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  • Giulia Tofana, figura inquietante del XVII secolo, creò l’Aqua Tofana, un veleno misterioso usato da donne intrappolate in matrimoni indesiderati per liberarsi dei mariti senza destare sospetti. Attiva tra Roma e Palermo, si stima che la sostanza letale abbia causato la morte di oltre 600 uomini. Scoperta e arrestata nel 1651, fu giustiziata dopo essere stata torturata, lasciando un’eredità raccolta dalla sua sodale Girolama fino al 1659. La sua storia oscilla tra leggenda e realtà, sollevando il dubbio se fosse un’assassina spietata o una salvatrice silenziosa.

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    L'autrice di questo episodio è Moira Missori

    Questa è un'opera di fantasia ispirata da una storia vera. Ogni riferimento a luoghi reali, eventi o personaggi realmente esistiti è rielaborato dall'immaginazione. Gli eventi narrati sono il frutto della creatività dell'autore e qualsiasi somiglianza o discordanza con persone reali, luoghi e eventi accaduti è puramente casuale.

  • Giulia Tofana, figura inquietante del XVII secolo, creò l’Aqua Tofana, un veleno misterioso usato da donne intrappolate in matrimoni indesiderati per liberarsi dei mariti senza destare sospetti. Attiva tra Roma e Palermo, si stima che la sostanza letale abbia causato la morte di oltre 600 uomini. Scoperta e arrestata nel 1651, fu giustiziata dopo essere stata torturata, lasciando un’eredità raccolta dalla sua sodale Girolama fino al 1659. La sua storia oscilla tra leggenda e realtà, sollevando il dubbio se fosse un’assassina spietata o una salvatrice silenziosa.

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  • Il caso di Ferdinando Carretta è uno dei più enigmatici della cronaca italiana. Nell'agosto del 1989, la sua famiglia scompare nel nulla, senza lasciare tracce; per anni si pensa a una fuga volontaria, forse verso i Caraibi. Nel 1998, però, un'intervista televisiva ribalta ogni certezza: Ferdinando confessa un segreto rimasto sepolto per quasi un decennio.
    La verità è inquietante e getta un'ombra indelebile sulla vicenda; Carretta ammette di aver ucciso i suoi genitori e il fratello, rivelando dettagli che sconvolgono l'opinione pubblica. Secondo la sua versione, i corpi sarebbero stati occultati in una discarica, ma non sono mai stati ritrovati; un caso che, pur avendo una confessione, mantiene ancora zone d'ombra.

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  • Il caso di Ferdinando Carretta è uno dei più enigmatici della cronaca italiana. Nell'agosto del 1989, la sua famiglia scompare nel nulla, senza lasciare tracce; per anni si pensa a una fuga volontaria, forse verso i Caraibi. Nel 1998, però, un'intervista televisiva ribalta ogni certezza: Ferdinando confessa un segreto rimasto sepolto per quasi un decennio.
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  • Nell’aprile del 1990, il corpo di Domenico Semeraro — noto come “il Nano di Termini” — fu ritrovato strangolato in una discarica a Corcolle, nella periferia romana. Tassidermista solitario e figura enigmatica, Semeraro aveva intrecciato un legame complesso con il giovane assistente Armando Lovaglio. Tra i due si insinuarono tensioni sottili, gelosie e dinamiche ambigue, fino al tragico epilogo. L’omicidio portò alla luce un universo intimo e disturbante, nascosto dietro una quotidianità ai margini. Il caso lasciò un’ombra inquieta sulla città, ispirando nel tempo opere letterarie e cinematografiche.

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  • Nell’aprile del 1990, il corpo di Domenico Semeraro — noto come “il Nano di Termini” — fu ritrovato strangolato in una discarica a Corcolle, nella periferia romana. Tassidermista solitario e figura enigmatica, Semeraro aveva intrecciato un legame complesso con il giovane assistente Armando Lovaglio. Tra i due si insinuarono tensioni sottili, gelosie e dinamiche ambigue, fino al tragico epilogo. L’omicidio portò alla luce un universo intimo e disturbante, nascosto dietro una quotidianità ai margini. Il caso lasciò un’ombra inquieta su Roma, ispirando nel tempo opere letterarie e cinematografiche.

