Riprodotto

  • Dalla scomparsa l’8 maggio 2021 al ritrovamento del corpo tre mesi dopo. Le indagini, gli arresti e le confessioni. E il processo di primo grado, finito con la condanna all’ergastolo per «il trio criminale».Tutto il caso dell’omicidio di Laura Ziliani - ex vigilessa di Temù uccisa dalle figlie Silvia e Paola Zani e da Mirto Milani - è ricostruito nella nuova puntata di Delitti bresciani, uscita a poche ore dalla lettura della sentenza.Credits:Testo e voce: Andrea CittadiniAudio tratti dai servizi tg dell'emittente tv Teletutto (www.teletutto.it)Montaggio e postproduzione: Matteo Berta

  • Una vicenda atroce, che in un primo momento richiamò alla mente il delitto del Circeo. Solo che non siamo sul litorale pontino, a Latina. Siamo a Brescia, nelle campagne della Bassa, per la precisione a Cignano di Offlaga. Nella notte tra il 17 e il 18 dicembre 1993 una donna restò chiusa per ore nel baule di un’auto accanto a un cadavere, proprio come successe poco meno di vent’anni prima a Donatella Colasanti. Solo che il corpo con lei nel bagagliaio non era quello di un’amica, ma quello di suo cognato, il 42enne Giuseppe Facchetti. Con cui si era appartata, a bordo di una Mercedes, nel buio di una stradina sterrata. E che fu ferito a morte da una fucilata in faccia, sparata da un gruppo di malviventi, che il sostituto procuratore Antonio Chiappani definì «furiosi come dei Rambo».Nella puntata non solo si ricostruisce la vicenda, ma c'è anche la testimonianza in tribunale della donna, che durante il processo raccontò il trauma di quella notte. Trova spazio anche il racconto del sottotenente Emilio Sanacore e del luogotenente Giovanni Caluisi, all’epoca giovani marescialli dei carabinieri al primo incarico e ancora oggi in servizio nel Bresciano.Credits:Testo e voce: Andrea CittadiniInterviste ai militari dell'Arma dei carabinieri: Paolo BertoliAudio tratti dai servizi tg dell'emittente tv Teletutto (www.teletutto.it)Montaggio: Matteo Berta

  • Nel racconto di delitti e casi di cronaca nera, spesso sono i media a dare nomi e nomignoli ai protagonisti delle vicende: l’espressione “Bestie di Satana”, invece, se la diedero i protagonisti stessi. Un gruppo di ragazzi della provincia di Varese che negli anni Novanta prese a frequentarsi tra la fiera di Senigallia, un pub a Milano famoso per la musica metal, i boschi di Somma Lombardo, e che fu considerato responsabile di almeno tre omicidi e un suicidio indotto tra il 1998 e il 2004. È una vicenda che oscilla tra l’inquietante e il grottesco, prima di diventare tragica. All’inizio prevale il grottesco: le camerette da ragazzini pitturate tutte di nero, le teste di caprone in plastica, gli scambi di gocce di sangue, le frasi lette al contrario, le prove di resistenza al dolore con le sigarette spente sulle braccia, i nomi di battaglia, i riti in cui veniva evocato un improbabile essere demoniaco. C’erano anche sostanze stupefacenti, moltissime, usate fino al punto di perdere lucidità e consapevolezza delle proprie azioni: ed è lì che la storia da grottesca diventa prima inquietante e poi tragica, portando a omicidi, torture e suicidi: «Delitti feroci senza alcun senso», dice Stefano Nazzi. «Erano dieci-quindici. Qualcuno era un capo, qualcuno un gregario e qualcuno è scappato in fretta. Hanno fatto del male per il gusto di fare del male».

    Indagini è un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi.
    Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices