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Si chiude il viaggio nella musica di Puccini con il terzo e conclusivo atto della Turandot, da molti definita “l’ultima grande opera del melodramma italiano“. Calaf ha risolto i tre enigmi della principessa ma lei non vuole comunque sposarlo. Lui ne propone quindi uno a lei: indovina il mio nome prima dell’alba e non dovrai essere mia sposa. Conosciamo più da vicino anche la dolce e sfortunata Liù, la fedele schiava innamorata di Calaf che si sacrifica tragicamente per pura generosità. E ascoltiamo infine il celeberrimo ’Nessun dorma’, eseguito dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Antonio Pappano. Tenore: Jonas Kaufmann (Calaf).
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Il secondo atto si apre con accordi particolari, dal suono spaesante e inquietante. Ma quali sono i tre enigmi che la crudele Turandot propone ai suoi sfortunati pretendenti? A sorpresa, il misterioso principe Calaf riesce a dare tutte e tre le risposte e quindi potrebbe ora di diritto sposarla. Ma vedendo la disperazione di Turandot, è lui a lanciare una sfida a lei: se la principessa entro l’alba riuscirà a scoprire il suo nome, non sarà costretta a diventare sua moglie. In questa puntata ascoltiamo ’Mai nessun mi avrà’, eseguita dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Antonio Pappano. Soprano: Sondra Radvanovsky (Turandot). Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto dal maestro Piero Monti.
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Note dal sapore orientale ci introducono al racconto della ’Turandot’, ultima opera di Giacomo Puccini, eseguita alla Scala di Milano per la prima volta, ben due anni dopo la scomparsa del maestro, avvenuta nel 1924. Suoni che Puccini compose dopo aver ascoltato le melodie di alcuni carillon che un suo conoscente gli aveva portato dalla Cina. Siamo infatti a Pechino, dove la crudele principessa che dà il suo nome all’opera mette alla prova i suoi pretendenti con enigmi difficilissimi, per poi farli decapitare dopo che essi hanno fallito. In questa puntata ascoltiamo, dal primo atto, ’Signore, ascolta!’, eseguita dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Antonio Pappano. Soprano: Ermonela Jaho (Liù).
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Scopriamo il terzo e il quarto movimento della Patetica, ultima composizione di Tchaikovsky: pochi giorni dopo la prima esecuzione, da lui stesso diretta, il maestro morì di colera per aver bevuto dell’acqua infetta. Una morte che richiama quella della madre del compositore, anche lei uccisa dal colera quando il figlio aveva solo 15 anni. Ma quello di Tchaikovsky fu un incidente o un suicidio, legato forse al fatto che era stata scoperta la sua omosessualità? Non lo sapremo mai, ma sentiamo come il cuore pulsante, che percorre tutta la sinfonia, si affievolisce lentamente fino a spegnersi del tutto nel finale. In questa puntata ascoltiamo un estratto dal quarto movimento, eseguito dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Antonio Pappano.
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Delicata. Bellissima. Sinistra. Parliamo della Sesta Sinfonia di Tchaikovsky, detta 'Patetica', l'ultima composta dal maestro russo, opera che segna la fine della sua vita. La sinfonia venne infatti eseguita per la prima volta soltanto dieci giorni prima della morte dell'autore, in parte ancora avvolta dal mistero. Era il 1893 e Tchaikovsky aveva solo 53 anni. In questa puntata scopriamo i segreti dei primi due movimenti ed ascoltiamo un estratto dal primo movimento, eseguito dall'Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Antonio Pappano.
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La Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 fu composta tra il 1877 ed il 1878. Tchaikovsky in quegli anni riceveva sostegno economico da una ricca mecenate russa, Nadezda Filaretovna von Meck, alla quale dedicò la Sinfonia in segno di riconoscenza. I due avevano un accordo, in base al quale non si sarebbero mai dovuti incontrare di persona. Un legame particolare, che scopriremo durante l’ascolto di questa puntata, nell’arco dei quattro movimenti che compongono l’opera. Una sinfonia nella quale risuona, a differenza di altre opere del maestro russo, la profonda angoscia e malinconia che segnarono tutta la sua vita. Angoscia e nevrosi in gran parte dovute al dramma di dover vivere nascostamente la propria omosessualità. Ascoltiamo anche un estratto dal quarto movimento, eseguito dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Antonio Pappano.