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  • Nel settembre del 2010, il corpo di Teresa Buonocore fu rinvenuto nella sua auto, a Napoli. Madre devota e figura rispettata, la sua uccisione scosse profondamente l’opinione pubblica. Dietro quel delitto si celò una vicenda torbida, fatta di coraggio, silenzi e verità scomode. Denunciò ciò che molti preferirono ignorare. Col tempo, emersero nomi e responsabilità, ma il suo gesto continuò a parlare, più forte di ogni tentativo di farlo dimenticare.

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    SMENTITA UFFICIALE
    In merito all'introduzione di questo episodio del podcast, desideriamo correggere un'informazione inesatta riguardante la tragica morte di Gianluca Cimminiello. Contrariamente a quanto affermato, Cimminiello non è stato ucciso da un clan rivale, ma è stato riconosciuto come vittima innocente della camorra.
    È fondamentale rispettare la verità dei fatti, specialmente su temi di tale gravità. Ci scusiamo per l'errore e ci impegniamo a garantire un'informazione precisa e responsabile.

    Questa è un'opera di fantasia ispirata da una storia vera. Ogni riferimento a luoghi reali, eventi o personaggi realmente esistiti è rielaborato dall'immaginazione. Gli eventi narrati sono il frutto della creatività dell'autore e qualsiasi somiglianza o discordanza con persone reali, luoghi e eventi accaduti è puramente casuale.

  • Nel settembre del 2010, il corpo di Teresa Buonocore fu rinvenuto nella sua auto, a Napoli. Madre devota e figura rispettata, la sua uccisione scosse profondamente l’opinione pubblica. Dietro quel delitto si celò una vicenda torbida, fatta di coraggio, silenzi e verità scomode. Denunciò ciò che molti preferirono ignorare. Col tempo, emersero nomi e responsabilità, ma il suo gesto continuò a parlare, più forte di ogni tentativo di farlo dimenticare.

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  • Il caso riguarda l’omicidio del piccolo Lorys Stival di otto anni, trovato strangolato il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. La madre, Veronica Panarello, inizialmente ne denunciò la scomparsa, ma le indagini rivelarono incongruenze nel suo racconto. Arrestata, cambiò più volte versione, accusando anche il suocero, ma senza prove. Nel 2019 è stata condannata in via definitiva a 30 anni di carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere.

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  • Il caso riguarda l’omicidio del piccolo Lorys Stival di otto anni, trovato strangolato il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. La madre, Veronica Panarello, inizialmente ne denunciò la scomparsa, ma le indagini rivelarono incongruenze nel suo racconto. Arrestata, cambiò più volte versione, accusando anche il suocero, ma senza prove. Nel 2019 è stata condannata in via definitiva a 30 anni di carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere.

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  • Gloria Rosboch scompare nel nulla il 13 gennaio 2016 a Castellamonte lasciando nella sua famiglia e nell’intera comunità solo angoscia e interrogativi. Il 19 febbraio il suo corpo viene ritrovato dentro una cisterna abbandonata nella discarica di Rivara occultato come se qualcuno avesse voluto cancellare ogni traccia. Le indagini svelano una trama inquietante fatta di inganni e tradimenti. Al centro di tutto c’è Gabriele Defilippi un suo ex alunno che con la promessa di un futuro insieme la convince a consegnargli una grossa somma di denaro. Ma dietro quelle parole suadenti si cela solo un crudele inganno che ben presto si trasforma in un piano spietato e ben orchestrato. Una rete di manipolazioni da cui Gloria non riesce a fuggire fino all’epilogo più tragico.

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  • Gloria Rosboch scompare nel nulla il 13 gennaio 2016 a Castellamonte lasciando nella sua famiglia e nell’intera comunità solo angoscia e interrogativi. Il 19 febbraio il suo corpo viene ritrovato dentro una cisterna abbandonata nella discarica di Rivara occultato come se qualcuno avesse voluto cancellare ogni traccia. Le indagini svelano una trama inquietante fatta di inganni e tradimenti. Al centro di tutto c’è Gabriele Defilippi un suo ex alunno che con la promessa di un futuro insieme la convince a consegnargli una grossa somma di denaro. Ma dietro quelle parole suadenti si cela solo un crudele inganno che ben presto si trasforma in un piano spietato e ben orchestrato. Una rete di manipolazioni da cui Gloria non riesce a fuggire fino all’epilogo più tragico.

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  • Il "delitto del bitter" sconvolse l’Italia nel 1962. Tranquillo Allevi, commerciante di formaggi, ricevette un pacco anonimo contenente una bottiglia di bitter avvelenata con stricnina. Dopo averne bevuto un sorso, morì tra atroci dolori. Le indagini portarono a Renzo Ferrari, veterinario di Barengo e amante della moglie di Allevi. Prove schiaccianti, tra cui una macchina da scrivere e l’acquisto del veleno, lo incastrarono. Condannato all’ergastolo, scontò 24 anni di carcere prima di ottenere la grazia negli anni ottanta, continuando a proclamarsi innocente. Un caso che lasciò un’ombra indelebile sulla cronaca nera italiana.

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  • Il "delitto del bitter" sconvolse l’Italia nel 1962. Tranquillo Allevi, commerciante di formaggi, ricevette un pacco anonimo contenente una bottiglia di bitter avvelenata con stricnina. Dopo averne bevuto un sorso, morì tra atroci dolori. Le indagini portarono a Renzo Ferrari, veterinario di Barengo e amante della moglie di Allevi. Prove schiaccianti, tra cui una macchina da scrivere e l’acquisto del veleno, lo incastrarono. Condannato all’ergastolo, scontò 24 anni di carcere prima di ottenere la grazia negli anni ottanta, continuando a proclamarsi innocente. Un caso che lasciò un’ombra indelebile sulla cronaca nera italiana.

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  • Michele Profeta, conosciuto come il "Mostro di Padova" o "Il Professore", è stato un serial killer italiano. Nato a Palermo nel 1947, si trasferì al Nord negli anni '90. Nel gennaio 2001, inviò una lettera alla Questura di Milano minacciando di compiere omicidi casuali se non gli fossero stati consegnati 12 miliardi di lire. Il 29 gennaio, passò dalle parole ai fatti, assassinando il tassista Pierpaolo Lissandron a Padova. L'11 febbraio, colpì ancora, uccidendo l'agente immobiliare Walter Boscolo. Fu arrestato il 16 febbraio 2001, nella sua auto, le forze dell’ordine rinvennero prove schiaccianti. Nel 2002, la Corte d'Assise di Padova lo condannò a due ergastoli. Morì in carcere nel 2004.

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  • Michele Profeta, conosciuto come il "Mostro di Padova" o "Il Professore", è stato un serial killer italiano. Nato a Palermo nel 1947, si trasferì al Nord negli anni '90. Nel gennaio 2001, inviò una lettera alla Questura di Milano minacciando di compiere omicidi casuali se non gli fossero stati consegnati 12 miliardi di lire. Il 29 gennaio, passò dalle parole ai fatti, assassinando il tassista Pierpaolo Lissandron a Padova. L'11 febbraio, colpì ancora, uccidendo l'agente immobiliare Walter Boscolo. Fu arrestato il 16 febbraio 2001, nella sua auto, le forze dell’ordine rinvennero prove schiaccianti. Nel 2002, la Corte d'Assise di Padova lo condannò a due ergastoli. Morì in carcere nel 2004.

