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Tanto tanto tempo fa, nell’isola di Sardegna, quando il tempo non era ancora il tempo che oggi conosciamo, dalle parti della Gola di Gorroppu, non lontano da Orgosolo, viveva una Jana, cioè una fata di Sardegna. Era una Jana meravigliosamente bella, piccina piccina e dai vestiti di porpora dorata. S’era costruita la propria domus in fondo alla Dolina di Adarre: che formava un’immensa voragine, sprofondata nella terra sino al buio più nero del nero. Talmente profonda che se ci si entrava si poteva scendere giù giù, oltre il buio immenso, fino al centro della terra, dove potevi trovare il fuoco, mari di fuoco che rendono viva la nostra terra. [...] Continue reading
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Illustrazione di Sara Bachmann – Le amiche di Freya Messa in voce di Gaetano Antonino Marino.Per https://paroledistorie.net/Parole di Storie vive grazie al tuo contributo, la tua donazione ci aiuta a restare liberi e gratuiti. Puoi farlo con Paypal: https://www.paypal.com/donate?hosted_button_id=7S973RX3RZ2ZSSe non hai PayPal puoi effettuare un bonifico all’Associazione che mantiene in… Continue reading
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Tanto tempo fa, quando ancora il tempo era senza tempo, nelle valli, nei boschi e nelle colline di Ihknos, una grande isola posta al centro del mare, vivevano le Janas, conosciute come le piccole fate. Erano creature alate misteriose, assai piccole e straordinariamente belle. Apparivano solo nella notte, perché la luce del sole poteva rovinare la loro pelle fragile. Abitavano nei boschi, oppure vivevano nelle Domus de Janas (case delle fate) scavate nelle rocce. Continue reading
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Nell’antico villaggio di Manai, nell’isola di Sardegna, c’era una bella fanciulla, che si chiamava Austina. Orfana di madre e unica figlia, Austina fu sin dall’infanzia, diciamo, diversa dalle altre compagne. Viveva come se i pensieri stessero sempre da un’altra parte. Fantasticava, rideva, inventava storie, ed era pure bellissima. Suo padre, che si chiamava Bissente, era un Ricco Pastore assai stimato, e uomo buono e generoso. Mai fu visto con la tristezza negli occhi, nemmeno quando conduceva da ragazzo la vita del servo pastore. Ma poi, si sa, il tempo abbandona il tempo, la figlia Austina, pure facendosi sempre più bella, non riusciva a trovare marito. [...] Continue reading
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Povera piccola Elène, con le lacrime che le bagnavano il viso, e con la brocca in testa, andava scalza alla fonte. La zia Vincenza l’aveva mandata a prendere acqua in una notte di luna splendente. Elène aveva perso il padre e la madre quando ancora era in fasce. Da allora la fanciulla, che era bellissima, passò sotto la tutela della zia Vincenza. Una donna ombrosa, con un muso che pareva quello di un cinghiale. Quando parlava sembrava grugnisse; davvero! Sì, può sembrare impossibile che una persona possa grugnire, eppure, nel villaggio tutti giuravano di averla sentita grugnire, tanto che la chiamavano zia Sirbona. [...] Continue reading
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C'era una volta, al tempo delle Janas, le piccole fate di Sardegna, una strega che abitava in un vecchio nuraghe, vicino al villaggio di Honne. Lo avevano costruito, pietra su pietra, i Giganti di Roccia Viva, ridotti in schiavitù da un malefico. Il nuraghe stava all’interno dell’isola, in cima ad una grande foresta. La padrona di quel nuraghe si chiamava Stria, ma in verità non era nata strega. Ella si chiamava Antriòca, e apparteneva alla stirpe delle Janas.Fu la settima figlia di una famiglia di fatine benestanti. C’era una legge però, assai temuta dalle janas, che riguardava proprio la settima figlia. [...] Continue reading
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In quel villaggio di pastori viveva un fanciullo rimasto orfano sin dalla nascita. La madre, che si chiamava Angiolina, era cagionevole di salute a causa della malaria. Eppure, nonostante quel male uccidesse migliaia di uomini e animali, Angiolina desiderò avere un figlio, pur sapendo a quale rischio andasse incontro. Quando giunse il momento di scegliere tra la sua vita e quella del bambino, Angiolina scelse quella del figlio.Fu così che appena si sentì il primo vagito del bambino, Angiolina si addormentò per sempre. Al neonato diedero il nome di Angiolino, in ricordo della madre. [...] Continue reading
