Episodi
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Stranger Things, Django Unchained, Logan, Invincible… sono pellicole cinematografiche apparentemente impossibili da accomunare, se non per il fatto che tutte contengono scene memorabili accompagnate dalla musica di un cantautore americano troppo a lungo trascurato: Jim Croce. Nato a Philadelphia il 10 gennaio 1943 da una famiglia di immigrati italiani, Jim Croce muove i primi passi nella musica cantando le arie di Enrico Caruso o i ragtime di Fats Waller e suonando la fisarmonica alle feste di famiglia. Imbracciata la chitarra, a 18 anni inizia comporre le prime canzoni e a esibirsi nei locali della zona universitaria. Il suo talento è indiscusso e nel 1963 viene invitato a fare da giudice a una competizione di musica folk dove farà la conoscenza di una giovane cantante di nome Ingrid Jacobson. Per i successivi tre anni Jim e Ingrid si esibirono come duo nei vari bar e locali della Pennsylvania. Nel 1966 si sposarono. Come regalo di nozze ricevettero dai genitori di Jim un assegno da 500 $, a patto che fossero utilizzati dal figlio per la registrazione del suo primo disco, con lo scopo di far desistere Jim dal sogno di divenire un cantante di successo, una volta sconfortato dal fallimento del suo disco d’esordio e riprendere così in mano la carriera universitaria. Facets, pubblicato in solo 500 copie, fu un piccolo grande successo commerciale. Firmato un contratto con la Capitol Records, il duo si trasferì a New York per incidere un nuovo album. Pubblicato nel 1968, il disco intitolato Jim & Ingrid Croce non raggiunse il successo sperato e ormai in bancarotta la coppia dovette tornare in Pennsylvania. Accantonato il sogno di divenire un cantante di successo, Jim trovò impiego prima come caminista e operaio, poi come dj radiofonico. Nel Natale del 1970 Ingrid scopre di essere incinta. Incoraggiato dalla nascita del figlio AJ, Jim registra una demo di 8 canzoni, che gli varrà un contratto discografico per la ABC Records di New York. Pubblicato nell’aprile 1972, You Don’t Mess Around With Jim fu un successo radiofonico, trainato dall’omonimo singolo e da canzoni quali Time In A Bottle, Operator e Photographs And Memories. Il 1 luglio 1973 vede la luce Life and Times, sempre prodotto dalla ABC Records. In coppia con il fidato chitarrista Maury Muehleisen, Jim Croce parte per una lunga tournée promozionale attraverso Europa e Stati Uniti. Il 20 settembre 1973 Jim Croce sta cantando dal palco del Prather Coliseum della Northwestern State University di Natchitonches I Got a Name, il nuovo singolo che anticiperà l’uscita a dicembre dell’omonimo album. Sarà la sua ultima esibizione. Jim Croce, Maury Muehleisen e parte dell’entourage moriranno quella stessa notte in un incidente aereo per raggiungere la successiva tappa del tour. Nonostante la prematura scomparsa la musica di Jim continua a vivere nelle canzoni cantate dal figlio AJ Croce.
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Jonny Greenwood (Oxford, 5 novembre 1971) è un musicista inglese, noto per essere il chitarrista solista e polistrumentista dei Radiohead e un affermato compositore di colonne sonore. Alla fine degli anni ’80 entra a far parte degli On A Friday, band alternative rock composta da suo fratello Colin al basso, Thom Yorke alla voce, Ed O’Brien alla chitarra e Philip Selway alla batteria. Cambiato nome in Radiohead la band firmerà per la Parlophone, raggiungendo un incredibile successo nel 1992 grazie al singolo di debutto Creep contenuto nell’album Pablo Honey. Con i Radiohead Greenwood ha raggiunto la fama mondiale vendendo più di 30 milioni di dischi e venendo inserito nel 2019 nella Rock and Roll Hall of Fame. Il suo importante contributo è stato quello di aver arricchito le canzoni dei Radiohead con arrangiamenti di musica classica e sperimentale, caratterizzando così il classico e inimitabile sound della band. Oltre ai Radiohead, la sua carriera è costellata di importanti collaborazioni artistiche, sia in ambito rock che di musica classica, prima fra tutte quella con il compositore polacco Krzystof Penderecki con il quale realizzerà nel 2011 un disco senza titolo contenente due classici dei primi anni ‘60 di Penderecki: Threnody For The Victims Of Hiroshima (1960) e Polymorphia (1961), alternate a due nuove composizioni di Greenwood scritte per orchestra d’archi: Popcorn Superhet Receiver e 48 Responses to Polymorphia Nel 2003 Jonny Greenwood dà il via alla sua carriera solista componendo le musiche del film Bodysong del regista Simon Pummell. Le musiche di Greenwood, capaci di sposarsi alla perfezione con gli scenari più intriganti e gli aspetti psicologici della cinematografia, gli consentiranno di divenire uno dei compositori più apprezzati e richiesti del mondo del cinema. Celebre la collaborazione con il regista Paul Thomas Anderson iniziata nel 2007 con la realizzazione della colonna sonora del film There Will Be Blood che valse a Greenwood l’Orso d’Argento al Festival di Berlino. Nel 2019 Jonny Greenwood ha fondato la Octatonic Records, con lo scopo di promuovere la musica classica contemporanea e dare spazio ai musicisti incontrati durante la sua carriera di compositore di colonne sonore.