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  • Il 14 giugno 2014, Carlo Lissi, un informatico di 31 anni, ha ucciso brutalmente sua moglie Maria Cristina Omes e i due figli, Giulia di 5 anni e Gabriele di 20 mesi, nella loro casa a Motta Visconti. Dopo aver commesso il terribile delitto, l'assassino è andato a guardare la partita dei mondiali con degli amici per crearsi un alibi. Il movente del crimine sembra essere stato l’infatuazione non corrisposta dell'uomo per una collega di lavoro. Lissi è stato condannato all’ergastolo e, durante la sua detenzione, si è laureato in filosofia.

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  • Il 14 giugno 2014, Carlo Lissi, un informatico di 31 anni, ha ucciso brutalmente sua moglie Maria Cristina Omes e i due figli, Giulia di 5 anni e Gabriele di 20 mesi, nella loro casa a Motta Visconti. Dopo aver commesso il terribile delitto, l'assassino è andato a guardare la partita dei mondiali con degli amici per crearsi un alibi. Il movente del crimine sembra essere stato l’infatuazione non corrisposta dell'uomo per una collega di lavoro. Lissi è stato condannato all’ergastolo e, durante la sua detenzione, si è laureato in filosofia.

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  • Rossana D'Aniello, funzionaria di banca di 46 anni, viveva con il marito, Paolo Botteri, noto farmacista fiorentino, e le loro due figlie in un appartamento in via della Scala. L'8 novembre 2003, la donna è stata trovata senza vita nel suo appartamento, vittima di un'aggressione brutale che le ha causato una profonda ferita alla gola.
    Il corpo è stato scoperto dal marito al suo rientro a casa. Le indagini hanno portato rapidamente all'arresto di Daniela Cecchin, una donna di 47 anni, impiegata comunale ed ex collega universitaria di Paolo Botteri.La Cecchin ha confessato l'omicidio, dichiarando di aver agito per invidia nei confronti della vittima: “una donna bella e felice, per questo l’ho uccisa".
    Secondo la ricostruzione, Daniela Cecchin si è presentata a casa di Rossana D'Aniello con un coltello e, dopo una breve conversazione, l'ha aggredita, infliggendole la ferita mortale alla gola. Successivamente, ha lasciato la scena del crimine, portando con sé l'arma del delitto. Durante il processo, è emerso che Daniela Cecchin soffriva di un disturbo paranoide di personalità. In primo grado, è stata condannata a 30 anni di reclusione, pena successivamente ridotta a 20 anni, con il riconoscimento dell’infermità mentale.

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  • Rossana D'Aniello, funzionaria di banca di 46 anni, viveva con il marito, Paolo Botteri, noto farmacista fiorentino, e le loro due figlie in un appartamento in via della Scala. L'8 novembre 2003, la donna è stata trovata senza vita nel suo appartamento, vittima di un'aggressione brutale che le ha causato una profonda ferita alla gola.
    Il corpo è stato scoperto dal marito al suo rientro a casa. Le indagini hanno portato rapidamente all'arresto di Daniela Cecchin, una donna di 47 anni, impiegata comunale ed ex collega universitaria di Paolo Botteri.La Cecchin ha confessato l'omicidio, dichiarando di aver agito per invidia nei confronti della vittima: “una donna bella e felice, per questo l’ho uccisa".
    Secondo la ricostruzione, Daniela Cecchin si è presentata a casa di Rossana D'Aniello con un coltello e, dopo una breve conversazione, l'ha aggredita, infliggendole la ferita mortale alla gola. Successivamente, ha lasciato la scena del crimine, portando con sé l'arma del delitto. Durante il processo, è emerso che Daniela Cecchin soffriva di un disturbo paranoide di personalità. In primo grado, è stata condannata a 30 anni di reclusione, pena successivamente ridotta a 20 anni, con il riconoscimento dell’infermità mentale.

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