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Inizia la nostra avventura musicale nel mondo di Pyotr Ilyich Tchaikovsky, genio russo che possiamo inserire tra i grandi nevrotici dell’arte: tormentato e sofferente, al tempo stesso leggero e grandioso nelle numerose e straordinarie melodie da lui composte. Melodie che il maestro scrisse in molti casi per i balletti, collaborando strettamente con il coreografo francese Marius Petipa. Dallo Schiaccianoci (1892) al Lago dei cigni e La bella addormentata (1895), scopriamoli insieme attraverso il pianoforte del maestro Aurelio Canonici. In questa puntata ascoltiamo ’La danza della Fata Confetto’, dal balletto ’Lo schiaccianoci’, eseguito dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Jurij Chatuevi? Temirkanov.
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Terzo e ultimo atto dell’opera verdiana, dove la tragedia prende il sopravvento con la terribile scoperta di Rigoletto: il corpo nel sacco, che lui credeva essere del Duca, è quello di sua figlia Gilda. Un atto che contiene arie celebri come ’La donna è mobile’ e dal quale ascolteremo ’Bella figlia dell’amore’, eseguita dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Giuseppe Sinopoli. Tenore: Neil Schicoff (duca di Mantova) - Baritono: Renato Bruson (Rigoletto) - Soprano: Edita Gruberova (Gilda) - Contralto: Brigitte Fassbaender (Maddalena)
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Siamo al secondo atto, quando il buffone di corte Rigoletto scopre che la sua bellissima figlia Gilda - scambiata per la sua amante - è stata rapita dai cortigiani e condotta in un luogo segreto. In questa puntata ascoltiamo proprio 'Cortigiani vil razza dannata', l'invettiva di Rigoletto contro i rapitori della figlia, eseguita dall'Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Giuseppe Sinopoli. Maestro del coro: Norbert Balatsch - Baritono: Renato Bruson (Rigoletto).
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Arriviamo a Giuseppe Verdi, genio musicale italiano che affrontiamo con il ’Rigoletto’, opera basata su un libretto dalla lunga e complessa storia. Tratta dal dramma di Victor Hugo ’Le roi s’amuse’ (’Il re si diverte’), è una beffa nei confronti della regalità che ebbe diverse noie con la censura, al punto che Giuseppe Verdi dovette sostituire con il personaggio di fantasia del Duca di Mantova quello originario del re di Francia. Rigoletto è un carattere complesso e che nel’corso della storia si evolve, da buffone di corte odioso e adulatore, a figura patetica e drammatica. In questa puntata ascoltiamo l’aria ’Caro nome’, eseguita dall’ Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta da Giuseppe Sinopoli. Maestro del coro: Norbert Balatsch - Soprano: Edita Gruberova (Gilda)
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Inganni, tentativi di seduzione, travestimenti, scambi di persona... Il nostro viaggio nel Don Giovanni di Mozart prosegue tra le note e le voci del secondo e ultimo atto, dove Don Giovanni e Leporello si scambiano facilmente di ruolo, essendo entrambi baritoni. Conosciamo meglio anche gli altri personaggi e le genialità musicali di quest’opera capolavoro, come le tre orchestre che suonano contemporaneamente motivi diversi che si intrecciano alla perfezione. Ascoltiamo quindi un estratto del secondo eseguito dall’Orchestra e dal Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Direttore d’orchestra: Antonio Pappano. Maestro del coro: Roberto Gabbiani. Baritono: Gerald Finley (Don Giovanni) - Basso: Ildebrando D’Arcangelo (Leporello) - Basso: Mario Luperi (Il Commendatore).
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Entriamo nel mondo di Wolfgang Amadeus Mozart con il capolavoro ’Don Giovanni’, opera sublime in due atti, “dramma giocoso“ come ’Le nozze di Figaro’ e ’Così fan tutte’. L’opera fu composta dal genio austriaco quando aveva 31 anni, sul libretto dell’italiano Lorenzo Da Ponte. Accanto al protagonista - il seduttore Don Giovanni - ruotano personaggi immortali come il buffo servitore Leporello, il Commendatore, Zerlina, Donna Anna, Don Ottavio. Tra le numerose e popolari arie del primo atto, ascoltiamo ’Là ci darem la mano’, eseguita dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Antonio Pappano. Baritono: Gerald Finley (Don Giovanni). Soprano: Patrizia Biccirè (Zerlina).
