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Nel 1982 De Gregori lo troviamo sul Titanic, Renato Zero di nuovo in via Tagliamento, mentre Milva canta da Alexander Platz. Vasco Rossi comincia a impadronirsi della scena chiarendo la sua attitudine col brano “Vado al massimo”. Nel 1983 emergono nuovi cantautori, tra gli altri anche Sergio Caputo e Luca Carboni, mentre Fossati denuncia anche la pochezza di tanta musica commerciale nella canzone “La musica che gira intorno”. E poi, quando la grande storia della canzone d’autore in pieni anni 80 sembra finita una volta per tutte, arriva l’album “Creuza De Ma” di De André e non solo il cerchio si riapre ma la vetta è infine raggiunta. Illustrazione creata da Lindartifex.
All'interno delle puntate, sono utilizzati dei brevi accenni musicali fatti in maniera conforme ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo divulgativo e utile per la corretta comprensione della narrazione. -
Cominciano gli anni 80 e sembra davvero cambiato tutto. Bennato ci ricorda che in fondo “Sono solo canzonette”, ma il clima è ancora pesante, basti ricordare la strage alla stazione di Bologna. Conferme musicali arrivano da Ivan Graziani e da Pino Daniele con l’album “Nero a metà”. Lucio Dalla canta l’innamoramento nel brano “Cara”. Nell’81 De André pubblica il cosiddetto disco dell’Indiano mentre Franco Battiato tocca un vertice assoluto con l’album “La voce del Padrone”. Intanto Paolo Conte sempre più Maestro è “Alle prese con una verde Milonga” e Ivano Fossati con “La costruzione di un amore”. Illustrazione creata da Lindartifex.
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Fehlende Folgen?
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Il 1978 italiano è segnato dal delitto Moro. Intanto De André cambia ancora suono e prospettiva, e pubblica l’album “Rimini”, scritto interamente a quattro mani con Massimo Bubola. De Gregori centra un altro classico con “Generale” e Rino Gaetano ci fa pensare e divertire col brano “Nuntereggaepiù”. Il 1979 è uno degli anni più densi per la buona musica italiana: c’è Banana Republic, Renato Zero e “Il carrozzone”, Bertoli e “A muso duro”, Ron e “Una città per cantare” e molti altri. Debutta anche Alberto Fortis con un grande disco d’esordio omonimo. Illustrazione creata da Lindartifex.
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Durante il 1976 emerge definitivamente a Roma il personaggio Renato Zero. A Bologna invece Lucio Dalla è già al suo terzo album scritto e immaginato col poeta Roberto Roversi, e quello di quest’anno si chiama “Automobili”. Eugenio Finardi interpreta lo spirito del tempo col brano “Musica ribelle”, mentre debuttano Massimo Bubola con l’album “Nastro Giallo” e Pierangelo Bertoli con “Eppure soffia”. Nel ’77 Dalla compone un capolavoro assoluto ovvero il brano “Com’è profondo il mare”. Edoardo Bennato sulle tracce di Pinocchio realizza il fortunatissimo disco “Burattino senza fili” e con “Lugano addio” anche Ivan Graziani si ritaglia un posto nella scena italiana.
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Il 1974 è segnato dalla strage di Brescia a Piazza della Loggia. Le canzoni più importanti di quest’anno sono scritte ancora da Guccini, De Gregori, ma è Riccardo Cocciante a prendersi la scena. Edoardo Bennato dà prova di grande analisi/satira sociale col brano “In fila per tre”. Si fa sentire anche Piero Ciampi con “Andare camminare lavorare”, e siamo giunti al 1975. Qui Bruno Lauzi porta al successo altri brani di Paolo Conte tra i quali “Genova per noi”. De André adesso scrive assieme a De Gregori e pubblica il suo “Volume 8”, mentre l’altro contemporaneamente produce uno dei suoi capolavori: l’album “Rimmel”. Illustrazione creata da Lindartifex.
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Nel 1972 debuttano a Roma due grandi autori: Antonello Venditti e Francesco De Gregori. “Impressioni di settembre” s’impone come classico, mentre Francesco Guccini pubblica il suo disco fondamentale: l’album “Radici”. Il coraggio di cui parla questa rubrica è molto ben espresso da Alan Sorrenti e dal suo Lp “Aria”, e dal disco con il quale Claudio Lolli fa il suo ingresso sulla scena. Nel 1973 De André sforna il suo album più politico e controverso “Storia di un impiegato”, mentre De Gregori raggiunge il grande pubblico grazie al brano “Alice non lo sa”. Del ’73 è anche il primo album di Edoardo Bennato. Illustrazione creata da Lindartifex.
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Il 1970 comincia in realtà con la strage di Piazza Fontana a Milano. Giorgio Gaber dà la svolta definitiva alla sua carriera e debutta in teatro con lo spettacolo “Il Signor G”. Domenico Modugno domina la classifica con il brano “La lontananza” ma qui si precisa che è stato un precursore di tutta questa storia. De André intanto pubblica un album destinato a rimanere fondamentale, intitolato “La Buona Novella”. Nel 1971 si registrano poi i primi successi per due maestri a venire della nostra canzone d’autore: Lucio Dalla e Roberto Vecchioni. Mia Martini debutta fragorosamente col brano “Padre davvero”. De André invece riesce a bissare le vette raggiunte l’anno prima con un altro concept-album decisivo tratto dal libro di poesie “Antologia di Spoon River” di E.L. Masters. Illustrazione creata da Lindartifex.
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Nel 1968 debuttano insieme tanto Guccini quanto Battiato, mentre Sergio Endrigo ha “la colpa” di vincere Sanremo. Il grande successo di “Azzurro” cantata da Celentano fa scoprire agli addetti ai lavori il talento di Paolo Conte. Tra impegno e satira emergono “Vengo anch’io, no tu no” e “Ho visto un Re”, cioè la formidabile accoppiata Dario Fo e Enzo Jannacci. Nel 1969 nasce il fenomeno commerciale di Lucio Battisti, ma tante grandi canzoni vengono pubblicate. Tra le altre “Albergo a ore” (Herbert Pagani/Gino Paoli) e tra gli album di valore culturale si segnala “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”, da un’idea di Sergio Bardotti. Illustrazione creata da Lindartifex.
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Nel 1966 Mina porta al grande pubblico grazie alla Rai-TV “La canzone di Marinella”. Nel frattempo quel vento di cambiamento soffia sempre più forte, e adesso sono i Rokes di Shel Shapiro, Joan Baez e Il ragazzo della via Gluck a rappresentarlo in musica. All’inizio del 1967 muore Tenco e De André saluta l’amico con una delle sue canzoni più struggenti di sempre: Preghiera in gennaio. “La musica è finita” dimostra che quando tre grandi talenti (Vanoni/Bindi/Califano) collaborano il risultato può essere eccellente, anche in ambito di canzoni tradizionali. Si sente che il ’68 è in arrivo e tra gli altri I Ribelli di Demetrio Stratos sembrano esattamente sul pezzo. Illustrazione creata da Lindartifex.
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Il 1964 è un anno strano: da un lato soffia già il vento del cambiamento, dall’altro si fa di tutto per riaffermare la tradizione. La canzone “nuova” però si fa strada e anche i grandi intellettuali italiani si cimentano nella scrittura di testi per canzoni. Un esempio è Franco Fortini che scrive “Quella cosa in Lombardia” che ascoltiamo brevemente nella versione di Enzo Jannacci. Fabrizio De André pubblica invece il suo manifesto antimilitarista, ovvero “La guerra di Piero”. Notevoli composizioni vengono da Sergio Endrigo e ancora da Luigi Tenco con “Vedrai, vedrai”, e arriviamo così al 1965. Illustrazione creata da Lindartifex.
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A un certo punto nasce nell’Italia del 1962 un’idea di canzone “diversa”. Si deve innanzitutto a Luigi Tenco e alla sua canzone “Mi sono innamorato di te”. Ma l’amico di Tenco Fabrizio De André c’entra dall’inizio, in questa storia. È un’Italia per molti versi ancora antica e sono proprio i primi cantautori a saperla svecchiare. Gli esempi sono Sergio Endrigo, Bruno Lauzi con il brano “Ritornerai” e Gino Paoli con “Sapore di sale”, e siamo solo nel 1963. Illustrazione creata da Lindartifex.
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Le canzoni che ci hanno cambiato la vita, o avrebbero dovuto