa con le terribili zanne del pericoloso animale.
Le spoglie del cinghiale, questo inestimabile trofeo, porta Atalanta a far pace con il padre, Iaso, con cui non parla da sempre.
Alla nascita di Atalanta, il padre Iaso che desidera ardentemente un figlio maschio e non si avvede di come la piccola già in fasce valga più di un maschio, secondo l’uso dell’epoca espone (vuol dire abbandona) la neonata sulle rocce in prossimità del bosco, sul monte Partenio...
La piccola è condannata a morte... -
C’è stato un evento che ha raccolto tutti gli eroi della Grecia in una località: la caccia al cinghiale di Calidonia.
Riesci ad immaginare un accampamento in cui, fianco a fianco, si trovano Teseo e Piritoo, Castore, Polluce, Admeto di Fere, Peleo padre di Achille, Ificlo il fratello di Eracle e tantissimi altri che partecipano a questa battuta di caccia? Incredibile! Potrebbe essere una gioiosa festa in cui ognuno tenta di superare l’altro in una nobile disfida!
Ma la tragedia è dietro l’angolo… -
La taciturna e bellissima Iole, prigioniera di guerra di Eracle, entra a Trachis insieme alle altre schiave.
La principessa schiava è, pare, destinata a diventare la concubina di Eracle, e Deianira, la legittima consorte dell’eroe, trema al solo pensiero di perdere l’amore del marito.
Ella è solamente preoccupata di questo: ha sempre saputo che Eracle attira belle giovani ed è da queste a sua volta attratto. Non teme Iole né la disprezza per la sua entrata in scena: Deianira teme che Iole o una successiva nuova fiamma possano farle perdere per sempre l’amore del marito...
Per riconquistare e tenere per sempre legato a lei Eracle, Deianira decide di trattare con quello che lei crede essere il filtro d’amore del centauro, una tunica per sacrifici che Eracle, nei riti che sia compiendo fuori città, sicuramente vorrà indossare.
Piena di speranza, unge lei stessa la tunica e con attenzione ricopre ogni singola piega col mortale veleno... -
Abbiamo lasciato Deianira che è saltata in groppa al Centauro Nesso. Questi, che fa il traghettatore, dovrebbe portarla alla sua imbarcazione per traghettarla, appunto, da una sponda all’altra del fiume Eveno.
Eracle, sposo di Deianira si è già tuffato e a grandi bracciate nuota per raggiungere l’altra sponda del fiume.
Con Deianira in groppa, invece di dirigersi verso la sua zattera, fugge via.
Il centauro ha deciso di rapire la giovane sposa di Eracle e di prenderla con violenza! -
Nella scorsa puntata, Eracle ha indossato abiti femminili e ha finto la lana per la regina di Lidia, Onfale.
Ma che usi erano in voga, in quella parte del mondo?
Beh, i narratori greci parlano delle donne di Lidia come di «schiave» o «vedove» per definirne il particolare comportamento… In verità, per le ragazze in Lidia è la cosa più naturale vivere non come vergini, ma come etère. E questo a scopo di matrimonio, poiché in questo modo riescono a raccogliere da se’ una grande dote e riuscendo perciò a sposarsi da padrone e non da sottomesse schiave del marito...
Immagine per la miniatura: Di Evelyn De Morgan - [1], Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1147059 -
Eracle, in questa puntata, affronta una particolare schiavitù sotto la regina Onfale, che governa in terra di Lidia.
Come abbiamo saputo nello scorso episodio, Eracle, in seguito al responso della Pizia, accetta umilmente di essere venduto come schiavo. Viene portato in Asia da Ermes in persona e lo stesso dio contratta il prezzo dell’Eroe, senza però rivelare chi sia, come un forzuto schiavo e nient’altro.
Il ricavato della vendita dell’eroe è di tre talenti d’argento... -
All'inizio della nostra storia, Eracle è impegnato nell’ultima delle sue fatiche, la discesa al Mondo dei Morti per portare a Re Euristeo Cerbero, il cane a tre teste di Ade.
Lico, figlio di Poseidone, violenta Megara, la giovane sposa di Eracle, credendo di passarla liscia confidando nel fatto che l’eroe sia morto nell’Ade e che perciò non farà mai più ritorno.
Questa figura incauta fa una brutta fine, in quanto far arrabbiare Eracle conduce sempre a pessimi risultati... - もっと表示する