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Hunter Stockton Thompson è stato uno scrittore e giornalista statunitense, promotore del Gonzo Journalism, una nuova forma di giornalismo di inchiesta in cui i fatti vengono esposti dando libero sfogo alle personali impressioni e esperienze dell’autore, spesso esaltate dall’abuso di alcol e sostanze stupefacenti. Nato il 18 luglio 1937 a Louisville in Kentucky, la sua carriera letteraria faticò a decollare fino al 1965, quando fu assunto dalla rivista The Nation per scrivere una storia sugli Hell’s Angels. Il libro Hell’s Angels: The Strange and Terrible Saga of the Outlaw Motorcycle Gang divenne in poco tempo un caso letterario, trasformando Hunter S. Thompson in uno degli autori più irriverenti e sagaci del panorama giornalistico americano. Trasferitosi con la famiglia ad Aspen, nel 1970, Thompson si propose per la carica di sceriffo della contea, sostenendo al contempo la candidatura di Joe Edwards come sindaco. Il loro progetto era quello di trasformare Aspen nella capitale del Freak Power, epurando la città da ogni forma di speculazione. La campagna promozionale fu pubblicata come articolo sulla rivista Rolling Stone con il titolo The Battle of Aspen, dando così inizio a una collaborazione che durerà per più di 30 anni. Thompson e Edwards persero le elezioni di pochissimi voti, sconfitti da una coalizione democratico-repubblicana nata per stroncare all’origine il movimento del Freak Power. Hunter S. Thompson divenne uno scrittore di culto grazie al libro Fear and Loathing in Las Vegas: A Savage Journey to the Heart of the American Dream, pubblicato nel 1971 su Rolling Stone. A partire dagli anni ‘80 la creatività di Hunter S. Thompson andò incontro a un lento declino... La sua figura salì nuovamente alla ribalta nel 1998 grazie alla trasposizione cinematografica di Fear and Loathing in Las Vegas diretta da Terry Gilliam, con Johnny Depp nel ruolo dello stesso Thompson. Il 20 febbraio 2005, Hunter S. Thompson morì suicida sparandosi alla testa con una pistola. Agli amici di Rolling Stone lasciò la sua lettera di addio, il suo ultimo articolo pubblicato: Football Season is Over. Il 20 agosto le sue ceneri furono sparate in cielo dalla bocca di un cannone alto 47 metri, finanziato dall’amico Johnny Depp. Più che un funerale, la cerimonia fu una celebrazione alla vita dello scrittore più temuto degli USA: Hunter Stockton Thompson.
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I Basement Tapes furono una serie di incisioni informali registrate da Bob Dylan e da The Band durante l’estate del 1967. Nei due anni precedenti, con la pubblicazione della “trilogia elettrica” Bringing It All Back Home, Highway 61 Revisited e Blonde On Blonde, Bob Dylan aveva completato il suo ciclo evolutivo, passando da folksinger di protesta a re del rock, ricevendo al contempo gli elogi della critica e i fischi dei fans intransigenti. Poi il 29 luglio 1966 fu coinvolto in un misterioso incidente motociclistico che avrebbe per sempre cambiato le sua visione della vita. Per riprendersi dal trauma e stare lontano dal music business, Bob Dylan si ritirò in una casa di campagna nella contea di Woodstock. Al suo fianco solo familiare e amici, primi fra tutti i fedeli compagni della sua backing band: Robbie Robertson, Levon Helm, Richard Manuel, Rick Danko e Garth Hudson. Rinchiusi tra scantinati e camere polverose riadattate a rudimentali studi di registrazione, i sei diedero libero sfogo alla creatività, allontanandosi dal rock elettrico ed esumando nuovamente le radici della folk music americana. In tutto furono registrate più di 100 canzoni, tra materiale inedito e cover di canzoni tradizionali. Nacquero così i Basement Tapes, i celebri “nastri della cantina”. Il tutto sarebbe dovuto rimanere privato, o comunque destinato al rispetto dei contratti discografici, eppure i demos di quei Basement Tapes circolarono senza autorizzazione, finendo tra le mani della Trademark Of Quality, che li pubblicò nel luglio del 1969 con il titolo The Great White Wonder, riconosciuto come il primo disco pirata della storia. Il 26 giugno 1975, a otto anni di distanza da quelle registrazioni, 24 tracce scelte videro finalmente la pubblicazione ufficiale in un doppio album intitolato The Basement Tapes, subendo però un drastica operazione di remix che finì per travisarne l’intento originario. Solo nel 2014 la Columbia Records ha deciso di rilasciare l’intero materiale dei Basement Tapes nella raccolta The Bootleg Series Vol.11: The Basement Tapes Complete, contenente le 139 incisioni autentiche, tra inediti, cover, momenti di goliardia e sprazzi di pura genialità. A distanza di più di cinquanta anni i Basement Tapes ricoprono ancora il lato più misterioso e autentico dell’intera carriera di Bob Dylan, quello in cui perdersi per ritrovare nella polvere il vero significato della musica. In onda un nuovo episodio della prima stagione di Fxxxing Rock 'n' Roll ogni ultimo venerdì del mese.