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Scopriamo i segreti del terzo e quarto movimento della Nona Sinfonia, che possiamo definire “l’epopea dell’Umanità“, un’opera che si colloca tra le massime espressioni dell’intelletto umano, al pari della Cappella Sistina e la Divina Commedia. La prima esecuzione, accolta con entusiasmo dal pubblico, fu preceduta da prove segnate dalle grandi difficoltà, tecniche e interpretative, che la partitura poneva agli orchestrali. Scopriamo anche perché Giuseppe Verdi, che definì “sublimi“ i primi tre movimenti, definì invece “pessima“ come fattura l’ultima parte. È invece proprio l’ultimo movimento, quello in cui viene introdotta la voce umana, a rendere maestoso il gran finale, con il coro che intona le parole di Friederich Schiller dall’Ode ’Inno alla gioia’. In questa puntata ascoltiamo quindi un estratto dal quarto movimento, eseguito dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Antonio Pappano.
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Il nostro viaggio nell’universo sonoro e biografico di Beethoven culmina nella Nona Sinfonia, detta “Corale“. Stavolta non si parte da un accordo secco, deciso, ma da un brusìo quasi indistinto di note che è stato paragonato all’inizio dell’Universo. Dal nulla, quindi, nasce il tutto. Un’opera che venne composta da Beethoven quando era ormai totalmente sordo, dunque concepita tutta nella sua mente. Ascoltiamo un estratto dal primo movimento, eseguito dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Antonio Pappano
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Richard Wagner definì la Settima Sinfonia di Beethoven ’l’apoteosi della danza’, perché è tutta basata sui ritmi. Fu scritta nel 1812 ed eseguita per la prima volta nel 1813, diretta da Beethoven in persona, in una serata di beneficenza per i soldati austriaci e bavaresi rimasti invalidi nella battaglia di Hanau, contro le forze francesci di Napoleone Bonaparte. Ascoltiamo quindi un estratto dal quarto movimento della 7a Sinfonia di Ludwig Van Beethoven, eseguita dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Gustavo Dudamel
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Dopo due Sinfonie “dure“, come la Terza e la Quinta, con la Sinfonia numero 6 Beethoven sembra concedersi una pausa rasserenante, una bella passeggiata nel verde. Non a caso, questa sua opera in Fa maggiore è detta ’Pastorale’ e con essa il Maestro, grande amante della natura, descrive anzitutto i sentimenti e le emozioni suscitate dall’immersione nel paesaggio bucolico.
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Ci immergiamo nelle note del terzo e quarto movimento della Quinta Sinfonia, dove Corrado Augias e il maestro Aurelio Canonici ci mostrano che grande innovatore sia stato Beethoven rispetto, ad esempio, a un altro gigante come Mozart, e come quel tassello iniziale (tre note brevi - una nota lunga) torni sempre in altre forme, mascherato fino a diventare irriconoscibile per l’orecchio meno esperto. Ascoltiamo quindi un estratto dal finale del Quarto Movimento, eseguito dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Jaap van Zweden.
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Tre note brevi, una nota lunga. E ancora: tre note brevi, una nota lunga. È questo forse l’incipit più celebre della musica sinfonica. Si dice che si tratti del “Destino che bussa alla porta“ ma è anche, e soprattutto, il tassello sul quale Beethoven, con la sua genialità, costruisce tutta la sua Sinfonia n. 5. Scopriamone i segreti con il racconto a due voci più pianoforte, di Corrado Augias e del Maestro Aurelio Canonici. Con un estratto dall’esecuzione del finale del Primo Movimento, eseguito dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Jaap van Zweden.
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Prosegue il viaggio nella Sinfonia n. 3 di Ludwig Van Beethoven, anche detta “Eroica“. Dopo averci raccontato i segreti dei primi due movimenti nella puntata precedente, Corrado AUgias e il Maestro Aurelio Canonici ci portano dentro il terzo e quarto movimento: uno Scherzo - Allegro Vivace e il gran finale Allegro molto. E ascolteremo un estratto dall’esecuzione orchestrale dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Georges Prêtre.
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E’ detta ’Eroica’ e Beethoven la compose fra il 1802 e il 1804, dedicandola - inizialmente - a Napoleone Bonaparte. Parliamo della Sinfonia n. 3, che parte con due colpi secchi, un po’ come il celebre incipit “Ei fu“ che Manzoni dedicherà, quasi 20 anni dopo, allo stesso Bonaparte ormai defunto, nella poesia ’Il cinque maggio’. In questa prima puntata, Corrado Augias e il Maestro Aurelio Canonici ci portano tra le note del primo movimento (Allegro con brio) e del secondo, una solenne Marcia funebre.
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