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Tra le piccole fate di Sardegna, chiamate janas, viveva, vicino ad un villaggio di pastori della Barbagia, una fatina di nome Ines. Ines viveva sola nella sua grotta, tra le tante domus de janas di quei luoghi scavate dagli elfi scalpellini, fra le rocce rosse di una piccola collina, oramai disabitata. Era l’unica jana rimasta della gloriosa stirpe di Sas Concas, che vuol dire “Le teste”. Stirpe di janas un tempo assai valorosa e forte. [...] Continue reading
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Le Janas si sa, erano un popolo di piccole fate che viveva in Sardegna. Fatine tanto minute e fragili, che potevi tenerle sul palmo di una mano, sempre se fossi riuscito a prenderne qualcuna. Sgattaiolavano in ogni dove, fuori dalle domus de janas, le loro piccole case scavate nella roccia, e solo nelle notti di luna splendente. Ma vi erano pure Janas che vivevano sotto terra in lunghissime gallerie scavate dai giganti di roccia viva. Loro protettori. Tra le tante stirpi di Janas vi stavano le discendenti della dea Diana. La protettrice dei boschi e della caccia, figlia prediletta del dio Giove, padre di tutti gli dei dell’Olimpo. [...] Continue reading
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[...] Le Janas apparivano solo nella notte, e mai di giorno, perché la luce del sole poteva rovinare la loro pelle delicatissima. Potevi scorgerle dalla luce che il loro corpo emanava, tanto luminescente quanto la luce d’ambra. Si diceva che non amassero stare tra la gente comune, probabilmente perché assai piccole e minute, e soprattutto, timide. Ecco perché abitavano i nuraghi, o tra le rovine dei castelli, oppure dimoravano nelle Domus de Janas, case delle fate, piccole grotte scavate nelle montagne. In Sardegna ce ne sono almeno due o tremila sparse in tutta l’isola. Di solito sono collegate tra loro formando così delle vere e proprie città sotterranee. Si dice che viste da dentro, le Domus de Janas somiglino molto alle nostre case, solo che ogni cosa al loro interno appare minuscola, proprio come le Janas. [...] Continue reading
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Una volta c’erano, in un antico paese della Sardegna, tre sorelle Janas, conosciute come le piccole fate. Erano donne, infatti, piccine piccine, e tutt’e tre bellissime; ma, dato che con le loro arti magiche potevano bruciare vivo chiunque, la gente le temeva e ne stava alla larga.Le tre sorelle Janas, assai scorbutiche, non si preoccupavano di quelle, diciamo, male lingue, anzi, ne erano contente, così che la gente non si avvicinasse a loro, soprattutto alle loro Domus de Janas: le case delle fate scavate nella pietra. [...] Continue reading
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Io di tanto in tanto correvo come una agnellino selvatico nei dintorni, finché capitavo in quel posto magico, dove restavo incantato: erano le rocce scavate, che già conoscevo per averci giocato con i miei compagni, le Domus de Janas, le case delle fate di Sardegna.Ora, io, che a quel tempo ero piccolo, come ho già detto, mi facevo fantasticherie, credendoci eccome a quelle storie delle Janas. Che poi, io sono sicuro, ci credeva pure nonna. Bastava guardarla mentre raccontava di quelle fate: il viso le si illuminava, pareva che le rughe scomparissero, non si spegneva mai. [...] Continue reading
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[...] Ma Adelasia, che non s’era mai arresa, si ricordò della nonna Jàja, che le aveva raccontato di una guaritrice della Luna piena, un’anziana Jana. Esperta guaritrice dei mali con erbe e filtri magici. Si chiamava Jana Maista, e nel tempo remoto della sua giovinezza era stata regina madre della stirpe delle Janas di quei luoghi.Adelasia si mise in cammino alla ricerca di Jana Maista, e finalmente la trovò in una vecchia capanna di ferula, da cui usciva al centro del tetto un filo di fumo.Dentro la capanna ogni cosa sapeva di erbe secche, di muschio, di bacche e fiori di tanti colori che profumavano l’aria. [...] Continue reading