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Rory Gallagher è stato un chitarrista e cantante irlandese, protagonista indiscusso della scena rock blues degli anni ’70. Il suono della sua iconica Fender Stratocaster Sunburst consunta fino all’osso è stato fonte di ispirazione per alcuni dei più grandi chitarristi della storia della musica: Brian May, The Edge, Slash, Joe Bonamassa. Nato a Ballyshannon il 2 marzo 1948, Rory Gallagher si appassionò ben presto al blues e al rock ’n’ roll. La sua prima esperienza musicale avvenne nel 1963, quando a soli 15 anni entrò a far parte della Fontana Showband grazie alla quale potè affinare la sua tecnica calcando i palchi dell’Irlanda e del Regno Unito. Nel 1966 fondò insieme a Norman Damery e Eric Kitteringham il power trio The Taste, seguendo lo stile rock blues di Cream e Jimi Hendrix Experience. A differenza dei suoi colleghi chitarristi più inclini alla sperimentazione psichedelica, Rory Gallagher sviluppò un suo personale stile, combinando al folk, al rock ’n’ roll e al blues americano la musica tradizionale irlandese. I Taste raggiunsero l’apice del successo nel 1970 con la leggendaria esibizione al Festival dell’Isola di Wight. Quello stesso anno, a causa di divergenze con gli altri componenti della band, Rory Gallagher decise di sciogliere i Taste e dedicarsi interamente alla corriera solista. Nella decade successiva la fama ti Rory Gallagher crebbe talmente tanto che nel 1975 i Rolling Stones gli proposero di entrare nella band per compensare l’abbandono di Mick Taylor. Alla base del rifiuto le incertezze legate all’eccessivo stile di vita da rockstar degli Stones, ma soprattutto il tour in Giappone già programmato che Rory non si sarebbe mai permesso di annullare. Furono infatti i live il vero motore trainante della sua carriera. Se in studio il suo enorme potenziale veniva contenuto dai limiti imposti dalle incisioni, sul palco Rory Gallagher riusciva a dare il meglio di sé. L’essenza più significativa della sua intera carriera fu la tournée in Irlanda che intraprese nel gennaio 1974, e che lo fece divenire un eroe nazionale… In una terra macchiata da continui scontri fratricidi Rory Gallagher fu in grado di unire sotto al solito palco irlandesi cattolici, protestanti, repubblicani e lealisti, un’impresa che nessun politico era stato in grado di fare. Da quella serie di concerti fu estratto un disco dal vivo intitolato Irish Tour ’74, considerato uno dei migliori live della storia del rock. Rory Gallagher se ne è andato a 47 anni, il 14 giugno 1995, a causa delle complicazioni dovute all’abuso di alcol, ma il suo spirito vivrà per sempre nella musica delle persone che ha ispirato e nelle due bandiere d'Irlanda che, come nessun altro, è stato in grado di unire.
► Musica: Blues Upon Blues (Full Track) Title: Blues Upon Blues Composer: Pat McCarthy (none) Publisher: Perfect Solution Music (BMI) Source: https://www.neosounds.com/songs/1546
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Benvenuto Rockfella! Questo è l’inizio di Fxxxing Rock ’n’ Roll. Seguici. Ti racconteremo la nostra versione della storia del Rock. In Fxxxing Rock ’n’ Roll non ci limiteremo a parlarti di sola musica. Il Rock è molto di più… Un’ opera corale, in grado di divenire un movimento culturale e una ragione di vita. Dalla sua venuta, il Rock ha cambiato molte facce: si è ampliato, contraddetto, evoluto, finendo per influenzare l'arte, la moda, il linguaggio... Ed è per questo che ci sono prospettive diverse che è giusto approfondire. Cronache di vite che hanno avuto un ruolo determinante nella crescita del Rock. Echi di voci ribelli a cui il Rock si è ispirato e che meritano la giusta riconoscenza. Storie di artisti capaci di donare al Rock nuove vie di espressione, divenendo Rockstar senza musica. Tutto questo è Fxxxing Rock ’n’ Roll.
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